martedì 30 aprile 2019

Si ricomincia da Burnout



Io ci sarò domenica alle 15,30 le coordinate le trovate sopra e probabilmente parlerò del mio nuovo romanzo. 
Vi aspetto

lunedì 29 aprile 2019

Tony Esposito - Kalimba De Luna 1984





Notte ore 24,30 mi sposto da un punto all'altro per recarmi al lavoro e come consuetudine ascolto radio due, in onda una replica della trasmisisone serale, i brani ballabili italiani anni ottanta e parte Kalimba de Luna, 1984, Tony Esposito ed esplode fra Ferrara e Bologna dentro la mia macchinetta la stessa atmosfera di un'estate di 35 anni prima.
Appena tornato dal servizio militare, un'estate perfetta come può essere solo nel ricordo, avevo 25 anni e dovevo recuperare 15 mesi buttati a servire la patria e ancora oggi ne porto addosso le conseguenze di quel servizio di prima nomina.
Indossavo giacche troppo grandi sopra t-shirt colorate come vedevo nei telefilm americani come Miami Vice e ballare sotto il cielo di Parco Cavaioni o a Villa Serena era la cosa più vicina alla realizzazione della mia idea di liberazione.
Ero giovane e le ragazze quell'estate non erano più remote e inaccessibili, in un Italia in guerra fra terrorismo e attentati noi giovani italiani riuscivamo comunque a ballare, amare, muovendoci in vespa per le colline bolognesi, cuba libre, notti in bianco e una sensazione ineguagliabile di forza, entusiasmo, voglia di muoversi, ballare, vivere, amare.
Fu un'estate indimenticabile della quale rimane solo un fievole ricordo, e questa canzone con la quale inizio una nuova settimana, ha risvegliato in un attimo quelle sensazioni.
La giovinezza è talmente fugace, ma a volte è possibile ritrovarla nelle pieghe del tempo.
Forse la musica è in grado di fare la differenza, come una magia buona o un profumo familiare, non può restituire il tempo perduto ma forse aiutare a trovarne un senso.
Magari ci scrivo un racconto.
Magari no.

sabato 27 aprile 2019

the game





Ho quasi terminato The game di Baricco, quasi nel senso che mancano circa 5 pagine alla fine e voglio scrivere due cose prima che il cervello resetti la prima impressione che rimane sempre la più importante.
Cercavo una condivisione in questo libro come la trovai nei suoi saggi precedenti "I barbari" e anche se non mi sono entusiasmato come speravo The game mi ha parzialmente convinto.
Cosa mi sconvolge nel presente?
Soprattutto l'accelerazione degli strumenti a nostra disposizione nei riguardi dell'analisi della realtà e l'esplorazione dei contenuti e la possibilità di comunicare.
Se fossi vissuto ai tempi di Hemingway non so quanto sarei riuscito a produrre in termini di scritti, oggi sono quasi a 16 romanzi pubblicati, posso scrivere, correggere, cambiare, eliminare, integrare, consultare, apprendere, scoprire, contattare e tutto nello stesso lasso di tempo.
Ho bisogno di un'informazione? Una qualsiasi? La trovo in rete, In quello che Baricco chiama l'oltremondo.
Lo specchio deformabile della realtà è talmente alla portata da indurmi in confusione.
Significativo l'aneddoto del figlio di Baricco che cerca di allargare un'immagine del giornale appoggiato sul tavolo.
Noi che stiamo diventando vecchi, in un'epoca nella quale anche la vecchiaia sta cambiando i parametri di riferimento, siamo cresciuti con i fumetti, Salgari, Topo gigio, la televisione in bianco e nero e tutte quelle melenserie tanto amate dai nostalgici di un periodo che io ricordo spesso noioso, pieno dei giochi che un bambino solitario e introverso si inventava.
Avevo già allora una nostalgia per le meraviglie del possibile che trovavo nei romanzi di fantascienza o nei racconti di un'antologia curata dai formidabili Fruttero e Lucentini made in Einaudi.
Sognavo quel futuro che ritrovavo nei racconti allucinati di alcuni maestri americani e non sapevo che il nostro futuro sarebbe stato superiore in alcuni aspetti tecnologici e immobile in altri, come l'esplorazione dei mondi che mi sembra molto rallentata dalle emergenze attuali.
Baricco analizza la realtà e l'evoluzione tecnologica con una lucida concretezza, non racconta nulla di nuovo ma mette in fila i dati, li rende leggibili.
E' una sua qualità l'appassionarsi al gioco del riordino della realtà.
Mi fa compagnia, ha solo un anno più di me e per certi versi lo considero un amico anche se non ci incontreremo mai, uno di quei letterati, intellettuali, studiosi che rendono la mia esistenza più sopportabile, permettendomi di capirne alcuni meccanismi.
E adesso inizierò Philip Roth con il suo Perché scrivere.
Ci rivediamo alla fine, leggere può essere un'esperienza entusiasmante, a volte.

martedì 23 aprile 2019

stanno tutti bene



Stanno tutti bene è il remake del 2009 di un film di Tornatore del 1990.
Entrambi capolavori e interpretati il primo del 90 da Mastroianni e il secondo americano del 2009 da De Niro.
Perché ve ne parlo?
Film della mia pasquetta 2019 mi ha commosso riportandomi a una dimensione riflessiva che bene si addice al periodo festivo.
Il tema del padre vedovo, anziano, malato, che parte in treno e pullman alla ricerca dei suoi 4 figli e di un focolare dissolto è uno di quei filoni che permette a un buon sceneggiatore di sfoggiare la capacità di entrare nelle dinamiche dei diversi personaggi donandoci una cosa che si sta sempre più perdendo, la profondità.

De Niro è un maestro nel riuscire a compenetrarsi, con quella faccia da italo americano buono, una fisicità autentica e quell'espressività tanto autentica da sembrare vera riesce a comunicare come pochi attori ormai sono in grado di fare.

Il messaggio del film?
Sono molteplici, la dissoluzione della famiglia tradizionale, il suo funerale ma anche la gioia per nuovi modelli familiari meritevoli di essere vissuti nonostante la diversità, la sottolineatura dell'importanza dei sentimenti, della comunicazione fra esseri umani anche e soprattutto nel dolore.

La speranza, infine, che non deve e non può mai mancare, perché senza di essa nulla ha più davvero importanza.

Su Sky premium cinema

sabato 13 aprile 2019

Ombre cinesi ... frammenti








"Santo sta tornando dal mare e il tramonto è talmente perfetto da sembrare dipinto, a volte capita nella bassa, non ci sono ostacoli fra cielo e terra, solo chilometri di terra e cielo, campi coltivati a mais e girasoli protesi verso il sole a bruciarsi riempiendo il giorno di colori e questi colori entrano senza filtri, gli sembra di sentirne il profumo intenso a mescolarsi con l’aroma dell’aria calda e con quello della crema idratante spalmata generosamente sulla pelle arrossata dal sole. Sul sedile della piccola Porsche dorme Lara, la pelle chiara della ragazza è arrossata, lei non ha la pellaccia dura e meridionale di Santo, ed è bellissima, con le gambe nude allungate sul cruscotto del suo ultimo acquisto. Santo ha comprato la Porsche 997 Carrera cabrio da due commercianti slavi che conosce da anni, sono uomini veloci, affidabili, in continuo movimento lungo la penisola e da un confine all’altro dei diversi paesi dell’Est. Li ha difesi in tribunale per un’accusa di traffico di auto rubate fra Croazia e Italia, e poi esportate nei paesi dell’Est. Lui sa come contattare Anatoliy quando gli serve, sono affidabili i criminali della parte più estrema dell’Europa, soprattutto quando li hai strappati dai guai. La Porsche che gli ha procurato è regolare, l’ha pagata solo trentamila euro, ha centomila chilometri e mentre l’aria calda gli scompiglia i capelli Santo sente la vita, quella vera, scorrere dentro come energia elettrica, sa che questa sensazione non durerà per sempre, si sente come Richard Gere nel film All’ultimo respiro, senza speranza, senza futuro, senza un domani certo e osserva di nuovo Lara accanto a lui. Lei lo dimenticherà, troverà qualcuno meglio di lui. Se lo arresteranno, se lo ammazzeranno, lei troverà un altro studio legale, un altro avvocato, magari un giudice, poi si sposerà, farà dei figli, si troverà un amante più giovane e si abbruttirà in qualche circolo tennis fra gare di burraco, serate alcoliche con altre madri frustrate, mogli di avvocati. La sua bellezza sfiorirà senza di lui, e forse un giorno, per caso, durante una bella crisi depressiva, lei si ricorderà di questa giornata al Lido di Spina, spiaggia enorme della riviera ferrarese. Lara rammenterà la frittura mista, il pignoletto ghiacciato, il sesso sudato nella pensioncina sopra la trattoria e il pomeriggio in spiaggia a sparlare delle famigliole locali, così ordinarie, così tristi, con mamme indaffarate a pulire culetti di mocciosi smoccolanti, a leggere riviste patinate sotto gli ombrelloni con i mariti intenti a sbirciare di sottecchi le sue tette perfette contenute a stento dal costume Perla regalatole per l’occasione, chiedendosi magari chi fosse il ricco terrone con lei, un mafioso, forse, sicuramente un poco di buono, con quei capelli corti e neri e la carnagione da muratore. Hanno riso, fatti di coca, pieni di pesce, sazi di sesso, hanno fatto il bagno nell’acqua torbida dell’Adriatico e adesso Santo potrebbe anche morire, perché non è la morte che lo spaventa ma la possibilità di perdere il denaro, la ricchezza fittizia, l’euforia di potere fare quasi tutto, alla faccia di chi lo ha sempre evitato, schifato, umiliato. Santo accarezza la pistola che nasconde sotto il sedile dell’auto, dovranno stanarlo per sottrargli questa sensazione perfetta, e adesso non ha più paura, almeno fino a quando la coca rimarrà in circolo in totale sintonia con il rumore quasi musicale della piccola Porsche."

lunedì 8 aprile 2019

Ombre cinesi a Bentivoglio




Il mio paese da quasi 15 anni e il tempo diventa relativo, non trovate?
Anche il senso di appartenenza lo è.
Cosa significa risiedere in un luogo?
Basta avere casa in un posto per essere di quel posto?
Non credo.
Credo di non appartenere a niente in realtà.
Ero bolognese solo per essere nato a Bologna e per avervi vissuto fino al 2005?
Non è un caso se uno dei miei libri più significativi per me si intitola :Bolognesi per caso.
Sono racconti bolognesi per caso, soprattutto perché vivo e mi muovo fra Bologna e la bassa, ma non mi sento necessariamente un bolognese doc.
Non faccio il tifo.
Non sono campanilista.
Mi piace molto vivere in campagna, l'atmosfera è diversa, i ritmi, le luci e probabilmente le persone.
Sarò quindi a presentare il mio ultimo romanzo venerdì 12 aprile alle 21 presso la bella biblioteca del paese dove fra parentesi mi sono sposato per la seconda volta.
Vi aspetto ci saranno due giovani lettrici, un amico, Claudio Balboni, a conversare con me e i miei libri.

mercoledì 3 aprile 2019

Ombre cinesi a Pieve di Cento






Una serata da Filizon è un immersione nel passato, quello delle immagini di attori americani disseminate sulle pareti del locale, insieme a scritte, fotografie di motociclette e pezzi di storia locale.
Un luogo diventa magico per l'atmosfera e per ciò che può offrire.
La cucina della Locanda della Tramvia non si può definire sicuramente salutista o vegetariana, è concreta e saporita come il suo titolare Remo Toselli che accoglie i clienti mettendoli subito a loro agio.
Se passate dalle parti di Pieve di Cento, se vivete nella bassa, se avete voglia di trascorrere una serata di puro svago e buona cucina in mia compagnia segnatevi data e indirizzo.
Io ci sarò di sicuro insieme all'amico Trebbi e ai soliti compagni di avventura.