mercoledì 31 gennaio 2018

il bibliotecario ... recensione da Economia Italiana






Nuova recensione davvero interessante di economia italiana con una nota biobliografica davvero completa sul sottoscritto.
Ve l'appiccico qui:

Spazio dedicato al bolognese Massimo Fagnoni, classe 1959, laureato in Filosofia, per quasi vent’anni attivo nei servizi sociali e psichiatrici della sua città, mentre da quindici anni a questa parte risulta in forza alla Polizia locale. E proprio dalla collaborazione con la forze dell’ordine sono nati gli spunti giusti per raccontare storie noir. Così dalla sua penna hanno preso voce romanzi di un certo peso, che si nutrono di un contesto graffiato dal degrado, dalla delinquenza, dallo spaccio di droga, oltre che dalle conseguenze legate a filo stretto alla grave crisi economica che negli ultimi anni ha investito l’intero Paese, rapportandosi con preoccupanti risvolti politici e sociali. 
Ed è appunto su questo filone che ha preso corpo "IL BIBLIOTECARIO DI VIA GORKI" (Fratelli Frilli Editori, pagg. 212, euro 12,90), incentrato ancora una volta sul disincantato investigatore Galeazzo Trebbi. Il personaggio che abbiamo imparato a conoscere durante gli anni del terrorismo, per poi ritrovarlo in scena in ambiti più locali, ma sempre di grande impatto. Lui pronto a frugare fra le miserie e l’emarginazione della sua città, rapportandosi con i privilegi e il lusso della ricca borghesia, ma anche scavando sotto il tappeto dell’indifferenza. 
Tematiche che l’autore riporta in scena in questo suo ultimo lavoro, intriso di errori di percorso e di discutibili rapporti, ma anche supportato da personaggi ben caratterizzati (gli bastano infatti pochi tratti per rendere credibili i suoi protagonisti). Ferma restando un’apprezzabile costruzione della trama, mai lasciata al caso, pronta a rapportarsi con la quotidianità dolente che si nasconde dietro una buona dose di indifferenza. Ma veniamo a briciole di trama legate al lavoro che stiamo proponendo: 
“Davide Ciampi è un uomo tranquillo, laureato in storia, lavora come bibliotecario in via Gorki, quartiere Navile di Bologna, ha due figli e una moglie commercialista che porta a casa i soldi e non nutre per lui una grande considerazione. Davide ha un unico amico, e se ne rende conto solo quando scompare in una città zeppa di neve. Si tratta di un ambulante nordafricano che ha circa la sua età, che si chiama Alì e che vende la sua merce davanti alla Coop di via Gorki. Lui è il primo ad accorgersi della sua sparizione quando ritrova la merce abbandonata davanti al supermercato”.
Nessuno sembra interessato alla sua comparsa, ma non certo Davide, che troverà supporto in Galeazzo Trebbi, il quale decide di aiutarlo per cercare di capire cosa sia realmente successo. In questo spalleggiato dal commissario Guerra e dai suoi uomini. “La verità, come al solito, si anniderà dietro le pieghe di una città sazia e annoiata, dove nulla è come appare e nessuno risulta davvero innocente, tranne Davide, che in questa vicenda perderà i suoi punti di riferimento. Tanto che la sua vita non sarà più quella di un tranquillo bibliotecario di periferia”. 
Per la cronaca Massimo Fagnoni aveva debuttato nella narrativa di settore nel 2010 con Bologna all’inferno (Giraldi), seguito a ruota da La ragazza del fiume (0111 edizioni) e quindi, l’anno successivo, da Belva di città (Eclissi), primo romanzo della serie imbastita sul maresciallo Greco. E poi via via sino ad accasarsi alla Fratelli Frilli, per la quale ha pubblicato Il silenzio della Bassa, Il giallo di Caserme Rosse e Bologna non c’è più (primo premio al concorso letterario “I Sapori del giallo”, poliziotti che scrivono). In ogni caso inframmezzando le uscite targate Frilli con altre per i tipi della Eclissi, della Giraldi e della Minerva, per la quale nel 2017 ha pubblicato Il ghiaccio e la memoria." (Mauro Castelli)http://www.economiaitaliana.it/…/PerchA-il-papa-si-affida-a…

domenica 28 gennaio 2018

polizia locale ... noi ragazzi del 59




Gennaio 2018, entro in un qualsiasi patronato consapevole del fatto che non ne uscirò vivo.
So che è presto, troppo presto, quest'anno compirò 59 anni, sono troppo giovane per aspirare alla pensione, ma voglio sapere quanti anni mi mancano e soprattutto quanti ne ho maturati.
Una solerte impiegata, cortese e motivata, mi accoglie, premette che non essendo iscritto al loro sindacato dovrò pagare un contributo alla fine, lo sapevo già, ormai neanche il patronato è gratuito, ma chi se ne frega.
Fa i conti e la sentenza è quasi immediata, ho iniziato a tribolare nel 1980, però ho perso mesi per strada, quindi maturerò i 36 anni di contributi nel marzo del 2018, quindi andrò in pensione con tutto comodo nel 2026.
Tranquillo, mi dice, ci andrai con il contributivo, non con la pensione di vecchiaia, a soli 66 anni e sette mesi.
Le lascio anche 20 euro di contributo, ed esco, la gambe molli, una leggera nausea, e un senso di morte incombente.
Io godo di buona salute, perciò nulla osta che possa continuare a lavorare per strada fino a sessantasei anni.
Già adesso la vista vacilla, di notte non ne parliamo, sono leggermente sordo, e se rimango in piedi troppe ore la mia fascite plantare chiede dazio, ma a 64,65, 66 anni come sarò?
Non penso solo al fisico, anche alla capacità di evitare i pericoli per me e per gli altri, la memoria, la vista, la forza.
Come potrò essere utile in divisa?
Quanto sarà imbarazzante uscire in pattuglia?
Quale immagine darò dell'amministrazione per la quale lavoro?
Forse in un piccolo comune, molto piccolo, potrei occuparmi di anagrafe e mercati, non senza fatica, ma potrei farlo, ma in una media città con mille problematiche sociali di cosa potrei occuparmi a 65 anni, a 66?
Le contraddizioni del nostro piccolo, mediocre paese ci stanno esplodendo in mano e noi saremo le prime vittime del paradosso.
Arrivo a casa, accendo la televisione, hanno firmato il contratto i dipendenti statali, i colleghi della polizia e i carabinieri avranno presto l'aumento, loro vanno già in pensione prima di noi.
Meglio per loro ... peggio per noi, figli di un dio minore

Massimo Fagnoni delegato SULPL Bologna

sabato 27 gennaio 2018

Il bibliotecario di via Gorki ... recensione di Milano Nera



Qualche anno fa era una chimera una recensione di Milano Nera, poi ho cominciato a pubblicare con Frilli e sicuramente lui ha fatto la differenza, ho conosciuto gente in gamba, giovani autori, intellettuali del nero, sceneggiatori gente appassionata come Mirko Giacchetti che conobbi a Lomellina e che da allora frequento nel web e che nel frattempo è cresciuto come scrittore, è sceneggiatore, spero un giorno anche per me, attore e mente accesa una volta tanto, persona intelligente, come Alessio Piras.
Io non ho tanti amici e invecchiando il concetto di amicizia muta e si trasforma, l'amicizia non è più condivisione di quotidiano ma più spesso di idee, di passioni e quindi grazie a Mirko, a Milano Nera e alla sua bella recensione che potete leggere 
qui

martedì 23 gennaio 2018

black mirror ... caduta libera



Black Mirror fa pensare mi dice un amico, uno di quelli che ama come me netflix più di ogni altra cosa televisiva ormai.
Vi consiglio intanto l'episodio Caduta libera perché è geniale nella sua semplicità e quanto mai realistico.
I like ci seppelliranno, già lo stanno facendo, inseguiamo nei social i like come fossero denari da accumulare, ma sappiamo perfettamente che dietro c'è spesso il nulla.
Scrittori che mi chiedono senza conoscerli e senza averli mai letti di cliccare mi piace al loro libro così, per simpatia, compiliamo test sicuramente farlocchi per poi postarli orgogliosi, insomma inseguiamo un virtuale apprezzamento, ma che cosa rimane alla fine?
Frequento i social, e non ne faccio mistero, principalmente per diffondere i miei scritti, pubblicità quasi gratuita in un panorama editoriale colmo di tutto e del suo contrario, ma lo ammetto poco mi interessano i like, poco ci credo, costano il tempo di un clic e io stesso confesso di distribuirli con leggerezza.
Nel telefilm in oggetto la realtà è ancora più spietata con i like del mondo cresci in considerazione ed è l'unico modo  per sancire la propria esistenza e avere accesso al lato "giusto" del mondo.
Fiction? non credo, fra poco diventerà realtà e chi avrà un basso punteggio in gradimento non potrà più affermare la propria personalità in altro modo se non attraverso la rete.
Se pensate a come la rete ha portato  ragazze e ragazzi al suicidio non credete che stiamo ormai per superare il punto di non ritorno?

lunedì 22 gennaio 2018

sabato 20 gennaio 2018

la presentazione di Corticella gennaio 2018



La presentazione di ieri sera ha segnato sicuramente un salto di qualità.
Dopo alcuni anni nei quali ho presentato i miei romanzi a Corticella continuando con costanza a frequentare i luoghi di aggregazione storici del quartiere, ieri sera per la prima volta ho avuto la palpabile sensazione di essere riconosciuto dai tanti presenti,  alcuni di loro ormai assidui frequentatori delle mie presentazioni.
Ho ricevuto un concreto attestato di affetto dai tanti intervenuti e sento di avere segnato una prima concreta tappa nel mio percorso di scrittore.
Corticella rappresenta una porzione importante nella mia esperienza di vita e grazie a Galeazzo Trebbi è diventato territorio di appartenenza.
Grazie a  Valerio Gardosi del Blues Cafè, e del suo appoggio e condivisione.
Grazie a Paola Picco e alla biblioteca di via Gorki.
Grazie a Stefano Baratti dell' Associazione della Cà Bura del Parco dei Giardini e a tutti gli amici intervenuti.
Scrivere è mestiere faticoso, ma quando i risultati sono così tangibili tutto diventa leggero e dà un senso al nostro esistere.

mercoledì 17 gennaio 2018

Fabri Fibra - Stavo Pensando A Te



Non amo il rap, ma per Fabri Fibra faccio un eccezione, forse perché non è uno sbarbino e racconta storie plausibili, i suoi testi non sono mai scontati e alla fine sembra contro corrente, racconta un'Italia in salita e non fa il gradasso, la sua fragilità, vera o fittizia, funziona. Ricorda Vasco Rossi in questo bel brano, ma possiede una sua originalità, il personaggio del resto mi piace da tempo e la sua incertezza è la nostra incertezza e non importa l'età, importa l'anima e in questa canzone c'è.

E a chi non è mai capitato di pensare a una qualsiasi lei/lui e pentirsi di ciò che si è fatto e la stanchezza del vivere affiora nella canzone, quella stanchezza che a volte mi farebbe davvero scappare a gambe levate da un quotidiano che fiacca la creatività e annulla i desideri.
E bravo Fabri Fibra.



mercoledì 10 gennaio 2018

Recensione del Corriere di Bologna



Sabato pomeriggio, sto guardando The closer il mio telefilm preferito del momento.
Qualcuno mi chiama al cellulare, e solitamente sono seccature il sabato, difficilmente belle notizie, a una certa età funziona così.
Invece dall'altra parte c'è un giornalista del Corriere di Bologna che vuole intervistarmi in merito al Bibliotecario di via Gorki, lo sta leggendo e ha pensato anche di scriverci un articolo.
Per un attimo temo lo scherzo di qualche collega burlone, in polizia municipale ne conosco diversi, invece è vero, autentico, è un giornalista, Massimo Marino, persona di cultura che si occupa della pagina culturale del Corriere e ha, scopro, vari interessi e passioni, come il sottoscritto.
Mi cambia il senso della giornata, mi ricorda che sono uno scrittore, e mi dona una bella sensazione, rinforzando il mio ego che ogni tanto ha bisogno di un buon ricostituente.
L'articolo è perfetto, chiaro, intelligente, come lo vorresti a ogni nuova uscita.
Grazie quindi a Marino e a ogni giornalista che ha deciso di perdere il proprio tempo per leggermi e magari recensirmi.
In questo mercato saturo di ogni forma di scrittura è oro colato leggersi in un giornale solo per il fatto di avere scritto un libro, provare per credere.

martedì 9 gennaio 2018

Genius




Storia vera e  aderente alla realtà dei fatti, il film composto da un cast stellare, narra la storia di amicizia e professionale fra lo scrittore Thomas Wolfe e il suo editor Max Perkins.
Il film è dignitoso senza essere travolgente, ma la cosa che mi ha colpito soprattutto è il racconto del rapporto  fra lo scrittore e il suo editor.
Il rapporto scrittore editor è uno degli aspetti più interessanti nel progetto di costruzione di un libro di narrativa.
Nella mia esperienza ho incontrato diversi modelli di editor tutti al femminile e tutti interessanti.
Il rapporto che si crea con l'editor è importante, intimo, anche se vissuto a distanza, perché l'editor è colui che entra in contatto per primo con il tuo lavoro di scrittore.
Detto ciò mi sono quasi commosso compenetrandomi nella vicenda, provate a immaginare anni 20, essere un giovane scrittore a New York, e vendere 15000 copie in un mese, mentre nella stessa casa editrice ci sono scrittori del calibro di Fitzgerlad e Hemingwai, una casa editrice potente e un momento storico nel quale essere scrittori poteva significare vivere a contatto con i mostri sacri della nostra letteratura.
Il lavoro che i due uomini, lo scrittore e l'editor, tessono per arrivare alla pubblicazione dei due romanzi di Wolfe è impensabile in un periodo storico nel quale l'editing spesso viene sacrificato a causa di esigenze di mercato, un mercato saturo di libri,  pubblicazioni, autori, dove emergere diventa davvero quasi impossibile.
Quello era un periodo magico, dove però si moriva per un qualsiasi accadimento casuale, come accadde al giovane Wolfe scomparso a 38 anni per una tubercolosi celebrale, privando il mondo di un autore davvero interessante.
La scrittura però può rendere immortali, congelando nel tempo il talento della giovinezza.

domenica 7 gennaio 2018

the closer



In questo periodo di feste natalizie 2017 nonostante io abbia tutto da sky a Netflix alla fine per rimpinzarmi di qualcosa veramente buono ho dovuto fare una scorpacciata di questa serie tv andata in onda dal 2015 al 2012.
La protagonista, il vice capo Johnson, è un'attrice con i fiocchi ed è coadiuvata da un team di attori e colleghi bravissimi, ognuno con un'umanità e una concretezza spettacolari.
I casi sono dei puri polizieschi metropolitani in una Los Angeles apocalittica ma mai priva di una particolare sfumatura di originalità.
I casi, tutti diversi, sono sempre interessanti, non manca il senso dell'umorismo e diventa impossibile non  entrare in empatia con lei e con i comprimari.
Se decidete di guardarla trovate tutte le sei stagioni in rete.
Merita.

sabato 6 gennaio 2018

call of duty WWII



Cosa deve essere stata la seconda guerra mondiale per chi l'ha effettivamente combattuta?
Cosa hanno provato quegli uomini entrando in un qualsiasi campo di concentramento tedesco? Soldati abituati a obbedire e a morire ma non a chiedersi il perché delle loro azioni.
Allora non si parlava ancora di trauma post traumatico da stress, allora si tornava alla propria vita per chi aveva la fortuna di ritrovarla e si ricominciava, o come in Europa si ricostruiva.
Un tempo tanto vicino da essere ancora presente alle nostre più o meno oneste commemorazioni.
Ma se da una parte c'è la politica, la storia, le speculazioni filosofiche e le dinamiche di potere, dall'altra ci sono gli uomini, milioni di uomini che hanno combattuto, che sono morti, spesso nemmeno sapendo il perché.
Vi sembrerà improbabile, ma la mia esperienza di gioco con Call of Duty WW2 mi ha suscitato riflessioni, mentre ero intendo ad ammazzare nazi in giro per l'Europa.
Il gioco è come un film, inizia con lo sbarco in Normandia feroce e violento come nel mitico Salvate il soldato Ryan e tutto il gioco è guerra, guerra pura, ma ci sono anche i personaggi e un'amicizia che lega tutta la vicenda, ci sono uomini, puzza di piedi, sudore e sangue, molto sangue.
C'è l'onore e cosa serve l'onore, cosa rimane dell'onore?
Forse una medaglia da deporre sulla tomba di un fratello che come uno spirito buono accompagna il protagonista per tutto il gioco.
E il protagonista sei tu che imbracci il garand, piuttosto che una delle innumerevoli armi che troverai sul tuo cammino.
Ho giocato nella modalità più feroce, ma nonostante non abbia più i riflessi di un ventenne me la sono cavata, anche perché, ripeto, Call of duty non è semplicemente un gioco.
Non ho provato l'esperienza multiplayer e ho solo provato l'angolo zombie.
Non mi interessa interagire con ciurme di adolescenti assetati di record e non c'erano zombie nella seconda guerra mondiale.
Il gioco non è solo ginnastica per cervelli pigri, può anche essere un'esperienza intellettuale, e se poi mi sbaglio chi se ne frega, a me piace, a prescindere.

venerdì 5 gennaio 2018

Il bibliotecario vi aspetta in via Gorki




Era destino una presentazione nella biblioteca dove si svolge in parte la trama del mio ultimo romanzo. Vi aspetto con l'amico Davide Pappalardo, le letture di Marco Piovella e una vera e propria ambientazione in tempo reale, per chi ha già letto il romanzo, e per chi vuole prima capire cosa si cela dietro la vita quotidiana di un bibliotecario di periferia.
Vi aspetto il 19 gennaio 2018 alle 19 in via Gorki, con il Blues Cafè di Valerio Gardosi, Paola Picco e un quartiere da scoprire.

giovedì 4 gennaio 2018

Il bibliotecario di via Gorki ... frammenti 2







“È stato un caso, non voleva toccarmi la caviglia, sicuramente si è agitata sotto il tavolo mentre parlava e mi ha sfiorato per sbaglio, dico, sono vecchio … vecchio per lei perché a quarantotto anni sono ancora accettabile, mica da buttare, dovrei fare palestra, forse, e mi sa che adesso mi decido a trasformare il secondo garage quello vuoto, ci attacco una bella stufetta elettrica e una panca, due attrezzi, e mi rimetto in forma come Kevin Spacey in American Beauty, tanto Aurora non potrà che approvare, ma forse con una sbarbina come quella io avrei qualche speranza sfoggiando informazioni, del resto i giovani adesso sono così approssimativi, con quel linguaggio strappato e sintetico fatto di faccine, abbreviazioni e poco altro, senza sentimenti, senza emozioni, ecco ciò che cercano certe ragazzotte emozioni vere”.