Il silenzio della bassa. Un’indagine di Galeazzo Trebbi – Massimo Fagnoni
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Trama
Autunno 2011, dal villaggio Airone a pochi chilometri da Bologna, scompare Celeste Maccaferri, una ragazza di diciassette anni, famiglia piccolo borghese, in crisi economica ed esistenziale profonda. La sezione persone scomparse della Polizia di Stato inizia subito a investigare fra i compagni di scuola, nell’ambito familiare. Parallelamente una disinvolta conduttrice televisiva, Fiorella Benedetti, inizia una sua indagine ufficiosa entrando
prepotentemente nel ménage già sconvolto della famiglia di Celeste, ingaggiando un investigatore privato, Galeazzo Trebbi, costruendo con professionalità un caso con l’unico fine di alzare gli indici d’ascolto dell’emittente televisiva per la quale lavora, una rete privata legata alla curia bolognese. Viene rinvenuto il diario segreto di Celeste e seguendo le confessioni private della giovane inizia una caccia al tesoro fra sette sataniche di periferia, il parroco del villaggio, e infine un giovane nord africano che lavora a pochi chilometri dalla villetta Maccaferri. Solo Galeazzo Trebbi con il suo metodo di investigazione vecchio stile e la conoscenza dei luoghi e dei personaggi della città riuscirà a dare una svolta alle indagini.
Recensione a cura di Simonetta Spurio
Pur essendo pubblicato in una collana di Noir, il “Silenzio della bassa” non ha la pastosità angosciosa e la vischiosità cinica del Noir. Se proprio dovessi mettergli un’etichetta, cosa peraltro non obbligatoria e sempre arbitraria, lo definirei più un poliziesco. Si tratta di un’indagine che porta sulla scena molti personaggi e situazioni con una capacità notevole di penetrazione, sono infatti descritti in modo pulito, essenziale e rivelano un notevole spessore umano e psicologico. I protagonisti ed i personaggi secondari esordiscono e si muovono sulla scena senza pudore, come cita Fossati in apertura, ma anche senza il peso di un giudizio morale preconfezionato che piuttosto viene lasciato al lettore in base alla propria sensibilità e alle situazioni oggettive della vicenda. Non ho parlato di “muoversi sulla scena” a caso, infatti per me il libro ha una notevole capacità di evocare immagini.
A giudicare dalla fatica che ho fatto ad abbandonare la lettura per le normali incombenze quotidiane, posso affermare che il libro ha anche un buon ritmo e una ben dosata carica di tensione. Non la tensione adrenalinica dell’azione e dei colpi di scena ad effetto, ma la capacità di far interagire vari livelli di narrazione, con i relativi protagonisti, in un intreccio serrato. Sulla vicenda non posso e non devo dire niente, se non che svolgendosi in un ambito “casalingo” svela aberrazioni che possono sembrare familiari ma non per questo meno inquietanti.
Grazie per la bella lettura!