venerdì 21 dicembre 2012

Polizia Locale: pensierino di fine anno



Dal notiziario SULPM ( Sindacato Unitario lavoratori Polizia Locale e Municipale) dicembre 2012:

Mi hanno chiesto una lettera di fine anno, una specie di bilancio sull’anno appena trascorso.
Grande responsabilità. Questo è stato oggettivamente un anno bisestile, non si scappa e per Bologna, per l’Emilia due volte. A volte perdo la speranza, quella di un cambiamento e diciamoci la verità, compagni, amici e colleghi, chi quest’anno è rimasto fermo sull’obiettivo di transizione, con ottimismo e tenacia, e sto parlando della nostra famosa legge di riforma per la Polizia Locale, l’ha fatto perché ha qualità che io ho perduto, ottimismo della volontà, un pizzico di follia e belle speranze.
Ma guardiamo in faccia la realtà. La situazione economica è problema mondiale, risparmiare nell’amministrazione pubblica è parola d’ordine in Europa e in Italia e noi lo sappiamo bene, ma non prendiamoci in giro, la nostra legge non ce la vogliono dare, non volevano in tempi non sospetti e adesso parlarne è come quando da piccolo chiedevo a mio padre, operaio Weber, il trenino elettrico, io sapevo che non sarebbe arrivato, ma lui cercava sempre di garantirmi un’alternativa valida.
Colleghi, amici, voi che come me state tutti i giorni dell’anno là … fuori, concetto affascinante, ma solo per chi non lo conosce sotto tutte le sue sfumature, voglio dire a voi, che credo ancora nel nostro lavoro, nel significato pieno del nostro ruolo sociale, lo devo per i nostri morti che anche quest’anno hanno riempito le cronache dei quotidiani, lo devo a noi, ai colleghi che devono garantire la viabilità, mentre tre manifestazioni impazzano in città, cercando di bloccare il traffico.
Noi ci siamo, siamo là, in mezzo alla strada.
Lo devo ai colleghi che gratis sono andati dove il terremoto ha colpito, solo per spirito di servizio e solidarietà.
Lo devo ai colleghi dell’infortunistica stradale, che arrivano sempre, crisi o non crisi, a risolvere gli incidenti stradali.
Sono vicino a quel collega e amico e fratello al quale hanno rotto gli occhiali da vista che nessuna Amministrazione gli pagherà, durante un accertamento sanitario obbligatorio.
Noi siamo presenti, e lo sentiamo nelle ossa, nelle gambe, nello stomaco, in Piazza Verdi, dove dobbiamo applicare ordinanze inapplicabili, con orari di chiusura che colpiscono solo alcuni esercizi, in una specifica via, sempre per accontentare i comitati di turno, sempre ostaggi della politica, del cittadino bolognese, che non si preoccupa di sapere come stiamo noi, con veicoli vecchi con una manutenzione scarsa sempre al limite della sicurezza.
Noi siamo presenti, alla festa del Corpo, senza nulla da festeggiare, ma sull’attenti, rispettosi delle regole, e sempre a tutelare i cittadini.
L’Amministrazione invece dov’è? Straordinari come al solito in ritardo di un anno e mezzo, progressioni dimenticate, richieste di cambiare i rapporti numerici di notte, richieste di innalzare l’età per potere fare uscire più personale la notte, nessuna assunzione e proposte incomprensibili, come quella del Reparto Centro Storico, già sperimentato, già naufragato.
Ce ne sarebbe abbastanza per esclamare, fermate il mondo, voglio scendere, cambiare ripartizione, dismettere questa divisa che tanto amo, davvero, per infilarmi in un qualsiasi ufficio in attesa della pensione e non scandalizzatevi, a cinquantatre anni suonati un tempo era un sogno legittimo.
Ci stanno togliendo i sogni, ci mandano allo sbaraglio, incontro a un futuro incerto, senza tutele, sempre in schiena alle altre forze dell’ordine, senza strumenti e non parlo di quelli musicali, senza diritti, se non quello di tirare e tacere, come mi dicevano quando ero negli alpini.
Ma oggi sono un poliziotto locale, sono un agente di polizia giudiziaria, rischio in prima persona la faccia, il lavoro, la dignità, e conto meno di un poliziotto, meno di un carabiniere, meno di Kunta Kinte in una Bologna progressista e democratica, solo per alcuni.
Domani vado a lavorare con una tendinite cronica per la quale devo ringraziare le mie splendide calzature fornite da un’Amministrazione al risparmio e questo piccolo problema accomuna decine di colleghi che come me, zoppicanti e anziani, continuano a stare al centro, sempre in mezzo, mediani fino alla fine, perché noi ci crediamo nel nostro lavoro, a dispetto di chi ci considera oggi e per sempre impiegati con la pistola.

Dedicato a tutti i colleghi della Polizia Locale italiana di qualsiasi Sindacato, colore e bandiera.

Massimo Fagnoni delegato SULPM 


Nessun commento: