venerdì 27 febbraio 2015

La provincia in giallo



Il silenzio della bassa parteciperà al premio letterario La provincia in giallo uno dei requisiti di partecipazione è l'ambientazione di un giallo in provincia e forse Il silenzio della bassa è il mio romanzo più provinciale in senso buono, proprio perché il mio scopo era quello di sposare le contraddizioni dell'hinterland fra Bologna e Ferrara e le contraddizioni del nostro attuale modo di vivere.
La realtà fuori dai centri abitati oggi, almeno in Emilia, è mutata, spesso si scappa dalle città soffocate dal degrado, dall'insicurezza, dai costi degli affitti e dei mutui, dal senso opprimente di lento declino che caratterizza medie e grandi metropoli italiane e purtroppo Bologna non fa eccezione.
Ma appena fuori dai grandi agglomerati urbani sta crescendo una nuova realtà esistenziale, famiglie della classe media che decidono di vivere in un paese fuori dalle proprie rotte familiari e affettive, ritrovandosi come corpi estranei in un nuovo organismo sconosciuto, come è accaduto a me.
Abbandonare la città dove si è cresciuti e alla quale si pensava di appartenere per una scelta di vita non è né facile né scontato.
Le storie dei miei neri si sviluppano fra le pieghe di queste  contraddizioni, e quindi credo che Il silenzio della bassa farà la sua figura nel contesto di questo evento anche se la gloriosa Frilli dovrà vedersela con piccoli colossi dell'editoria italiana: Guanda, edizioni e/o, Piemme edizioni, Marsilio, Baldini e Castoldi e già mi sento vacillare, ma poi penso che Frilli è la migliore casa editrice possibile per me in questo momento, soprattutto perché ha coraggio e spirito imprenditoriale e quindi comunque vada sarà un successo.
Voi però fate il tifo e se non avete ancora avuto occasione, leggetevi Il silenzio della bassa, a breve lo troverete in regione anche dentro i luoghi della grande distribuzione le Coop, i Carrefour, le Esselunga etc una novità rivitalizzante.

venerdì 20 febbraio 2015

Buk festival Modena





Buk Festival della piccola e media editoria

21 – 22 febbraio 2015, Modena

Come arrivare al Foro Boario

Via Bono da Nonantola 2 – 41121 Modena
In treno scendere alla stazione di Modena, la sede espositiva dista circa 15 minuti a piedi
In autobus dalla stazione di Modena è possibile prendere gli autobus n° 1 e n° 4.
In auto è consigliabile l’uscita Modena Nord dell’A1 per coloro che giungono dalla direzione Milano e l’uscita Modena Sud per coloro che giungono dalla direzione Bologna.
 il 21 e 22 febbraio 2015 potrete trovare i romanzi della casa editrice FRILLI di Genova e quindi anche il mio ultimo romanzo il silenzio della bassa e conoscere altri romanzi e romanzieri  di cento piccole e medie case editrici italiane.
vi aspettiamo

mercoledì 18 febbraio 2015

fortitude








Fortitude non esiste, è un'invenzione e l'investigatore Eugene Morton, interpretato magistralmente dal grande Stanley Tucci ricorda vagamente l'investigatore fbi di Twin Peaks, ed è  il mostro sacro che regge la scena in questa fiction britannica che si sviluppa fra i ghiacciai artici dove ci sono più orsi che abitanti.
L'atmosfera è glaciale da tutti i punti di vista e rarefatta, i personaggi si muovono in una natura ostile e desolata, dove anche la speranza sembra altrove e non c'è un buono, i poliziotti stessi sono ambigui, con il loro capo, un solitario disperato, accecato dal desiderio per una donna  non ricambiato.
C'è un omicidio, e l'indagine conseguente, ma è solo l'architrave che regge la trama piena di tante  situazioni   ancora indecifrabili per me.
Mi piace il pacchetto, ma ancora non voglio sbilanciarmi e spero che la trama si sviluppi su un piano di realtà e non si perda in congetture fantascientifiche.
Staremo a vedere.
Per chi ama i gialli nordici e i dialoghi essenziali,  su sky atlantic

lunedì 16 febbraio 2015

Brugola un prestigio tutto italiano








E' morto Giannantonio Brugola grande industriale della Brianza.

Essere diversi in un mondo di simili", era il suo motto. E lui c'era riuscito realizzando una vite unica e riuscendo a venderla  in tutto il mondo. Il suo nome, cosa più unica che rara, si trova persino sui dizionari d'Italiano. Alla voce "Brugola" è descritta infatti la vite a "testa incava esagonale che prende il nome dal suo inventore"  copio e incollo da Il Giorno.it

L'invenzione in realtà fu del padre Egidio che attuò una variante della vite a testa incavata esagonale con gambo a torciglione, che ne assicurava una particolare elasticità rispetto alla vite con intaglio a testa esagonale che era precedentemente stata inventata dall'americano Allen nel 1910.

Io che a stento so attaccare un quadro alla parete senza fare danni, ho imparato a conoscere le chiavi a brugola che oggi fanno parte del nostro patrimonio di termini acquisiti ed entrano nel nostro linguaggio quotidiano anche solo per montare un mobile ikea.

Eccellenze italiane, uomini che hanno trascorso la loro esistenza lavorando, sapendo creare e sfruttare un prodotto della loro inventiva, premiato nel 2008 con il titolo di cavaliere del lavoro, questo uomo fa onore al nostro paese e in un momento dove  uomini d'onore ce ne sono così pochi mi sembrava giusto rendergli omaggio, un futuro diverso è possibile, basta saperlo inventare.

domenica 15 febbraio 2015

Fargo ... fine prima stagione



La prima delle due stagioni di Fargo televisivo è conclusa ed è un cammeo del palinsesto sky per quanto riguarda la fiction nera americana, ma non è semplicemente questo, sarebbe riduttivo.
Fargo è davvero una piccola opera d'arte, a partire dalla colonna sonora, dalla fotografia, dal cast, e infine e soprattutto dalla sceneggiatura, mai scontata, sempre al limite del paradosso, con un umorismo che sfocia spesso nel grottesco e una totale libertà di espressione che permette alla storia di percorrere ed esplorare spazi sempre nuovi pure rimanendo in una situazione uguale dal punto di visto geografico, con la neve e  il freddo a dominare la scena quasi per immobilizzarla in una struttura statica dove l'uomo è il vero protagonista, l'uomo e l'intrinseca follia che lo spinge a compiere i reati più efferati senza un vero motivo plausibile.
La differenza con altri neri del genere è sicuramente l'originalità, una tale dose di genialità creativa fino ad ora l'ho trovata solo in Breaking Bad dove a un livello diverso lo sceneggiatore ha dato vita a una storia di lungo respiro riuscendo a mantenere un livello elevatissimo di tensione.
Fargo invece ha momenti quasi lirici, nei quali i personaggi mai banali riflettono, si interrogano sui quesiti fondamentali del vivere nei momenti più inopportuni, come accade ai due killer di Pulp Fiction che discorrono di fast food o massaggio plantare prima di eseguire una piccola strage in un appartamento.
Fargo è l'esempio di come una storia apparentemente banale possa diventare un piccolo capolavoro solo per il modo nel quale viene raccontata.
L'originalità del linguaggio è un obiettivo che mi piacerebbe raggiungere e il fatto che Fargo rimanga un prodotto premiatissimo ma di nicchia dovrebbe fare riflettere sulla bassa qualità dei prodotti di successo.
Attendo la seconda stagione nuova storia nuovi personaggi.
Una nota, la storia non è realmente accaduta come recita la didascalia iniziale, anche in questo caso un piccolo gioco di prestigio fra il regista e lo spettatore.
Grande Bob Odenkirk, uno dei migliori caratteristi sulla piazza, sia in Fargo che in Breaking bad.

venerdì 13 febbraio 2015

San Valentino



Domani è San Valentino e, citando il grande Roland Barthes, del quale vi consiglio Frammenti di un discorso amoroso, una breve riflessione sull'argomento  sorge spontanea. Non so voi ma con l'età, per me, diventa cruciale riflettere sugli accadimenti quotidiani, e anche, perché no, sulle ricorrenze, sui luoghi comuni.
L'amore o meglio il sentimento così denominato mi pare  abbia nel tempo cambiato i connotati.

Quando ero giovanissimo ero convinto della sua esistenza, ma ero anche convinto che il comunismo avrebbe trionfato e che il mondo fosse un luogo meraviglioso.
La scoperta dell'inevitabile connubio fra passione o desiderio sessuale e idea di sentimento poi si sono mescolati nella mia esperienza confondendo spesso la qualità del sentimento stesso.  Alla fine credo che l'amore quello totale, incondizionato, etereo e generoso, non esista, citando la recente canzone di Fabi, Silvestri, Gazzè.
Esiste qualcosa di molto più complicato o semplice che può caratterizzare la vita di una persona se è molto fortunata, ed è quell'insieme di accadimenti che lo porta a incontrare un'altra persona con la quale arrivi a desiderare di realizzare un progetto di vita insieme, e non, come alcuni sostengono, un contratto, ma la riproduzione più concreta possibile della realizzazione di un progetto esistenziale vincente dove all'interno sei al sicuro,  protetto, coccolato, apprezzato, valorizzato, gratificato e perché no amato.
Questa vicenda non è impossibile, può durare un numero limitato di giorni, mesi, anni, può durare davvero tutta la vita, non può durare per sempre, perché nulla dura per sempre.
E dentro questa vicenda, dentro la storia di una coppia che funziona ci sta tutto, attenzione, la noia, l'inevitabile diminuzione del desiderio sessuale, i litigi, le incomprensioni, in una parola il quotidiano, ed è una sfida incessante resistere al quotidiano, alla sua capacità di erosione, di dissolvimento affettivo.
Ma ... e lo dico per esperienza personale, è possibile all'interno di questa vicenda di coppia, trovare momenti di equilibrio quasi perfetti, ci sono esempi di storie d'amore durate una vita, e credo in ultima analisi che se non esiste l'amore come sentimento totale e assoluto, perfetto come un sogno ad occhi aperti, esiste senz'altro un sentimento altrettanto forte, difficilmente classificabile, ma assolutamente totalizzante, e se l'hai provato, se riesci a farlo sopravvivere almeno cinque minuti ogni maledetto o benedetto giorno della tua vita, condividendolo con la tua persona, chiunque sia, in questo caso non mi rimane che augurarti ... buon San Valentino.

domenica 8 febbraio 2015

smetto quando voglio



Giovane cinema italiano targato Fandando leggero e divertente come un aperitivo non troppo alcolico ed è fin troppo evidente la citazione a Breaking Bad che si intuisce essere idea ispiratrice dell'intera sceneggiatura, anche se con la serie tv americana ha in comune una sola cosa, l'idea che uno studioso, uno scienziato per risolvere un problema economico decida di inventare una nuova droga.
Ma se Breaking Bad, a mio avviso una delle serie televisive  più belle e originali degli ultimi anni, è drammatico, comico, grottesco e adrenalico e riesce ad esserlo in quasi tutte le puntate, questo è e rimane un filmetto, leggero, evanescente, ironico, ma non pungente, uno di quei film dei quali non rimane traccia il giorno dopo, nemmeno un leggero mal di testa,  però mentre lo vedi fa compagnia e strappa un sorriso.
Dentro c'è la frustrazione delle nuove generazioni di laureati costretti a fare i benzinai alle dipendenze di un extracomunitario pur essendo ottimi latinisti, oppure lavapiatti in una pizzeria o peggio ricercatori universitari a vita.
Alcuni aspetti antropologici del film andavano sottolineati, bisognava trasformare l'ironia in sarcasmo,  fare decollare il film in una parabola grottesca e davvero violenta dei giorni nostri per dare risalto, facendo ridere, al dramma di tante teste pensanti a spasso in un paese dominato da altrettanti delinquenti ignoranti.
La scelta della produzione invece si è fermata molto prima decidendo per una commedia leggerissima, una specie di favola surreale dove nessuno davvero si fa male e dove  la morale è relativa.
Pregevole apparizione di Neri Marcorè ex studioso a sua volta costretto a diventare boss della malavita romana.
su sky

venerdì 6 febbraio 2015

La camera chiara






La camera chiara è un saggio sulla fotografia del grande Roland Barthes che ho letto quando vendevo libri Einaudi circa 35 anni fa e che forse tornerò a leggere.
Oggi farò una breve riflessione sulla fotografia e forse chissà ci scriverò anche un racconto prima o poi.
Intanto l'immagine sopra è un quadro di un altro grande Norman Rockwell che potrete ammirare qui fino a domenica 8 febbraio 2015 e mi piaceva collocarla qui dove invece parlerò di immagini fotografiche.
Come accennavo ieri, grazie a facebook, ho recuperato alcuni contatti della mia giovinezza ultimamente, soprattutto amici d'infanzia, elementari o giù di lì, dei quali avevo ricordi sparsi alcuni di questi naufragati in un racconto all'interno della mia prima raccolta: Solitario bolognese (Giraldi editore)
Ho sempre considerato le fotografie  istantanee statiche di momenti passati, in linea di massima capaci di smuovere un commento, un sorriso, una smorfia, una piccola contrazione affettiva al massimo, ma niente di più, la pensavo così fino a pochi giorni fa.
Poi ho trovato l'immagine di una persona del mio passato, diciamo della mia giovinezza, che  considero nonostante il periodo storico una lunga adolescenza, e in quel viso, quella cornice bolognese in bianco e nero ho ritrovato un insieme di sensazioni che avevo completamente dimenticato.
Non so se vi è mai capitato assaggiate qualcosa che non mangiavate da tempo e immediatamente ritrovate non solo un sapore perduto ma anche un insieme di ricordi e perché no di emozioni, e chi segue Breaking bad sa di cosa parlo, ebbene con quell'immagine è accaduta la stessa cosa che forse ha davvero a che fare con l'ippotalamo. Per un secondo ero là in quella immagine in bianco e nero con eskimo e tutto, magari alla fine di una manifestazione o di un'assemblea ed ero giovane, pieno di idee balzane sull'amore, e con un sacco di idee sbagliate sul sesso. Ce n'è di materiale per un racconto non trovate?

mercoledì 4 febbraio 2015

l'isola dei famosi 2015



Poco tempo fa ho scritto una specie di recensione di Hunger Games una saga fantasy prima letteraria poi cinematografica che parla di un ipotetico mondo dove c'è una dittatura e i giochi dove giovani guerrieri si battono per la sopravvivenza in un unico grande show televisivo che allieta tutti gli abitanti della terra. Non è un'idea originale i più grandicelli fra voi ricorderanno la decima vittima il tema vecchio e abbastanza banale della caccia all'uomo che diventa intrattenimento, del resto nell'impero romano  non c'erano i gladiatori a battersi e morire negli stadi e i cristiani a farsi divorare dai leoni?
E arriviamo all'Isola dei famosi che come molti di voi sapranno è in realtà l'Isola di coloro che giunti a un punto indefinito della loro carriera  si buttano a capofitto in un'avventura che a differenza di altri reality comporta un reale disagio psicofisico, dure privazioni e a volte  veri e propri pericoli.
Quest'anno è iniziata in ritardo di una settimana a causa di un uragano abbattutosi nell'area designata per lo spettacolo,  una sempre affascinante Catherine Spaak ha lasciato l'isola spaventata dalle condizioni meterologiche avverse, e forse è meglio così preferisco ricordarla com'era nel film La noia di Damiani e sull'argomento della bellezza e della giovinezza perduta si potrebbe scrivere un saggio.
Ma adesso vorrei  fare una breve considerazione su playa desnuda, la vera novità di quest'anno, inaugurata da due pregevoli esemplari di bellezza maschile e femminile, la sorella di Belen e un modello Brice Martinet, che hanno dovuto spogliarsi in diretta e che dovranno vivere come Adamo ed Eva senza nemmeno la foglia di fico però, su un isola deserta, con poco più di niente per la sopravvivenza, benedetti entrambi dai propri partner in studio. La bella Cecilia Rodriguez ha deciso di rimanere su playa desnuda e di spogliarsi, scelta del resto scontata, come lei stesso ha ammesso nell' unico momento di sincero imbarazzo,  quello nel quale si è tolta i vestiti di fianco al suo compagno di avventura.
La motivazione di questa libera scelta è stata esplicitata dal fidanzato italiano della bella Cecilia, una scelta professionale, una scelta obbligata nel mondo dello show business dove se appari  facendo scalpore  buchi lo schermo e allora spogliamoci, umiliamoci, condividiamo la nostra nudità, facciamo la fame, sfidiamo le fiamme, e anche se a fine carriera avremo la possibilità di tornare di nuovo in auge, di fare qualche soldino, di apparire e quindi per alcuni di esistere.
Quest'anno siamo arrivati allo spogliarello imbarazzato in prima serata, cosa impensabile solo pochi anni fa, ve la sentite di escludere un reality  con caccia all'uomo in un futuro show televisivo?
  

lunedì 2 febbraio 2015

Agenzia letteraria cercasi ...







Con sette libri pubblicati e due in pubblicazione nel 2015 mi rendo conto che avrei davvero bisogno di un professionista che si occupasse di me, non per recensire i miei lavori, nemmeno per fare editing, magari facendosi pagare, ma soprattutto per aiutarmi nel rapporto con le case editrice che amo e ringrazio, pure  considerandole  entità parallele rispetto alla mia vita, per uno come me che scrive per passione, ma che di mestiere, per vivere, pagare il mutuo e gli studi alle figlie, fa altro.
Non so se anche a voi amici scrittori è capitato  di cercare un'agenzia letteraria, una di quelle serie, e non ricevere nessuna risposta.
A me è capitato, completamente ignorato, come se non esistessi, come se non avessi mai pubblicato, ed è un' informazione che mi spiazza, ho pubblicato con cinque case editrici, non solo locali, ma non riesco a trovare un agente,  non credo risolverebbe la mia vita, ma chissà...
Ho scritto alle migliori, a quelle che non chiedono denaro, e l'altra sera stavo cercando per la seconda volta di inviare il materiale richiesto alla Meucci  emblematica dell'idea che via via si è formata nella mia testa nei confronti di queste organizzazioni.
Ha talmente tante richieste da parte di scrittori che ogni inizio mese a mezzanotte, come Cenerentola, ogni scrittore di buona volontà deve riempire un form a tempo di record con i dati richiesti e sperare  di riuscire a conquistare il diritto di essere esaminato.
Sabato sera avevo preparato tutto come un bravo studente pronto allo scoccare della mezzanotte per cercare di inserire i dati richiesti velocemente (sinossi , prime dieci pagine, bio biblio etc), avevo già provato in passato senza riuscirci, mi ero anche allenato con il mouse e il copia e incolla,  poi dopo cena,  complice un buon lambrusco, ho riflettuto un minuto e ho pensato, alcuni editori che mi stimano e mi pubblicano li ho, perchè fare tanta fatica e inserirsi in questo gioco kafkiano? (citando breaking bad). Chi me lo fa fare?

E ho concluso che le agenzie letterarie sono per me inaccessibili,  giustamente promuovono solo prodotti sicuri, e sono sicuramente sintomatiche del momento cupo dell'editoria italiana.