sabato 30 gennaio 2016

non uccidere



Lei è talmente bella da non lasciare dubbi, si chiama Miriam Leone ed è la protagonista di Non uccidere.

Qualcuno dirà che non è una grande attrice o che è poco espressiva, può essere, però funziona.
Questa fiction molto italiana e molto torinese è una delle realizzazioni più noir in circolazione al momento e in un certo senso ha delle affinità con prodotti di oltre oceano come the Killing, versione americana.

Cosa deve avere una fiction per essere nera?
Le atmosfere sono essenziali, la fotografia, la sceneggiatura, l'ambientazione e chiaramente la trama.
Questo prodotto ha tutte queste cose e ha un altro pregio, la semplicità, non ci sono omicidi eclatanti alla Criminal Mind, assassini affascinanti e seriali modello Dexter, un'azione incalzante come in True detective, ma c'è l'orrore della normalità, omicidi banali, immotivati, futili, inevitabili, incidentali, occasionali, passionali, semplici, che nascondono altre verità, famiglie dilaniate, personalità deviate,
un quotidiano piatto, e i poliziotti sono spesso infelici, conducono esistenze asfaltate dalla durezza del loro lavoro, sono frustrati, arrabbiati, soli, di una solitudine irrisolvibile provocata spesso dalla spietatezza del loro quotidiano.

In tutto ciò la bellezza di Miriam Leone è perfetta e il personaggio arriva, rallentato da una sceneggiatura che senza fretta accompagna il telespettatore alla conclusione spesso prevedibile, ma mai banale.

Pregevole la partecipazione di Monica Guerritore sempre affascinante.

Sabato, 21.45 Rai 3


giovedì 28 gennaio 2016

Bologna non c'è più sbarca a Ferrara




Primo evento di febbraio, esco dalle mura bolognesi. ci vediamo a Ferrara, bellissima libreria Feltrinelli.
per gli amici della Bassa, vi aspetto


Feltrinelli Ferrara 
Via Garibaldi 30/a 
Ferrara

Ore 17.30
conduce il giornalista Davide Bonesi 
del quotidiano La Nuova Ferrara


mercoledì 27 gennaio 2016

Coliandro è tornato




Dopo una lunga attesa è ricomparso l'ispettore di polizia che non piace ai suoi superiori ma sicuramente al grande pubblico sì.
Coliandro ha ricominciato a scorrazzare per una Bologna bellissima, valorizzata da una fotografia efficace.  La sceneggiatura e la regia sono cresciute, e la fiction è divenuta ancora più surreale, piacerebbe a Tarantino, e sicuramente ai fratelli Coen questa nuova stagione, fra il grottesco e il giallo, con personaggi improbabili, come improbabile talvolta è la realtà nel nostro paese.
Morelli invecchiando migliora come il vino, piace molto alle donne sia sul set che nella vita e fa molto ridere, e forse in una Bologna di giallisti ci voleva un pò di sana ironia.
Complimenti ai Manetti ai quali devo avere spedito qualche mio lavoro in passato, perché è sempre bello sognare.
Per chi ama Bologna, la fiction e Coliandro lo potete vedere su Rai 2 e finalmente qualcosa di decente affiora nel palinsesto Rai.

martedì 26 gennaio 2016

Polizia Municipale e mass media







Un cittadino legge il comunicato dei sindacati bolognesi che denunciano come l'atto unilaterale dell'Amministrazione Comunale  abbia peggiorato le condizioni dei lavoratori della Municipale senza peraltro migliorare la sicurezza della città e scrive al Corriere di Bologna indignandosi per la lettera asserendo che i vigili bolognesi non sono coscienti dei disagi dei tanti lavoratori a rischio busta paga a fronte della loro situazione di privilegio.

Il giornalista Vittorio Monti risponde rincarando la dose: scrive che così facendo i vigili perdono punti nei confronti dell'uomo della strada, perché denunciando i danni psicofisici dovuti ai nuovi orari, quando tanta gente invidia la loro busta paga garantita, finiscono per innescare addirittura forme di irritazione nei loro confronti.

Questo è il giornalismo oggi, l'informazione che passa, quella che arriva al cittadino medio.
Noi agenti della Municipale siamo privilegiati, è un tormentone.
Ma siamo privilegiati rispetto a chi?
Alle altre forze di Polizia?
I colleghi delle altre forze di Polizia se si fanno male in servizio hanno il giusto riconoscimento del danno subito, e l'eventuale indennizzo, noi no.

I colleghi delle altre forze di Polizia possono sperare di andare in pensione prima di diventare troppo anziani per lavorare in sicurezza per strada, noi siamo condannati a lavorare fino a settant'anni facendo viabilità o rilevando incidenti.

Non vogliono nemmeno riconoscerci il bonus di 80 euro promesso ai colleghi degli altri corpi di Polizia.

Abbiamo lo stipendio fermo al 2009, gli straordinari sempre in forse ma continuiamo a presidiare il territorio.
I giornalisti prima di accusare, di criticare, di indignarsi dovrebbero informarsi, primo dovere di un addetto all'informazione, e mi scappa da ridere quando afferma che con il nostro comportamento rischiamo di esporci al progressivo logoramento della nostra immagine.

Ma a quale immagine si riferisce?

A quella di Sordi nel film il vigile, a quella di Lino Banfi, o a quella del vigile in Un posto al sole?

Noi non abbiamo nessuna immagine, e questa è storia, nell'immaginario collettivo siamo e rimaniamo ancora quelli che fanno le multe, e questo anche grazie ai tanti giornalisti che invece di approfondire, di informarsi, di parlare con noi continuano placidamente a sparare sentenze e condannare perché chi mai ha interesse a schierarsi dalla parte di un vigile urbano?


Massimo Fagnoni
Delegato SULPL Bologna

lunedì 25 gennaio 2016

la ragazza del fiume ... recensione Giallo e cucina

Recensione di Giallo e cucina sulla mia novella.

Qui il sito


La ragazza del fiume – MASSIMO FAGNONI

Trama
Durante una passeggiata lungo l’argine del fiume Navile, Marco Belli, agente della municipale di Bologna, si imbatte nel cadavere di un uomo. La sua giornata di vacanza dedicata alla fotografia si trasforma in un quieto incubo e suo malgrado il protagonista si ritrova a indagare sul misterioso omicidio per conto del maresciallo dei carabinieri del paese. Sullo sfondo la campagna fra Bologna e Ferrara in un tiepido mese di febbraio.
Recensione a cura di Rita Colombo
Massimo Fagnoni scrive un poliziesco convincente ambientato nella campagna emiliana. Interessante la trama, piacevole la figura del protagonista coi racconti della giovinezza e le perplessità sulla vita che scorre, simpatici i rinvii a film e canzoni.
Classico giallo d’autore, avrebbe meritato – per le esposte qualità – un editing più attento e una revisione  più accurata.
Buona lettura,
Dettagli

  • Copertina flessibile: 86 pagine
  • Editore: 0111edizioni (30 aprile 2010)
  • Collana: Selezione
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10: 8863072663
  • ISBN-13: 978-8863072662
  • Formato: Formato Kindle
  • Lo trovate a 0,99 euro qui

domenica 24 gennaio 2016

John Belushi che oggi compirebbe 67 anni



Scopro la notizia per caso e mi fermo a guardare l'eterno trentenne congelato in un'immagine di un suo film che a occhio e croce dovrebbe essere Chiamami aquila.
John Belushi ha rappresentato per molti della mia generazione la ribellione  degli anni 80, la risposta demenziale e provocatoria dei giovani comici americani del Saturday Night live, un programma che rivoluzionò la televisione americana e che lanciò soprattutto lui e Dan Aykroyd e che arrivò in Italia solo in trasmissioni di nicchia. Ma Belushi spopolò in Italia soprattutto con i suoi film.
Animal House del 77, The blues brothers, e aggiungerei, I vicini di casa, in tre modi diversi propongono alcuni personaggi leggendari che avevano un denominatore in comune, una irresistibile carica comica, e una forte componente sovversiva rispetto agli stereotipi sociali vigenti.
Belushi incarna un modello esistenziale contro corrente, fuori dagli schemi, sopra le righe,  invincibile e vincente in una società che cerca di fare tutto per espellerlo come fosse corpo estraneo ma che alla fine deve accettarlo per la sua purezza e la sua innata capacità di sedurre e adattarsi a qualsiasi situazione.
Forse nel film I vicini di casa del 1981 raggiunge la maturazione il personaggio del piccolo borghese annichilito da un quotidiano piatto e senza prospettive che come nelle favole noir migliori riesce a reagire e ad abbandonare il piattume di una quotidianità vuota e senza prospettive per un futuro incerto e ipotetico.
Chissà cosa  sarebbe diventato John Belushi se il suo stile di vita non l'avesse ucciso a soli 33 anni?
Quanto la droga, l'alcol e la sua quotidianità squinternata  hanno influenzato il suo genio?
Cosa avrebbe potuto diventare la sua carriera?
Non lo sapremo mai, rimarrà uno degli ultimi eroi di una generazione che ha vissuto gli anni 80 come l'ultima rivoluzione culturale  possibile.
In quei film, nel suo blues, in quei personaggi è rimasto parte del mio modo di leggere la realtà, una fantastica avventura dove tutto è possibile anche diventare scrittori a quarantacinque anni, perché no?

sabato 23 gennaio 2016

Bologna non c'è più su Radio libri



Vagando in rete scopro Radio Libri e dentro trovo uno spazio dedicato alla Fratelli Frilli Editori, alla Masella e al mio ultimo romanzo Bologna non c'è più.
Una voce femminile davvero efficace racconta le recensioni, parla della casa editrice e non sapevo neanche che esistesse.
La rete ogni giorno si svela come strumento di comunicazione sempre più globale.

venerdì 22 gennaio 2016

Quo Vado



Ho visto Quo Vado, ultima fatica di Luca Pasquale Medi, in arte Checco Zalone.
L'ho visto in rete.
Non ho idea delle polemiche legate alla pellicola.
Credo che l'unica cosa da dire di questo film è questa. E' un brutto film, non risponde all'unico requisito basilare per un film comico, non fa ridere.
Racconta banalità sul posto fisso, sfrutta i luoghi comuni e non è un caso che piaccia a Renzi nei giorni del varo delle nuove norme di controllo dei cosiddetti furbetti.
Anche la canzone che sta già spopolando in radio, La prima repubblica, è di una bruttezza desolante, una brutta imitazione di una canzone di Celentano, del quale lui è un abile imitatore.
E sarebbe tutto nella norma se non ci fosse un dettaglio detiene il record d'incassi come film italiano in questo gennaio 2016 e anche questa non è una novità.
Il pubblico italiano vuole Checco Zalone, si compiace della mediocrità dell'italiano medio, ride dei luoghi comuni su posto fisso e dipendenti pubblici, sicuramente si diverte sbeffeggiando il concittadino al sicuro della sua professione di servitore del Stato e della pubblica amministrazione perché i difetti sono sempre degli altri, i fancazzisti sono sempre gli altri, i cattivi cittadini sono sempre gli altri.
Un film che arriva a massificare tutto, ma che non cita la forbice economico sociale che affligge il mondo, dove i ricchi sono sempre meno e sempre piu' ricchi e i poveri sempre di piu' e sempre piu' poveri.
Noi dipendenti pubblici abbiamo lo stipendio fermo al 2009 ma che ve lo dico a fare, siamo noi la rovina del paese.
Grazie Zalone per la freschezza del tuo messaggio, avevamo proprio bisogno di un altro giudizio negativo.

giovedì 21 gennaio 2016

Bologna non c'è più ... Intervista di Alessandra Rinaldi

Come ho già scritto ... avanti i giovani, hanno la capacità di leggermi senza le contaminazioni dei ricordi comuni, hanno il disincanto tipico della loro generazione, e la lucidità elettrica del loro soggettivo e individuale modello di auto formazione, sono i giovani dei nostri tempi da non confondere con noi, cresciuti in un epoca nella quale non esisteva la rete, facebook, i telefonini, e il grande fratello. sono sicuramente un'altra cosa, e quando mi vengono a cercare sono sempre curioso del risultato, eccovi la bella intervista di Alessandra Rinaldi, che buon pro faccia ad entrambi.
QUI il blog di Alessandra Rinaldi


Massimo Fagnoni: vi racconto la mia Bologna

Foto di Donata Cucchi

Un incontro fortuito alla macchinetta del caffè della piscina dove si tiene in allenamento dà il via alla seconda indagine di Galeazzo Trebbi, poliziotto in pensione, ma investigatore privato per necessità che sembra proprio non poter appendere il distintivo al chiodo. Inizia così“Bologna non c’è più”, il nuovo romanzo di Massimo Fagnoni, edito da Fratelli Frilli Editori. L’autore torna a emozionarci e a farci sorridere grazie all’acume e alla graffiante personalità del suo protagonista, Galeazzo Trebbi, costretto, questa volta, a fare i conti con un’indagine più complessa di quel che appare, che lo porterà a confrontarsi col recente passato del nostro Paese. Il suo, infatti, è un viaggio attraverso i gruppi di estrema sinistra più ai margini della sua Bologna, ma anche fra le inquietudini e le frustrazioni dei cosiddetti nuovi poveri, famiglie che, prima di quest’asfissiante crisi che ci attanaglia, non avevano alcun problema ad arrivare alla fine del mese e che, oggi, sono costrette a vivere alla giornata.
In un colorato mosaico di personaggi di ogni tipo, Massimo Fagnoni delinea una Bologna squisitamente provinciale, eppure piena di slancio verso un futuro di obbligata globalizzazione delle diverse culture che la abitano, con lo spettro del terrorismo sullo sfondo. Un terrorismo che non ha i colori dei paesi arabi, ma che affonda le radici nella Storia recente del nostro Paese e che alcuni, nutriti dall’insoddisfazione e dalla voglia di riscatto, sembrano voler riportare alla ribalta, costi quel che costi. Ecco, quindi, che Trebbi, assunto da una ricca famiglia bolognese per proteggerne il rampollo, dovrà fare i conti con un garbuglio che, anche grazie al fedele amico, il Commissario Guerra, riuscirà a essere sbrogliato sul filo del rasoio, tra le strade di una Bologna tinta di nero.



“Bologna non c’è più”, Fratelli Frilli Editori, è una nuova indagine di Galeazzo Trebbi, nel quale il protagonista deve fare i conti col passato. Raccontaci la genesidi questo romanzo: cosa ti ha ispirato durante la stesura?

Sono cresciuto negli anni Settanta, quando rapirono Aldo Moro avevo diciotto anni e ricordo che, quel tragico giorno, c’era gente gioiosa lungo le scale del mio liceo. All’epoca il terrorismo era un miscuglio di confuse ideologie vissute dai giovani dell'estrema sinistra come una sorta di fascinazione irresistibile.
Allora era in atto una profonda crisi socio economica nel nostro Paese non dissimile da quella attuale. La differenza, oggi, è che la precarietà e la miseria aggrediscono il ceto medio, i dipendenti pubblici, i giovani. L’idea di questo romanzo è nata proprio dalla frustrazione di chi, per lavorare, è costretto a subire e ad abbassare la testa e anche dal desiderio di fare una riflessione disincantata sul terrorismo nostrano.

Da dove nasce la tua esigenza di scrivere? Che autore sei: segui l’ispirazione in qualunque momento della giornata o hai un metodo collaudato al quale non puoi rinunciare?

Parafrasando la risposta di Paolo Giordano a un’intervista, spesso la scrittura ti travolge, ti costringe a rivedere scelte di vita, sia professionali, sia esistenziali. A volte la scrittura creativa è una sorta di compulsione: si scrive per scoprire qualcosa, si scrive per raccontare al mondo la propria idea di realtà, si scrive per passione, per esorcizzare una paura, per insoddisfazione, lo scrittore è spesso un “frustrato”.
Per quanto riguarda l'ispirazione, non ho momenti precisi della giornata nei quali mi metto a scrivere e non ho un metodo, l'unica cosa che posso dirti è che penso sempre a ciò che sto scrivendo, immagino le scene e le “mastico”, le rimugino dentro, poi, quando ho voglia o tempo, le scrivo.

Chi è Galeazzo Trebbi, il protagonista del tuo romanzo? Come lo definiresti e, in generale, come delinei i personaggi delle tue storie?

Trebbi è un poliziotto in pensione, un investigatore privato più per necessità che per scelta. Galeazzo è un vedovo cinquantasettenne, con una figlia disabile e alcuni scheletri nell'armadio. Era un bravo poliziotto e adesso è un bravo investigatore, cinico, sovrappeso, con una personale idea di giustizia e amante della buona letteratura.  Lui nasce dalle mie letture, dal mio amore per il noir metropolitano, nel suo personaggio c'è sicuramente l'hard boiled americano, ma anche qualcosa di Simenon, e, perché no, qualche spunto tratto da Camilleri. Ma, alla fine, ci sono soprattutto io con le mie personali idee relativamente al nero e ai lati oscuri di Bologna.

Nei tuoi libri l’attualità e, in particolar modo Bologna, la tua città, occupano un ruolo di primo piano: come mai? Cosa vuoi comunicare?

Bologna è la mia città, il luogo che conosco meglio, crocevia di tanta cultura, di tanta vita mia e italiana in genere. È una città fantastica nella sua dimensione provinciale, ma, nello stesso tempo, una finestra aperta sull'Europa. Io l'ho molto amata e, a tratti, anche odiata. Invecchiando sto riscoprendola e sto cercando di convivere con le sue contraddizioni. In realtà non voglio comunicare niente, ma solo raccontare delle storie, sarà il lettore a decidere cosa conservare dei miei racconti.

È ancora possibile, secondo te, fare della scrittura una professione a tempo pieno? Facciamo un bilancio del tuo percorso personale: che ostacoli hai incontrato, o incontri ancora oggi, e cosa ti auguri per il tuo futuro?

Io scrivo da circa dieci anni e pubblico da cinque. Non ho incontrato particolari ostacoli nel mio percorso, ma questo dipende sempre da quale obiettivi ci si prefigge. Attualmente pubblico con quattro case editrici, due locali, una milanese e una genovese. Sono tutte case editrici prestigiose, anche se non fanno parte del monopolio delle potenti, sono oneste e lavorano molto bene.
Certo, mi piacerebbe pubblicare un giorno con Mondadori, Einaudi, Rizzoli, coi grandi nomi, insomma, ma non sono sicuro che mi garantirebbero una cura maggiore di quelle con le quali lavoro adesso.
Il problema degli scrittori è sempre la distribuzione e soprattutto la promozione delle loro opere e su questo aspetto devo lodare la Casa Editrice Fratelli Frilli, perché ci mettono davvero l'anima nel fare pubblicità ai loro autori e li tutelano molto.
Se uno scrittore pensa che basti scrivere un buon libro per poi riuscire a venderlo ha sbagliato settore.
In Italia credo che siano meno di dieci gli scrittori che vivono unicamente di questo lavoro. Per me scrivere è passione, sacrificio e richiede una buona dose di nevrosi e una sorta di smania, di insoddisfazione che spinge sempre a cercare nuovi percorsi e io ringrazio il cielo di avere un altro lavoro che mi permette di “campare” e di avere abbastanza tempo libero per coltivare questa insana, potentissima passione.

www.massimofagnoni.com 

mercoledì 20 gennaio 2016

Bologna non c'è più ... recensione di mangialibri






Recensione da mangialibri

BOLOGNA NON C’È PIÙ

Bologna non c’è più


Galeazzo Trebbi, poliziotto ora in pensione che continua a lavorare come investigatore
 privato,è serio integerrimo, ironico, simpatico ma un po’ burbero. Ha una certa fama
 che lo precede
specialmente come esperto di adolescenti difficili, soprattutto da quando ha collaborato
 con la giornalista televisiva Benedetti nell’ambito di una inchiesta per il ritrovamento
 di una ragazzina scomparsa e ha una figlia in una struttura residenziale a causa di una
 overdose
che l’ha gravemente menomata qualche anno fa. I Lazzarini, industriali bolognesi che
 producono mangimi per animali salutari e curativi, lo ingaggiano per sapere cosa diavolo
 combini il rampollo diciottenne, Wolfango, unico erede di tutta la baracca, che frequent
a un liceo privato – così di sicuro
al diploma ci arriva, pagando… – e con ogni probabilità anche un brutto giro. Al momento,
 però,
in questo freddo due di gennaio dell’anno duemilatredici, si trova, coi muscoli piacevolmente
 indolenziti per le molte bracciate a stile libero, davanti alla moderna macchinetta del caffè
 nell’atrio della piscina Vandelli, incerto su quale miscela scegliere. Ce n’è una il cui nome
 lo affascina, pensa a una bevanda esotica, un caffè brasiliano dal gusto forte. Lo incuriosisce
 la sceglie. E si ritrova a trangugiare un bibitone dal sapore a metà fra il ginseng
 e il fango di palude.
Almeno, questa è la descrizione che ne dà a un uomo davvero alto, più giovane di lui,
 col codino nero e grigio, che gli si avvicina.
Un incontro simpatico…


Massimo Fagnoni è ormai un veterano della narrazione a tinte fosche:
 dalla pluriennale collaborazione con la polizia locale della sua città,
 Bologna, è scaturito infatti il desiderio di cimentarsi con il racconto
 di vicende noir, incanalato, nel corso del tempo, in numerosi romanzi. 
Adesso è il turno di Bologna non c’è più, che già a partire dal titolo,
 molto efficace, riassume quello che è il tema fondamentale del
 romanzo in cui torna come protagonista Galeazzo Trebbi, aiutato
 ancora una volta nelle indagini dal commissario Guerra e circondato
 come al solito da personaggi ben caratterizzati e singolari, individui
 interessanti e mai banali. Al di là dell’intrigante vicenda propriamente
 poliziesca, infatti, al centro della narrazione c’è la consapevolezza che
 un certo modo di vivere, un tipo di mondo, di rete di relazioni umane,
 non esiste più, inesorabilmente confinato nel cassetto dei ricordi,
 quando la realtà era diversa ed erano differenti le persone, le speranze,
 le aspettative, gli ideali, le città e le caratteristiche morfologiche
 e dell’umanità che le abitava, che le rendevano uniche e riconoscibili.
 Al tempo stesso però il vagheggiamento del passato non è solo
 un esercizio di nostalgia, ma un modello di comportamento:
 ovviamente per chi si muove al di là del confine della legge.
 C’è di nuovo tanta povertà in giro, e più rabbia che mai:
 Trebbi deve fare i conti con sé e col passato tragico degli anni di piombo
 e con i fermenti che agitano certi circoli della sinistra radicale,
 oltre che con un ragazzino senza arte né parte…

martedì 19 gennaio 2016

The imitation game




Non so se è vero che dietro la storia di questo genio si cela la nascita di uno degli strumenti indispensabili della mia vita il computer, non so nemmeno se è vera completamente la storia incredibile raccontata da questo bel film ma sono convinto di una cosa che dietro la vita di persone cosiddette diverse spesso si cela il genio, quella scintilla che cambierà il destino di tutti gli altri, condizionandone il futuro.
Questa è la vera essenza della storia raccontata in questo film qualsiasi altra illazione diventa superflua, tranne forse il fatto che dietro un conflitto devastante come la seconda guerra mondiale su celasse una serie di dinamiche e lotte sotterranee decise da pochissimi che determinarono la lunghezza del conflitto e la quantità e qualità delle persone sacrificabili.
Film emozionante soprattutto per chi come me crede ancora che l'uomo abbia dentro di sé l'innata capacità di inventare il proprio destino, altrimenti come potremmo essere arrivati fino ad oggi, fino ad internet, alla comunicazione globale, al progresso?
Unico cruccio, grande parte della popolazione mondiale è dominata da una minuscola parte di potenti miliardari, loro sempre meno e sempre più ricchi, gli altri sempre più poveri, fino a quando esisterà questo squilibrio non c'è speranza per il futuro, ma solo cupi orizzonti.

domenica 17 gennaio 2016

Bologna non c'è più ... recensione di Patrizia Debicke van der Noot


Copio, incollo e ringrazio per la nuova splendida recensione da MENTELOCALE.IT


Qui trovate il link di Patrizia



Bologna non c'è più: gli anni di piombo in un noir

Il nuovo romanzo di Massimo Fagnoni con l'investigatore Galeazzo Trebbi. Una serie di attentati politici riporta in luce un passato non poi così lontano
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Venerdi 15 gennaio 2016
Con Bologna non c'è più, un'altra indagine di Galeazzo Trebbi (Frilli, 2015, pag 224, 11,90 Euro) ritorna in libreriaMassimo Fagnoni, esponente bolognese del vivaio Frilli con il suo Galeazzo Trebbi, investigatore privato di tante qualità.
Per chi non l’avesse già conosciuto, ritengo doveroso spiegare che Trebbi è un ex poliziotto costretto alla pensione anticipata da un grave ferita ma anche un uomo solo, severamente provato nei suoi affetti familiari con la moglie morta di tumore e l’unica figlia chiusa in una clinica, ridotta a un vegetale dagli stupefacenti. Ma tutto questo invece di distruggerlo l’ha temprato come una lama d’acciaio, facendo di lui una persona speciale dotata di acume e di un’impeccabile dirittura morale, ma che sa anche guardare in faccia la realtà. Tutte doti che stavolta dovrà usare fino in fondo quando quasi per caso si troverà immischiato in un’amara vicenda drammatica. Qualcosa di possibile? Forse o forse no in questa Italia dove tutto e tutti sembrano voler cambiare ogni giorno qual piume e al vento. Torna il passato? Beh in Bologna non c'è più si parla di terrorismo. Lo si teme. Un ritorno agli anni della lotta armata? Oppure i motivi che muovono gli animi sono diversi?
Pietro Ricci, personaggio di spicco, se non il vero protagonista della storia è un ottimo educatore bolognese, cinquantenne, è scontento del suo lavoro, perché con uno stipendio da fame, è costretto da anni a gestire pazienti con gravi disturbi psichiatrici. Unica soddisfazione personale è il suo seminario sul terrorismo legato alle Brigate Rosse, dove ha incontrato sia persone interessate all'argomento ma anche altre che si sentono emarginate da un mondo che pare voler solo divorare i propri figli.
Pietro Ricci incrocia Galeazzo Trebbi alla piscina Vandelli dopo una nuotata davanti alla macchinetta del caffè e scambiano tranquillamente due chiacchiere.
Un incontro che sembra quasi il gong in un incontro di pugilato e dà il via alla seconda avventura di Galeazzo Trebbi, costretto stavolta a fare prima emotivamente i conti con il suo passato. Infatti convocato e assunto da una famiglia di grandi industriali bolognesi per rintracciare il loro unico erede, caduto vittima di un perverso giro di droga, Trebbi s’ingegna di tirarlo fuori ma poi, volente o nolente, verrà coinvolto dall’amico commissario Guerra in un’inchiesta a seguito di un’improvvisa serie di attentati politici, che parrebbero legati allo spaventoso recente passato, gli anni di piombo, i crudeli anni ’70, che tanto hanno segnato la storia del nostro paese.
Trebbi infatti deve aiutare Guerra a scoprire cosa sta accadendo a Bologna fra i gruppi della sinistra più marginale e cosa sta per esplodere. Bisogna farlo alla svelta. Darsi da fare e scoprire cosa c’è dietro. Povertà? Emarginazione? Necessità di rivalsa? Quando centinaia di giovani e meno giovani sono costretti a confrontarsi giornalmente con il bisogno e la prevaricazione?
Una storia lunga, complessa, dolorosa, mai scontata. Dove si parla di sentimenti veri, di stati d’animo quali rabbia, odio, ingiustizia ma anche di amore tra persone. Una storia che finisce con il far diventare Trebbi più che un protagonista, un inquieto, confuso e quasi impotente spettatore della tragedia messa in scena da tanti personaggi inquieti e confusipiù di lui. Costretto ad accettare tristi e imprevedibili verità e a mettere a tacere il lato più nascosto del suo io.
Quali potrebbero essere i veri moventi di una nuova avventura politica? O meglio di una nuova rivendicazione politica? Ma quali invece sono le reali motivazioni che spingono questi nuovi combattenti armati?
Il romanzo fruga e approfondisce nel tentativo di portare avanti vecchie domande senza risposta legate ai lunghi e sanguinosi anni del terrorismo italiano. Si potrà mai chiarire e chiudere definitivamente con questo passato, oppure no?

APPROFONDISCI

Massimo Fagnoni, classe 1959, bolognese, laureato in Filosofia, ha lavorato per quasi vent’anni nei servizi sociali e psichiatrici della sua città. Da tredici anni fa parte della Polizia Locale bolognese. Dalla collaborazione con le forze dell’ordine è nato il desiderio di narrare storie noir: Bologna all’inferno (Giraldi, 2010), La ragazza del fiume (0111 edizioni, 2010), Belva di città (Eclissi, 2010), primo romanzo della serie del maresciallo Greco che nel 2011 ha vinto il primo premio al concorso letterario “Lomellina in giallo”, Cielo d’agosto (Eclissi, 2012), Solitario bolognese. La luna la neve e altri racconti (Giraldi, 2013), Lupi neri su bologna (Minerva, 2013) Il silenzio della Bassa (Fratelli Frilli Editori, 2014) e Vuoti a perdere (Eclissi, 2015).
Patrizia Debicke van der Noot

sabato 16 gennaio 2016

A proposito di scrittori ... il luogo nel quale nascono le storie







Mi chiedono in un'intervista dove nascono le mie storie. Ecco svelato il luogo da me prediletto per scrivere. Perché la storia romantica degli scrittori che creano romanzi in luoghi perfetti è simile a quella che scrivere è un immenso piacere. Scrivere è sacrificio, solitudine, fatica, una forma di ossessione inevitabile che per me richiede luoghi angusti come una cella francescana. In alto Tex Willer insieme a Pazienza a presidiare lo spazio aereo.



giovedì 14 gennaio 2016

Bologna non c'è più al VA MO LA' di Bologna


un'altra serata magica per ‪#‎bolognanoncepiu‬ al VA MO LA' di via delle Moline. molta gente, ottimi vini (il mio preferito il lambrusco) io e altri tre scrittori a raccontarsi davanti a un pubblico attento in un luogo davvero suggestivo ex libreria storica oggi osteria e libreria, un vero salotto letterario nel cuore di Bologna






fra il pubblico due ospiti eccezionali Zap e Ida e come potete vedere Zap ha disegnato alcune delle sue invenzioni in pochi istanti, e credo davvero, come gli dicevo, che il suo talento sia un dono, e che sia una grande fortuna esserne consapevoli