mercoledì 28 novembre 2018

la mafia uccide solo d'estate



La mafia non esiste.
O almeno è silente, noi comuni mortali mica la vediamo, nemmeno la percepiamo, è come una di quelle polveri sottili che le respiri e poi con calma muori, come il nostro paese che non si sforza nemmeno più di contrastarla, non c'è più la guerra di mafia con i suoi martiri e i suoi eroi e quando una guerra finisce è semplicemente perché qualcuno ha perso e qualcuno ha vinto e non mi sembra che in Italia si possa cantare vittoria.

La mafia uccide solo d'estate è una serie di 12 puntate tutte italiane, tutte siciliane, entri in una Palermo dai colori tenui di un tempo remoto, anni 70, il periodo di Boris Giuliano, la salita alle cronache di Bagarella, storie dalle tinte forti e crudeli raccontate con la leggerezza di Pierfrancesco Diliberto in arte Pif, che è anche la voce fuori campo, l'io narrante, la vicenda di un bambino, pre adolescente alle prese con le prime pene d'amore e la mafia appunto.
Fantasia e cronaca si fondono insieme e il risultato è originale, quasi poetico.

Alla fine rimane in bocca un sapore amaro per tutti quegli uomini uccisi dalla mafia cercando inutilmente di sconfiggerla, ma è impossibile sconfiggere un tumore quando le metastasi si insediano negli organi fondamentali di un qualsiasi organismo.

Su Raiplay e su Prime Amazon

sabato 24 novembre 2018

Il silenzio della bassa ... sold out



Vado a sbattere contro il mio primo Trebbi, Il silenzio della bassa, il romanzo che ha sancito più di tutti la mia presenza sul mercato del nero emiliano. L'ho trovato al centro Lame a Bologna, dentro l'ipercoop, a due passi da addobbi natalizi e mortadelle.
Quella copia che vedete a un prezzo scontatissimo è una delle ultime in circolazione perché il primo romanzo dedicato al buon Trebbi è momentaneamente esaurito.
Se non lo avete mai letto, se volete regalarlo per Natale, se ... quello che vi pare, lo potete trovare a poco più di sei euro al Centro Lame.
Grazie a Trebbi, ai Frilli che hanno, prima di me, creduto in lui, e a tutta la gente che gli vuole bene e continua a leggerlo.

giovedì 22 novembre 2018

Ombre cinesi recensione di Gialloecucina



Il vantaggio di non essere immanicato, protetto, famoso, è quello della sincerità, chi mi schifa solitamente non perde tempo a criticarmi, semplicemente non mi legge, chi mi apprezza continua a leggermi e ogni tanto racconta le sue impressioni.

Questa recensione è bella perché chi parla si intuisce che ha letto il romanzo e lo ha gradito, ha capito le dinamiche, ha intuito lo stile, ha apprezzato i personaggi.

Per chi vuole saperne qualcosa in più prima di sbilanciarsi nella consueta strenna natalizia un consiglio, leggetevi la recensione di giallo e cucina, la trovate qui

mercoledì 21 novembre 2018

Il cacciatore ... di mafiosi




Grazie a Raiplay ho visto le 12 puntate di questa pregevole fiction tutta italiana liberamente tratta dal romanzo autobiografico di un magistrato italiano Alfonso Sabella che negli anni 90 contribuì a mettere dietro le sbarre alcuni dei più feroci mafiosi in circolazione.
La fiction è convincente, i personaggi bene sottolineati, gli attori bravi, l'atmosfera sapientemente incalzante, la rappresentazione della mafia è come sempre terribile.
Al di là della veridicità rimangono alcune brevi considerazioni, per combattere un nemico tanto feroce e privo della minima scintilla di umanità in quel periodo erano indispensabili  uomini come quelli rappresentati nella storia, veri e propri cacciatori, e il gioco della caccia doveva diventare quasi passione per portare a un qualsiasi risultato.
E oggi?
Oggi probabilmente la mafia non ha più le stesse caratteristiche è a un livello che per noi umani inimmaginabile  e forse non è più l'unico ostacolo al miglioramento delle scalcinate condizioni del nostro paese.

venerdì 16 novembre 2018

Maresciallo Greco ... ultimo capitolo





Il tempo è fonte di saggezza, talvolta, e tutte le storie iniziano e in quel momento cominciano a determinare la propria fine.
Ho iniziato nel 2010 a pubblicare e quell'anno uscì, insieme a Bologna all'inferno e La ragazza del fiume, anche la prima indagine del maresciallo Greco, Belva di città, il mio primo premio letterario per un romanzo che mantiene nel tempo una sorta di originalità e freschezza.
Dopo sono arrivati Cielo d'agosto e Vuoti a perdere.

Ho salutato Eclissi, piccola e grande Casa Editrice, una delle prime che ha creduto in me, per cercare un editore locale al fine di continuare con le avventure di Greco, soprattutto per chi spesso alle presentazioni mi chiede notizie del maresciallo in borghese.

Sto scrivendo la sesta indagine di Greco e dei suoi carabinieri e ho deciso di concludere il filone.
Ho la necessità di uscire dalla serialità, almeno per una delle due uscite annuali, e Trebbi ormai fa talmente parte della mia vita da non potere dirgli addio, e poi, detto fuori dai denti, grazie a Frilli il mio investigatore bolognese è diventato nazionale e sta andando benone.
Sto cercando di concludere in maniera adeguata l'avventura di Greco, spero vi piacerà e nessun rimpianto, tutto finisce prima o poi e guardando certe serie televisive meglio sarebbe se si concludessero, ma dove ci sono ascolti e piccioli è difficile scrivere la parola fine.

Intanto vi annuncio che in primavera tornerà Greco con una nuova indagine, la quarta, e quindi se tutto va bene lo potrete leggere ancora per qualche anno.

giovedì 15 novembre 2018

Ombre cinesi su Bologna ... frammenti 3












C’erano i Cof2, Trebbi non ricorda quanto costavano, ma ricorda
bene quella cosa del bastoncino, se sopra al legnetto c’era scritto Cof
vinceva un altro ghiacciolo e non è questione di nostalgia, la nostalgia
è una malattia, ti prende alle gambe e alla fine non riesci più a fare nulla
se non piangerti addosso e biascicare a qualche coetaneo come si stava
meglio quando si stava peggio.
Però quei cof, come li chiamavano ai suoi tempi, avevano un sapore
diverso, lui preferiva quelli alla menta e al limone, e mentre spezza
il ghiaccio con i denti ancora forti e lo succhia, avverte potente la fitta
che dalla lingua arriva fino al cervello, e non c’è niente da fare la fitta
è obbligatoria come se ci fosse qualcuno a punirlo per quel piacere gelido,
questione di terminazioni nervose alcuni le hanno altri evidentemente
no e si preme una mano calda sulla fronte stempiata mentre
Devis lo squadra curioso.



2 Ghiacciolo marca Cof (Cavazzoni Orlando e fratello) prodotto a Bologna
dal 1952 al 1991, fonte Succede solo a Bologna

giovedì 8 novembre 2018

Non ho l'età ... Rai 3



Nella fascia oraria successiva a Blob, una delle trasmissioni culto della televisione, e precedente a Un posto al sole, una delle poche soap opera italiane che resiste inossidabile nel tempo, la Rai inserisce trasmissioni di diverso tipo che durano solitamente alcuni mesi e che tranne poche eccezioni sono solitamente decisamente deprimenti.
La domanda sorge spontanea, perché?
Meglio sarebbero le vecchie comiche,  che ricordo sempre con affetto, venti minuti di vecchi spezzoni con comici del muto, o Stanlio e Ollio, meglio sarebbe prolungare Blob, meglio sarebbero dei cartoni animati, considerando il fatto che in quella fascia oraria le famiglie italiane spesso sono a cena e magari i più piccoli dopo vanno a dormire.
Invece nel palinsesto Rai inseriscono sempre prodotti devastanti per qualsiasi sistema nervoso mediamente in assetto, trasmissioni che spengono sul nascere qualsiasi traccia di ottimismo e allegria, predispongono a un qualsiasi anti depressivo, inducono il sonno e la tristezza, insomma sono davvero incomprensibili.
Potrei citarne davvero innumerevoli, da una striscia che presentava vite di perfetti sconosciuti, a un'altra dove una squadra di attori entrava negli appartamenti di famiglie italiane per incomprensibili performance.
In questo momento sta andando in onda Non ho l'età.
Massimo rispetto per le coppie che raccontano la loro storia, come si sono conosciuti, persone che si sono incontrate in quella fase della vita che volge al tramonto, alcuni con età superiori agli ottant'anni.
Storie fantastiche di amori riscoperti, e gioia di vivere.
Ma se lo scopo degli autori era di raccontare che l'amore non ha età, e che vince su tutto, evidentemente non hanno fatto i conti con la realtà.
I protagonisti, tranne rarissimi casi, non assomigliano a Henry Fonda e Katharine Hepburne del fantastico film Sul lago dorato, sono giustamente persone normali, che raccontano storie normali, di italiani normali, storie spesso zeppe di lutti, difficoltà, miserie, sconfitte e finalmente sullo sfondo la conclusione di una nuova storia di coppia.
Tutto questo realismo è davvero indispensabile?
A chi serve? A cosa serve?
Questo modello di intrattenimento che spia le storie vere cercando di trasformarle in intrattenimento non so se ha un senso, sicuramente alla fine lascia quasi sempre l'amaro in bocca e una gran voglia di cambiare canale, un consiglio ai creativi Rai, meno realismo più ottimismo, ne abbiamo davvero bisogno.

sabato 3 novembre 2018

44 gatti in noir



Ho partecipato a diverse antologie di racconti, i miei racconti sono in giro come pezzi di me regalati a diversi editori per raccontare storie insieme a tanti scrittori italiani.
Se fra tutte le raccolte alle quali ho partecipato dovessi eleggerne una come più importante per me, affettivamente, sceglierei senza dubbio quelle dedicate a Marco Frilli.
Marco è una delle tante persone che hanno attraversato la mia vita e la mia carriera di scrittore illuminando un momento per poi scomparire, non ci siamo mai incontrati, i nostri rapporti si limitano ad alcune mail divertenti e diverse telefonate.
Lui mi suggerì insieme a Carlo di dare spazio al personaggio Trebbi che adesso fa parte delle mie fantasie letterarie e in parte della mia vita parallela.
Per me quindi è un onore e un piacere essere uno dei tanti talentuosi scrittori che hanno contribuito a comporre la seconda antologia dedicata al grande Marco Frilli.
Il libro sta andando a ruba, è in classifica fra i più venduti a Genova e per me è una doppia soddisfazione.
Lunga vita alla Fratelli Frilli Editori e ai suoi gatti in nero.

giovedì 1 novembre 2018

agli scrittori soprattutto a quelli giovani




Lui si è sparato ed era veramente grande in un periodo storico nel quale gli scrittori erano personaggi mitici più simili agli dei che ai terrestri e conversavano con capi di Stato cubani, piuttosto che con divi hollywoodiani e avevano vite avventurose, bevevano molto e pescavano enormi pesce spada al largo delle coste cubane.
Incontrarli era impossibile, parlare con loro anche, potevi provare a scrivergli una lettera con la stessa speranza di ricevere una risposta che ho io quando invio un manoscritto a Einaudi.
Gli scrittori della mia infanzia erano i Salgari che non ce la facevano a sostenere ritmi di pubblicazione forsennati, i Buzzati che lavoravano nei giornali sportivi, i Rodari, ma anche Calvino che all'Einaudi si occupava di scoprire nuovi talenti e potrei continuare ma mi fermo perché non ci sono più quei personaggi, non c'è più il pubblico attento di quel periodo.
E diciamoci la verità almeno noi che se non siamo 300 giovani e forti, senz'altro siamo davvero pochi.
In Italia si comprano pochi libri, si legge il giusto, e il livello culturale va di pari passo con la decadenza politica e morale.
Non parlo mai di politica, non perché sia sporca e sicuramente è lercia, ma perché è tanto lontana da me quanto la pensione, parlo di superficialità, e non voglio accusare la rete, non è la rete o la tecnologia a rincoglionire, sono i rincoglioniti che si tuffano a pesce nel nulla che in rete circola, distraendosi ulteriormente da qualsiasi temibile attrazione intellettuale.
Leggere qualcosa che sia più lungo di un messaggio di whatsapp o di un like di un qualsiasi social comporta uno sforzo impossibile da sostenere.
Tu giovane o vecchio che decidi di scrivere qualsiasi cosa pensando di diventare il prossimo Camilleri, scrivi perché ti diverte, perché in quel guizzo creativo nel quale speri di avere inventato qualcosa ti senti vivo, scrivi per costruirti una qualsiasi immortalità cartacea, e davvero impara a volare basso.
Io mi limito a guardare quel cielo denso di nuvole in movimento alle spalle di uno dei miei miti e penso che anche lui doveva essere ben tormentato, ricco, povero, alcolista, donnaiolo, forse per tutta la vita arrabbiato e pieno di quel fuoco che alla fine sulla carta fa la differenza.
Insegui quelle nuvole, insegui quel sacro fuoco, e scrivi come se non ci fosse un domani, senza mollare mai il posto fisso, magari un giorno fra 500 anni qualcuno ti scoprirà e finirai in un qualsiasi dizionario virtuale.