"La notte era il tempo della vita, il tempo dell'azione e della verità. Il cielo, nonostante l'oscurità, sembrava risplendere e avvampare di calore. Finì di bere la birra, tornò alla macchina e riprese la strada di casa".
Ci sono poche concessioni a riflessioni esistenziali nel primo romanzo di Enrico Carlini.
Il protagonista, Fabio Forti, Commissario della Polizia di Stato è sicuramente colui che accompagna il lettore in tutta l'indagine e mi ha ricordato i ruvidi investigatori del'Hard boiled americana, un uomo, prima di tutto, con le debolezze e gli scheletri nell'armadio, arrivato alla sua posizione non certo e solo per meriti, che però si riscatta nella sua prima vera indagine lasciandosi coinvolgere sempre di più fino alla conclusione che si sviluppa in un crescendo di azione.
Mi piace Forti, perché è consapevole di non essere il cavaliere senza macchia e senza paura, ma ce la mette tutta per seguire la strada della giustizia, o perlomeno una strada che lo conduca alla verità che forse è la cosa che più interessa al protagonista.
Non ci sono personaggi positivi in questo giallo, non mi addentrerò nella trama perché è complessa e deve essere svelata dal lettore, ma devo complimentarmi con Carlini per questa opera prima.
Ha inventato un personaggio credibile, che si aggira e si muove in un ambiente di indagine ostile e che svela le insidie del Sistema, dove da una parte devi risolvere il caso, e dall'altra non dimenticarti della politica, delle collusioni, delle complicità occulte.
Forti non è un personaggio vincente, e gli capiterà di tutto in questa avventura come nella migliore tradizione Chandleriana, ma alla fine , con tutti i suoi difetti e denti mancanti non può che risultare simpatico.
La morale non c'è, non ci deve essere in un buon noir, c'è solo l'amarezza della solitudine dell'uomo che lotta per arrivare al solito impossibile obiettivo, la ricerca dela verità e della giustizia.