Come ho già scritto in post precedenti, in questi ultimi due mesi, da quando ho concluso il mio ultimo romanzo, mi sto documentando sul terrorismo italiano, non tanto con l'intento di scrivere su quella pagina di storia, non ne ho né le competenze né la voglia, ma sicuramente per apprendere.
Nel 1977 avevo quasi 18 anni, ero di sinistra, e ho vissuto come tanti coetanei l'evoluzione del terrorismo italiano con partecipazione e attenzione, ricordo ancora quando rapirono Moro, frequentavo il liceo Righi allora e vi risparmio le reazioni di noi studenti.
Eravamo giovani, arrabbiati, sempre in occupazione, sempre in agitazione. Era un periodo violento, burrascoso, pericoloso, collettivo.
Adesso è un periodo decisamente violento, ma morto dal punto di vista politico e non solo, pericoloso, e decisamente individualistico.
Basta guardare le inserzioni su facebook di chi cerca contatti, terribile.
Non so cosa sia meglio se questa calma piatta e morbosa o quella burrasca travolgente e violenta.
Io sto meglio ora, ma i motivi sono ancora una volta esistenziali non certo politici.
Detto ciò, il libro è interessante, la storia delle BR è interessante, la prospettiva assolutamente autodistruttiva è interessante e la certezza che il progetto politico era poco chiaro anche a loro.
Io credevo, nella beata ingenuità dei 17 anni, che quei personaggi misteriosi e pericolosi volessero la rivoluzione, ma adesso è chiaro che neanche loro sapevano cosa perseguire.
Emerge chiaramente, da questo interessante racconto, la disperata solitudine, la testarda determinazione allo scontro, la difficile commistione delle diverse anime che in quel periodo storico composero il variegato esercito di terroristi, fiancheggiatori, e ribelli.
Da leggere insieme alla Notte della Repubblica di Zavoli, illuminante.
Sono quasi pronto per inventare una nuova storia.
Alla fine i banditi sono rivoluzionari come lo furono loro, rincorrono un avvenire nella consapevolezza della totale impossibilità di raggiungerlo.
quì una scheda del libro.
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