Ieri sera ho festeggiato con una ventina di amici il nostro diploma 1979, quinta G, Liceo Scientifico Augusto Righi, 40 anni e sentirli tutti, vi assicuro.
La serata è stata, a dispetto di qualsiasi aspettativa personale, piacevole, nessuno struggimento fuori luogo, nessuna nostalgia mal riposta, un semplice ritrovarsi fra sopravvissuti.
Perché diciamocelo, arrivare a 59 anni, 60 nel mio caso, integri e lucidi, in questo modello sociale, è davvero un miracolo.
Noi c'eravamo, quasi tutti, purtroppo qualcuno non ce l'ha fatta, ma l'abbiamo ricordato in maniera degna.
Cosa rimane davvero per me?
Rimane questa canzone.
Io già allora sentivo la nostalgia per quel magico periodo che mai si sarebbe riprodotto.
Erano gli anni 70, avevo 18 anni, una incredibile esigenza di fare sesso, e nessuna femmina realmente disponibile.
Parlavamo molto, ci ubriacavamo molto e le canne, le manifestazioni e tutto quell'insieme di scemenze che molti miei coetanei hanno vissuto.
Fra le botte e le ubriacature è un miracolo che si sia arrivati integri fino a qui.
Era in quel preciso momento, in quell'attimo, che si sviluppava il mito, non oggi, non alle cene piacevoli ma distanti.
Quindi ragazzi, che non stimo e non amo, protagonisti del vostro presente, non sperate un giorno di ritrovarvi e cantando in una qualsiasi serata rivivere quella magia, perché la magia è solo di quel momento, il momento esatto nel quale la vivete.
Il Righi era magico perché c'era una mitica sezione G che faceva magie e vi amo tutti voi superstiti di quegli anni e di voi canterò le gesta nei miei scritti, mimetizzandoli fra morti ammazzati e noir bolognesi, perché io Fabrizio e Adriana me li ricordo bene perché ditemi chi non si è mai innamorato di quella del primo banco.
Vi lascio con Venditti, una buona estate e coccolate il vostro passato, alla fine sarà l'unica cosa a farvi compagnia.