Sto guardando le tre puntate di Baricco, Mantova Lectures su Sky Arte, bellissima invenzione.
Che dire?
Baricco mi piace, mi piace il suo prodotto, qualunque sia il suo scopo finale.
Lui racconta cose, sono viaggi della mente, elaborazioni culturali, le ha macinate, digerite, rielaborate, e le propone a una platea attenta in un teatro gremito e devo dire la mia, preferisco godermele dal divano di casa in perfetta solitudine e in realtà non mi sento mai solo quando lui racconta il suo modo di interpretare la realtà.
Mi sembra che stia parlando a me, racconta di una piccola libreria francese e di come una storia possa diventare virale pur nascendo da un equivoco, racconta la vita di Alessandro, il suo viaggio, il suo carisma, descrive un quadro come vorrei sempre fosse descritto, con la passione maniacale di chi non sembra avere fatto altro in vita sua che osservare, studiare, approfondire, con la passione di chi crede davvero nella cultura, nella mente umana.
Associa un quadro a un brano musicale e ne trova un senso, descrive con perfetta sintesi la quinta di Beethoven svelandone la meraviglia e l'intento ultimo dell'autore.
E' l'insegnante che non ho mai avuto, l'amico che non si stanca di accompagnarti nei musei, è soprattutto un momento della mia vita nel quale mi riconcilio con il vuoto assoluto di una quotidianità spesso complicata, soffocante, assediata dalla spietatezza della ripetitività, dalla concretezza della precarietà economica, affettiva, esistenziale.
Baricco mi ricorda che la vita è arte, dovrebbe esserlo, dovrebbe essere un luogo di bellezza e spiritualità.
E chi se ne frega se qualcuno lo trova saccente, o pretestuoso.
Può permetterselo.