lunedì 31 ottobre 2016

walking dead 7







Le ho viste tutte le stagioni di Walking Dead, metafora del nostro tempo dove alla fine del tunnel inizia un nuovo tunnel, l'orrore quotidiano diventa il metro per misurare il mondo e il senso della vita perde di significato.
Se ci pensate un istante ci sono luoghi altrettanto tenebrosi dove esci di casa e rischi di saltare in aria in un mercato o in un aeroporto, ci sono luoghi del mondo dove muori ancora per una malattia infettiva o per fame, mentre da questa parte dell'emisfero ogni giorno buttiamo generi alimentari nelle discariche.
Walking Dead è la trasfigurazione del orrore quotidiano e mi piaceva l'alternarsi di azione e riflessione, la caratterizzazione dei personaggi, l'evoluzione del gruppo originario.
Nel tempo ho imparato ad amare i protagonisti, dal leader, al figlio, a tutti i componenti del gruppo, accettando la scomparsa di alcuni personaggi  come la normale evoluzione di qualsiasi fiction di lunga durata.
La nuova stagione, la settima, inizia con un ritmo diverso, preannunciato ma più cruento del previsto.
Non svelo nulla se non il fastidio per i primi venti  minuti e vi assicuro io non sono un cuore tenero, però credo si imponga una riflessione.
La violenza, l'ostentazione della crudeltà, l'annullamento di personaggi ai quali eravamo abituati, mi fa pensare al tentativo di dare nuova energia a una serie che ha superato da molto il suo limite temporale di vita.
Credo sia stata fatta la scelta di continuare per il grande seguito di pubblico perdendo nel frattempo una parte della sua essenza, quella più intimista e riflessiva, che permetteva alla parte di spettatori meno orientati all'azione pura di gustare le citazioni e le metafore del vivere moderno.
Credo quindi che una parte, magari minima di spettatori, abbandonerà la visione per eccesso di sangue e violenza.
Per ora continuerò a fare il tifo per lo sparuto gruppo di disperati in cerca di una ragione per continuare a lottare, perché nella finzione come nella realtà guai se muore la speranza.

domenica 30 ottobre 2016

Hannibal








Hannibal è una serie televisiva statunitense basata sui romanzi di Thomas Harris e sviluppata per il network NBC da Bryan Fuller.[1] È andata in onda per tre stagioni tra il 2013 e il 2015.


Ho amato senza dubbio Il silenzio degli innocenti e prima ancora Red Dragon.

Questa trasposizione televisiva dei personaggi inventati dalla mente scaltra di Thomas Harris è interessante, come dicevo ieri sera a cena, mentre sorseggiavo un buon Chianti con un vecchio amico, se non fosse stato inventato Hannibal Lecter avrei voluto inventarlo io.
E tanto per chiarire, non esiste al mondo un sociopatico o psicopatico così strutturato.
L'idea di uno psichiatra cannibale è tanto fantasiosa quanto intrigante, perché il male esiste, esiste anche l'orrore e ormai è quotidiano, o forse c'è sempre stato adesso è solo maggiormente esposto grazie alla rete e ai mass media.
Ma l'orrore e il male non esce mai da menti brillanti.
Il serial Killer è solitamente una persona disturbata che prima o poi fa un errore clamoroso proprio perché non riesce a frenare i propri impulsi e forse da questo punto di vista si avvicina di più alla realtà Criminal Mind, non tanto per la risoluzione dei casi che fa scappare da ridere, ma per i casi stessi.
Il serial killer è più facilmente simile a un Pacciani e ai compagni di merende che a un elegante psichiatra grande amante della lirica e della buona cucina.

Detto ciò la sceneggiatura è intelligente  e coinvolgente, i personaggi, tutti, sono convincenti.
Hannibal è Mads Dittman Mikkelsen attore danese del 65 con una carriera di tutto rispetto.
Will Graham è Hugh Dancy, attore inglese.
Jack Crawford è Laurence John Fishburne III che forse conoscerete meglio come attore di colore con una carriera lunga e meritoria alle spalle sia al cinema che in televisione.

Sono tre professionisti della scena che non prevaricano e convincono, e l'intensità delle note caratteriali dei tre viene sottolineata nella realizzazione televisiva, dove Hannibal forse sfuma caratterialmente per convincere esteticamente, incredibili le sequenze di cucina.
Will Graham invece è un sensitivo, più che in Red Dragon.
Crawford spicca rispetto allo stesso personaggio cinematografico per la personalità e il peso che ha nell'intera vicenda.
Sto guardando la prima stagione e che dire mi diverte, si fa per dire, perché quando la realtà è trasfigurata, diventando metafora, anche un cannibale può sembrare un personaggio positivo, se ti aiuta a riflettere sulle cose della vita.

sabato 29 ottobre 2016

Le librerie indipendenti




Torno in libreria per la presentazione del mio prossimo romanzo che annuncerò ufficialmente la prossima settimana e approfitto di questo fatto per sottolineare il valore aggiunto delle piccole librerie indipendenti.
Siamo nell'epoca del like e dell'apparenza, della centralità dell'immagine pubblica e dell'ostentazione.
A Bologna non sei vip se non presenti all'Ambasciatori  che per chi non è bolognese è la libreria centralissima legata alla Coop dove puoi acquistare un libro, assaggiare un prodotto enogastronomia e sentirti parte del cuore pulsante della città. L'alternativa meno prestigiosa  ma sempre  esclusiva rimane la Feltrinelli di Porta Ravegnana, con le sue vetrine affacciate sulle due Torri, poi a seguire c'è la Mondadori di Via D'Azeglio. Queste sono le librerie legate alle grandi catene della distribuzione libraria italiana.
Ogni città medio grande ha realtà simili a queste.
Ho presentato i miei libri in almeno due di questi luoghi.
Poi ho scelto di affiliarmi, in un preciso momento della mia vita, a una libreria indipendente.
A Bologna sono sempre meno e sicuramente faticano a rimanere aperte, rappresentano il lettore che ama i luoghi raccolti della cultura, le nicchie di resistenza culturale, l'amore per la tradizione e coloro che nella libreria non cercano solo la massa di libri ma il libraio, che magari conoscono per nome al quale si può ordinare un libro o farsi convincere dallo stesso a leggerne un altro.
Non rinnego  niente  e nessuno.
Acquisto su Amazon che ringrazio sempre perché contribuisce a diffondere i miei romanzi e forse un giorno presenterò di nuovo in una qualsiasi Feltrinelli, ma credo che in un momento storico di appiattimento culturale, nel quale gli artigiani della cultura sono spesso costretti a chiudere le librerie storiche, sia necessario fare scelte come scrittori prima e come lettori poi.
Vi aspetto quindi alla Libreria Il Secondo Rinascimento.
Inviti e dettagli li potrete leggere da mercoledì 3 novembre 2016.

mercoledì 26 ottobre 2016

Le tredici porte ... racconti



Inizia una nuova avventura targata Damster, con la regia di Katia Brentani e Fabio Mundadori
I protagonisti del terzo libro di racconti edito dalla Damster li potete leggere nella locandina sopra, che sarà poi la copertina del libro.
Questa volta ci siamo cimentati con le mitiche porte bolognesi abbinate ai segni zodiacali.
Io ho scritto un racconto dedicato alla tredicesima porta quella che non esiste, se non nella storia della città.
Non  vi racconto altro, se siete curiosi dovrete seguire l'evoluzione di questa nuova impresa che a breve si concretizzerà con l'uscita dell'antologia nelle librerie bolognesi,  e in rete, anche in forma digitale.
Chi ha letto le altre due antologie e le ha apprezzate non può perdersi questa nuova raccolta, ottimo regalo da fare a Natale.
A presto.

lunedì 24 ottobre 2016

Bologna non c'è più e Il silenzio della Bassa in saldo fino al 31 ottobre





Domani sta arrivando veloce e insieme a lui arriverà il terzo romanzo dedicato alle indagini complicate di un bolognese atipico, Galeazzo Trebbi, ex sbirro, pieno di contraddizioni, e con un personalissimo senso della giustizia.
Non lo conoscete?
Potete leggere i primi due romanzi con una spesa davvero modica.
2,99 euro su qualsiasi piattaforma, fino al 31 ottobre e crepi l'avarizia.
Siete Kindle? Lo trovate qui
Preferite il Kobo? Lo trovate qui


sabato 22 ottobre 2016

Scrivere, l'importanza dell'ambientazione



Bella l'immagine vero? I miei concittadini potranno riconoscere il luogo della vicenda, sullo sfondo si intuiscono le due torri, e intorno al carro due ali di persone felici per la fine dell'orrore.
Io non lo so cosa respirano gli altri scrittori quando rimirano un'immagine.
Non ho frequentato corsi di scrittura e ormai è tardi per farlo.
Io guardo questa fotografia e divento uno di quei bolognesi, poi entro sotto l'elmetto dell'americano sul carro e già preparo cioccolata e gomma da masticare fantasticando su qualche giovane cittadina entusiasta, poi vago per la strada in bianco e nero e respiro quell'entusiasmo da guerra finita, da liberazione, da speranza, giornate uniche, indimenticabili e quei luoghi sono lì, nel mondo che conosciamo.
Noi scivoliamo accanto alla storia rimasta attaccata ai muri, alle torri, a via Rizzoli, a Piazza Maggiore.
Quando passo dal centro mi capita sempre di fermarmi a pensare almeno un istante a tutta la storia passata da quei luoghi.
Bologna è una piccola città metà provinciale, metà europea, per me è come uno studio televisivo, un set cinematografico, passo da un posto e lo fotografo con una macchina fotografica personalissima, poi rielaboro e dentro ci metto dei personaggi, li faccio muovere, li faccio respirare, perché non esiste una storia che non abbia un palcoscenico e Bologna è piena di luoghi perfetti per una qualsiasi regia.
Scrivere in questo aspetto è simile a una qualsiasi forma creativa, come la fotografia o la pittura.
Non a caso le copertine dei libri devono essere legate alla storia, e le mie storie sono tutte bolognesi.
Fermatevi ogni tanto nel vostro luogo abituale e osservatelo con gli occhi del turista, del bambino, del curioso, e costruiteci una storia intorno, magari ne otterrete un romanzo.
Perché lo faccio?
Non so rispondere, quando non scrivevo lo facevo perché cercavo di dare un senso ai luoghi, alle crepe nei muri, alle macerie, ai graffiti del tempo, forse per dare un senso al mio tempo.
Poi ho iniziato a scrivere e non mi pongo più il problema perché la storia la reinvento io, ogni volta, non è un gioco meraviglioso?

venerdì 21 ottobre 2016

domenica 16 ottobre 2016

pioggia sulla città ... racconti scontati



Pioggia sulla città l'ho scritto qualche anno fa, partecipò al concorso carabiniere in giallo, non vittorioso ma sicuramente stimolante per me perché è in questo breve racconto che compare per la prima volta il maresciallo Greco, uno dei miei protagonisti seriali meno fortunato come vendite ma amato da uno zoccolo duro di lettori che mi chiedono ogni tanto se tornerà in scena. Greco non è morto, ho alcuni romanzi nel cassetto dedicati a lui, ma i tempi di pubblicazione mi costringono a scegliere per ora diversamente, intanto grazie a Elisabetta Miari ecco per voi la sua genesi qui

sabato 15 ottobre 2016

microsoft dipendente




Non è un post pubblicitario, perché come avrete notato nel mio blog non ci sono banner e cose simili, nessuna pubblicità diretta, però mi rendo conto che oggi farò gratuitamente pubblicità alla microsoft, ma ormai non è più solo un prodotto, credo che nel tempo sia diventato una scelta di vita, una sorta di affiliazione, come tifare una squadra di calcio, ma con conseguenze ormai sostanziali sul nostro stile di vita.
Io ho scelto microsoft, e quindi windows, e sono anche cliente, ho sposato il loro sistema operativo, con tutti i difetti, le limitazioni, gli aggiornamenti etc etc, perché non saprei che altro scegliere.
Ho provato anche Ubuntu per una settimana, ma non fa per me, bisogna essere bravi per utilizzare un prodotto così fuori dagli schemi e io non lo sono.
In sintonia con questa filosofia di vita possiedo anche un Lumia, dopo avere avuto per anni un Nokia, poi un Samsung (che non mi ha convinto) sono approdato a un Lumia 640 xl che ancora possiedo.
Stavo vagheggiando per un nuovo Lumia 950 e cosa scopro? Microsoft annuncia 1850 esuberi nel settore della telefonia mobile, vuole abbandonare il progetto Lumia che come saprete nasceva da una fusione con Nokia, e probabilmente il Lumia non sarà più prodotto, non conviene acquistare un Lumia perché non ci saranno più aggiornamenti o app negli anni a seguire.
E' vero?
E' la fine ingloriosa di un progetto infruttuoso?
Per me è come scoprire che chiude la squadra del cuore e mi torna in mente quando scomparve la Fortitudo e i tifosi erano a pezzi.
A me piace il Lumia, perché è semplice, è un po' come avere windows in tasca, è intuitivo, non ha troppe app che a me non servono, ma funziona bene, perché chiudere la vicenda?
Il progetto non ha decollato, dicono, e mi dispiace soprattutto per i 1850 esuberi, io me la caverò cambiando cellulare e già mi rendo conto che nel nostro quotidiano conta più il modello del cellulare che il dramma dei posti di lavoro, perché è con lui che misuro i miei rapporti con il mondo, con tutto il mondo, cambiare cellulare è un po' come cambiare casa, come cambiare ambiente e modo di comunicare.
Alla fine ormai per molti, me compreso, il cellulare è diventato il luogo, dove arriva il meglio e il peggio dei nostri rapporti sociali, lavorativi, affettivi, il nuovo luogo dell'anima.
Terribile, non trovate?

venerdì 14 ottobre 2016

per la gloria



Cos'è la gloria?
Ve lo siete mai chiesto.
Forse se siete stati militari, se avete combattuto una qualsiasi guerra o battaglia e non solo di quelle con le armi convenzionali, le battaglie e le guerre si combattono tutti i giorni anche nelle nostre città, nei luoghi di lavoro, nelle famiglie, nei gruppi di pari.
Il libro in questione invece è decisamente bellico, parla di un gruppo di piloti americani impegnati durante la guerra di Corea, ma non aspettatevi un libro tecnico con la cronistoria puntuale di battaglie epiche e atti di eroismo.
Il libro è spietatamente normale, racconta di uomini che in un periodo della loro vita si ritrovarono a pilotare dei caccia e a combattere contro piloti coreani.
James Salter ha raccontato sicuramente un pezzo di storia vissuta e dentro però non ha evitato di analizzare con tagliente semplicità i rapporti competitivi instauratisi fra questi giovani piloti.
La guerra in realtà non esiste più nella sua accezione globale, ma diventa un unico campo di battaglia dove contano gli aerei abbattuti, in una gara al migliore, una partita quotidiana con il destino dove la posta è sempre al rialzo.
Non importa essere umani, né avere una coscienza, nella scala di valori di questo gruppo di uomini sembra contare solo il numero di tacche sulla pistola.
E la gloria?
Diventa un valore, un traguardo effimero, questi piloti, come le peggiori rockstar diventano miti solo in quanto macchine in grado di abbattere altre macchine.
Bella la parentesi di Tokio dove il protagonista incontra quasi l'amore e impossibile non trovare delle affinità con tanta cinematografia di genere.
Salter descrive le sensazioni, i sentimenti, le ore e i secondi, il caldo appiccicoso e il freddo pungente, Narratore preciso, essenziale, e una volta tanto niente retorica per raccontare come gli uomini amano da sempre vincere le guerre non solo contro il nemico, ma anche  con se stessi e le proprie contraddizioni.
Casa Editrice Guanda

giovedì 13 ottobre 2016

westword



Ho visto la prima puntata in lingua originale con i sottotitoli di Westword  basata sul film il mondo dei robot che i più vecchierelli, come me, ricorderanno, con un grande Yul Brynner.
Finalmente ho ritrovato al meglio uno dei miei attori preferiti in assoluto Anthony Hopkins, in un ruolo ancora da scoprire di grande guru dell'azienda che si occupa di intrattenere ricchi annoiati in un enorme parco divertimenti dove viene riprodotto fedelmente, il grande e selvaggio West.
Mi è piaciuta la prima puntata e per chi sopporta i sottotitoli, merita la lingua originale, si intuiscono sfumature inaspettate, puoi ascoltare gli attori nella loro lingua, diversa musicalità, diverse atmosfere.
Credo che potrebbe piacermi la serie, non solo e non tanto per l'aspetto spettacolare ma per i risvolti filosofici che già si intuivano nel film del 1973 scritto e diretto dal compianto Michael Crichton.
Cosa si nasconde dietro le pieghe dell'animo umano, quanto sono importanti i piccolissimi gesti per identificare una persona, quanto è difficile riprodurre l'intera gamma di sfumature, emozioni, comportamenti che caratterizzano l'uomo come essere senziente?
Quanto è pericoloso immaginare un essere costruito a nostra immagine e somiglianza?
Le domande che questa serie può suscitare sono tutte interessanti, come interessante è lo sviluppo dei personaggi, drammatica l'atmosfera, e grotteschi i ricchi a passeggio per un west reinventato, a tal punto da sembrare loro stessi meno autentici dei robot.
Del resto se pensi a certe fasce della popolazione, marginali, i ricchissimi e borghesi protagonisti della Grande bellezza, che sto riguardando in questi giorni nella versione integrale, trovo delle affinità.
Personaggi arroganti, vuoti e annoiati che si muovono come scimmie ubriache nel mondo, indifferenti a qualsiasi accadimento, inconsapevolmente destinati a una fine ingloriosa.
su sky.



domenica 9 ottobre 2016

i nostri ragazzi



Un bel noir metropolitano con tratti surreali e sicuramente metaforico è questo interessante film di Ivano De Matteo bravo regista  anche se non nell'olimpo dei nostri dei romani di cartapesta.
Morale:
Noi siamo sempre pronti a giudicare, condannare, perdonare, pontificare, salvare e vomitare.
Mi piaceva finire in are.
Ma quando capita a noi la tragedia.
quando ti rendi conto che i tuoi figli hanno fatto un'enorme sciocchezza, e magari l'hanno fatto perché erano ubriachi, drogati, o semplicemente stronzi, ecco che tutti i nostri parametri di giudizio mutano.
Bisogna salvarli, a tutti i costi, anche se hanno ucciso, violentato, massacrato, bruciato, ma chi se ne frega, sono i nostri figli, nostra creatura, crollano loro, crolla tutta la nostra esistenza. il senso del nostro esistere.
Allora non c'è più giustizia giusta, non c'è più raziocinio, ma solo pura e schifosa sopravvivenza sociale.
Interessante pellicola.
Educativa.
su sky

venerdì 7 ottobre 2016

ho creduto a me ... Pausini




Sarà contento l'amico Luca De Sandoli, autore di Pausinite.
Eccomi qui, ben oltre il giro di boa, in gran forma fino a domani almeno.
Ero sul tapis roulant della mia palestra preferita, quella idonea per noi, uomini maturi del nuovo millennio e del tempo rimasto e stavo correndo i miei 20 minuti abbassa pressione contemplando il monitor indeciso fra Cold Play eU2, poi ho visto l'immagine che potete ammirare sopra, una Pausini matura, una delle tante cantanti ialiane da me sempre snobbata, la Pausini della musica melodica italiana, quella che io detesto da sempre, tipico retaggio del pseudo intellettuale popolare, quello che ascolta solo Fossati o al massimo Jovanotti. Così per gioco, complice le cuffie bluetooth e la sfacciataggine dell'ultra cinquantenne, ho fatto partire il video e sono rimasto di stucco, bella la canzone, bella la musica, convincente il testo, efficace il video, e bella anche la Pausini che invecchiando migliora come il buon vino, anche perché ammettiamolo è uno dei prodotti italiani più esportato la sua musica e ci sarà un motivo.
Poi già che ci siamo devo dirvela tutta.
Jovanotti non lo sopporto più, il suo giovanilismo di neo cinquantenne, i suoi testi sempre così politicamente corretti,  così democratici, così in sintonia con i nostri crucci sociali, li trovo retorici e ammiccanti al suo pubblico e a tutti i diseredati della domenica, quelli che si indignano e fanno il tifo per i drammi mondiali spaparanzati sul divano di casa.
Invecchiando posso ascoltare tutto, posso dire che schifo se una cosa non mi piace, posso ascoltare la Pausini e trovarla bella e non vergognarmi, non vergognarmi più delle mie sensazioni.
I testi sono di Agliardi, cantautore italiano che non conoscevo, davvero bravo, un altro prodotto italiano di qualità, va mo là.
Anch'io ho creduto a me   e  vi lascio con il suo video.
buon autunno

martedì 4 ottobre 2016

a good marriage



La sceneggiatura è di Stephen King ed è tratta da un racconto breve e dentro c'è il meglio di questo autore molto amato e molto odiato.
A me King non piace sempre ma quando mi piace lo trovo geniale.
Non vi racconto la trama perché il film merita di essere svelato.
Vi lascio con un'indicazione:
Come reagireste scoprendo che il vostro amato partner di una vita non è colui che pensavate di conoscere ma in realtà è un quieto mostro assassino?
Ci sono esempi concreti nella cronaca giudiziaria italiana e basta che vi concentriate un attimo li troverete da soli.
Quante volte la moglie o il marito, il padre, il figlio,  di un assassino/a ha scelto di stare vicino al suo congiunto in una sorta di complicità indiretta, di una solidarietà doverosa?
Quante volte si sceglie pure di tutelare i figli, il buon nome della famiglia, le convenzioni sociali, di tenersi il mostro accanto?
Avete fatto mente locale?
La cronaca ne è piena.
Ci sono addirittura coloro che si assumono la colpa pur di non abbandonare i parenti mostruosi.
La realtà supera sempre la fantasia. King è un maestro nell'entrare nella realtà dei fatti, stravolgerla e restituirtela con le sue allucinate considerazioni.
Nel panorama sempre più tetro del cinema nero, questa pellicola si lascia guardare.
Ottimi i due protagonisti che vedete nella locandina sopra.
su sky

lunedì 3 ottobre 2016

gangsterland



Dopo aver riscosso un ottimo successo in USA nel 2014, ecco che grazie a Sperling & Kupfer arriva anche in Italia Gangsterland, il romanzo di Tod Goldberg che presto potrebbe diventare anche una serie televisiva.

Questa estate ho letto d'un fiato un romanzo atipico che rientra nel genere nero includendo però incursioni nel romanzo d'azione, e dimenticatevi il giallo tipico, qui non lo troverete.
Stiamo parlando di gangster, ma anche della fine di un era, della fine di un modello sociale, il delinquente puro, quello che va in giro a uccidere su commissione per la mafia o per qualsiasi organizzazione malavitosa.
In Gangsterland si intuisce che nella globalizzazione economica, politica, sociale, anche certi modelli di criminali sono in via d'estinzione, non più funzionali a una logica criminale  che va oltre ormai, e ragiona con altri parametri, più con gli investimenti virtuali,  le pianificazioni a lungo termine,  i grafici legati alla domanda e all'offerta e perché no  con un investimento che non finirà mai di dare i propri frutti, quello legato ai morti e alle pompe funebri.
Nel romanzo c'è anche una bella fetta di storia ebraica, si parla di tradizioni, di cibo, di usi e costumi di una comunità radicata sul territorio e il personaggio principale Sal Cupertine, chiamato rain man per la capacità autistica di memorizzare dati, è sicuramente uno dei killer più accattivanti che io ricordi. La conclusione del romanzo l'ho trovata un po' affrettata, preludio forse di secondo capitolo, ma nel complesso direi che merita il successo in un panorama editoriale che trasuda banalità e best sellers che uccidono il mercato, come l'ultimo Harry Potter.
Quindi viva Gangsterland e tutti i suoi cattivi pensieri.