venerdì 26 luglio 2019

Uno di noi






Il primo pensiero è stato per lui, 35 anni, una faccia da italiano buono, uno dei tanti carabinieri che ho conosciuto lavorando per strada, spesso insieme a loro, per un controllo straordinario del territorio, o in Piazza Verdi, o durante uno sgombero,  uniti in un servizio deciso da altri, e in quei casi si parla, ci si confronta sui rischi, ma anche sulle cose della vita, un matrimonio, il mutuo da pagare, i figli... 

E Mario avrebbe potuto essere figlio mio, sposato da poco, una vita davanti, un lavoro del quale andare orgogliosi al punto da sposarsi in divisa.
Non è morto in un conflitto a fuoco con pericolosi latitanti, è stato ucciso da un qualsiasi balordo che aveva rubato una borsa dalla quale pensava di ricavare 100 euro per la sua restituzione.

Il secondo pensiero è andato ai miei colleghi più giovani, quelli che tutte le settimane arrestano balordi della stessa risma, ladri di polli, spacciatori spesso tossicodipendenti, ladri di biciclette che nel novanta per cento dei casi non vanno nemmeno in galera, ma al massimo subiscono un obbligo di firma, un divieto di dimora, perché il furto è considerato un reato minore nel nostro paese garantista.

Ma le otto coltellate necessarie a spegnere le speranze esistenziali di Mario e dei suoi familiari non sono un reato minore, sono state inferte con l'intento di uccidere per non rischiare la direttissima, o magari perché era fatto di qualche sostanza, gente che non ha nulla da perdere e che nel nostro paese rischia pochissimo, non puoi toccarli, non puoi difenderti, se li arresti devi subire l'umiliazione di vederli quasi sempre andare liberi a fare danni altrove.

Tutte le divise sono a rischio in questo paese che talvolta rasenta il ridicolo, specie quando antepone i carnefici alle vittime.
Puoi morire per un arresto banale, per un controllo, per un qualsiasi servizio uno dei tanti che la Polizia Locale svolge regolarmente con i tanti arresti effettuati per reati simili.

Penso ai colleghi che davvero potrebbero essere figli miei, giovani, motivati, orgogliosi di indossare la nostra divisa e contenti quando il cittadino ringrazia per l'arresto del ladro di turno, dello spacciatore che vende morte. Inutile cercare di scoraggiarli, hanno l'entusiasmo della giovinezza e il desiderio di sentirsi valorizzati compiendo il proprio dovere, ''per servire e proteggere'', come dicono in America...  anche se questo vuol dire rischiare la vita o la salute, come successo ieri ai colleghi di Genova, circondati e fatti oggetto di lanci di bottiglie da un branco di delinquenti stranieri che tentavano di far fuggire un pusher appena arrestato.
Noi lo facciamo il nostro dovere, nessuna divisa esclusa, 365 giorni l'anno, 24 ore su 24.

Adesso tocca alla Stato fare il suo, siamo stanchi di piangere i nostri morti mentre chi uccide continua a farla franca.
Un abbraccio ai colleghi dell'Arma e alla famiglia di Mario Cerciello Rega, uno di noi.
Nessuno deve restare indietro.

Massimo Fagnoni delegato SULPL Bologna




mercoledì 24 luglio 2019

La linea verticale



La linea verticale significa rimanere in piedi, rimanere vivi.
Così sulle tracce delle opere di Mattia Torre scomparso prematuramente pochi giorni fa ho cominciato a vedere questa realizzazione Rai in 6 puntate interpretate magistralmente da un Mastandrea in stato di grazia, illuminato da quel tunnel fosforescente che ci aspetta tutti alla fine del viaggio.
Si parla di cancro, si parla di ospedali, si parla di morte.
Argomenti pesanti entrano dentro e fanno male specialmente quando chi è in ospedale è relativamente giovane, ma giovani o non giovani la vita è una sola e come dice il protagonista, un attimo prima sei tutto preso dal tuo quotidiano un attimo dopo ti ritrovi in una delle istituzioni totali più restrittive del mondo, l'ospedale e decidi di starci per curarti, operarti, insomma sfangarla.
E non c'è possibile educazione alla precarietà dell'esistenza, continuiamo a raccontarci che bisogna vivere con più leggerezza, che non dobbiamo farci soverchiare dalle nevrosi quotidiane, ma ci ricordiamo dell'importanza di vivere liberamente solo quando siamo a un passo da essere fottuti.

Guardatevi la Linea verticale se ne avete il coraggio e ringraziate per ogni giorno concesso, per ogni serata fra buon vino, buon sesso e buoni amici, perché la vita è un battito di ali di farfalla a un passo dalla tempesta.

Su Raiplay

lunedì 22 luglio 2019

Burnout fra colline e valli



Chi mi conosce sa quanto mi costa muovermi dalla bassa per andare in giro a parlare dei miei scritti.
Invecchiando sono diventato pigro e sempre più schivo, ma in questo caso faccio un'eccezione.
Serata in collina a Tolé con l'amico Arcangeli e Sabrina Leonelli parleremo dei nostri libri e spero ci saranno molti villeggianti ad ascoltare.
Vi aspetto.
i dettagli li trovate sopra.

domenica 21 luglio 2019

la luna e ... la pensione



Vi parlo con la pancia dalla mia domenica sera, accanto a farmi compagnia un fedelissimo ventilatore.
Sono soddisfatto del mio fine settimana, ho appena saldato il carrozzaio per i danni della grandine … 1000 euro e la macchinina è quasi come quella che avevo acquistato, valore 12000, interessi dei crucchi nemmeno li ricordo (è una up) la finirò di pagare fra 2 anni e mezzo ma già oggi vale la metà della metà.
Accendo la televisione e avrete notato parlano solo di Luna, i 50 anni del primo atterraggio dell'uomo sulla Luna, esticazzi direbbe il grande capo di seiunozero.
Io c'ero, ero bambino, ma mio padre mi diede il permesso di assistere, perché mio padre ci credeva nel grande sogno, e per questo penso ancora a lui con tenerezza.
Oggi il nostro eroe PARMITANO è in orbita da qualche parte, e io lo ammiro, non tanto e solo per questo fatto, ma perché lui ce l'ha fatta a realizzare il suo sogno, che attenzione è solo suo, esclusivamente suo, indissolubilmente suo, o sbaglio?

Il suo sogno è anche vostro?
Dai non scherziamo.
50 anni fa sono scesi sulla Luna e allora?
Qualcosa è cambiato?

Facciamo una botta di conti.
Oggi leggo in rete che la CGIL, che il Signore la benedica, e accidenti ai 20 anni di tessera che ho pagato per lei, propone 66 ANNI PER ANDARE IN PENSIONE, CON 42 ANNI DI CONTRIBUTI E 1000 EURO.

Ditemi che è una notizia falsa, ditemi che sto sognando, perché diversamente, cosa frega a me, cosa può fregare a voi che l'amico PARMITANO sia in orbita  inseguire il suo sogno?

Qui a terra ci sono i compagni del PD, i compagni della CGIL che ci stanno dicendo che non ci sono soldi e che dobbiamo morire lavorando.

Fra la Luna e la malinconia cosa devo festeggiare? E soprattutto posso scendere? Anche in corsa.

sabato 20 luglio 2019

VALERIO MASTANDREA "Gola"..( 2a parte) di Mattia Torre..cinema palazzo ...






Mattia Torre non lo conoscevo e lo scopro solo ora apprendendo che è morto, relativamente giovane, a 47 anni per un tumore, ma conoscevo indirettamente il suo talento visto che Boris, serie nella quale è stato sceneggiatore, è una delle fiction italiane che ho profondamente amato.

Il talento di descrivere vizi e virtù del nostro paese e del nostro tempo con leggerezza e intelligenza non è cosa comune, vi lascio al bravo Mastandrea, che interpreta un brano di Torre, raccontando una delle nostre peculiarità tutta italiana, tutta nostrana, trasversale, apolitica, universale, che bene descrive la nostra vera essenza.

Il nostro paese è farcito da diverse anime, fazioni, schieramenti, organizzazioni, partiti, cosche, e i più scaltri sono bravissimi a pontificare esprimendo giudizi, sparando a zero, ma l'unica cosa che davvero sappiamo fare in maniera magistrale è cucinare e mangiare e guai a chi ci rompe le scatole quando lo stiamo facendo.

La nostra è fame atavica, chimica, eterna e per soddisfare questo appetito ci dimentichiamo di tutto e di tutti indistintamente, mostrando solo in quel momento di massima voracità la nostra vera essenza.

la  parte la trovate su youtube


venerdì 19 luglio 2019

Riforma della Polizia Locale ... la storia infinita





In un luglio tropicale dove gli uragani imperversano sulla riviera adriatica improvvisamente viene annunciata la legge delega per permettere all'attuale governo di costruire in un anno una concreta riforma della vetusta legge 65 dell'86, una legge di 33 anni fa.



Quando uscì quella legge, negli anni 80, l'Italia ed il mondo erano diversi: svettavano ancora le torri gemelle a N.Y., Berlino e l’Europa erano divise da un muro e da una cortina di ferro ideologica, l' Italia cominciava a vedere la fine della stagione terroristica... i problemi certo non mancavano e il Parlamento sancì l' inizio del cambiamento della nostra professione, non più vigili urbani ma agenti di Polizia Municipale.

Noi della Municipale, oggi Locale, ci siamo adattati, abbiamo studiato, abbiamo chiesto formazione e oggi lavoriamo su quasi tutti gli aspetti che caratterizzano la sicurezza nelle città, nelle unioni fino ai più piccoli comuni. Siamo praticamente ovunque, siamo 60000, la vera polizia di prossimità.

Due partiti, il Movimento5Stelle e la Lega, avevano presentato due diversi disegni di legge nei quali si parlava di riforma e scrissi, nel 2018, che loro almeno si erano sforzati di fare una proposta e non ci avevano ignorati come vergognosamente avevano fatto i governi precedenti da Berlusconi a Renzi.



Ricordo alcuni passaggi della proposta di legge del M5S:

L’accesso al comparto sicurezza con contestuale integrazione delle norme della legge n.121 del 1981 concernenti l’individuazione dei corpi di polizia che sono sottoposti alla disciplina unitaria della medesima legge”.

all’art. 19 (trattamento economico etc):

1. Al personale della polizia locale compete il trattamento economico spettante agli appartenenti alla Polizia di Stato e organi equiparati.

2. Al personale della polizia locale è altresì corrisposta l’indennità di pubblica sicurezza etc.

6. In materia previdenziale e assicurativa, al personale della polizia locale si applica la legislazione statale vigente per i corpi di polizia ad ordinamento civile etc”.



Alcuni passaggi li ho ritrovati in un disegno di legge presentato pochi giorni fa dai Fratelli d'Italia.

Una domanda sorge spontanea: questi disegni di legge sono strumentali?

Sono buoni tutti a promettere riforme specialmente quando sanno che non verranno mai realizzate.

Fra i punti che leggete sopra e le linee guida relative alla delega al Governo per il riordino delle funzioni inerenti la nostra professione c'è una sostanziale differenza.

Il disegno di legge era semplice, comprensibile anche a un vecchio agente come me, concreto, prometteva un salto di qualità, la possibilità di avere un contratto pubblicistico, uscendo dalla palude dei contratti locali, finalmente avere alcune tutele fino a oggi riservate solo alle forze di polizia statali, con le quali oramai condividiamo rischi e funzioni.

Nella delega al Governo ci sono solo tiepidi accenni a quella legge, nessuna certezza, nessun reale slancio innovativo, ma questo non doveva essere il governo del cambiamento?

Attenti colleghi, nel prossimo anno si gioca una partita di vitale importanza per la Polizia Locale.

Non basta cambiare nome e riverniciare la facciata se non si vuole davvero investire sulla sicurezza delle nostre città, non basta prometterci il taser e magari anche assegnarlo a qualche Comune per poi mandarci allo sbaraglio.

Non possiamo continuare a tirare il carro rimanendo sempre il fanalino di coda... né forze dell'ordine, né impiegati comunali.

Se perdiamo questo treno... se e quando ce ne sarà un altro?

Questo governo ci ha dimostrato, a parole, attenzione e vicinanza, ma adesso deve seguire una reale volontà di cambiamento, il coraggio di andare contro a veti ministeriali e gelosie di casacca, per il bene del Paese e dei suoi difensori più negletti.

Spetta a noi tutti, al di là delle sigle sindacali e del colore politico, sforzarci di dialogare con il legislatore per non sprecare l'ultima possibilità di cambiamento.

Solo uniti si vince.

Massimo Fagnoni Delegato SULPL Bologna




giovedì 18 luglio 2019

lo scrittore e l'impegno sociale



Leggo in questi giorni tristi per la morte di Camilleri gli interventi di altri che come me scrivono e in qualche modo, come me, pubblicano, quindi per definizione scrittori.
Molti di questi parlano, come già avevano fatto in passato, dell'impegno politico e sociale che deve essere patrimonio dello scrittore che proprio in virtù del suo essere ha un dovere morale, civico, politico, di esprimere una posizione, di schierarsi.

Utilizzo il mio blog che ogni anno registro e nel quale sono davvero libero di esprimermi, visto che nessuno vi obbliga a leggermi, per dire che secondo me, il fatto di essere uno che scrive non mi obbliga necessariamente a prendere una posizione e non lo faccio, non  perché rischierei di perdere il 50 per cento dei miei sparuti lettori, ma semplicemente perché non credo che lo scrittore abbia questo dovere morale.

Il fatto di scrivere romanzi, racconti, non mi colloca su un piano diverso dal mio vicino di casa che è molto bravo a riparare impianti idraulici, o al mio medico che è molto bravo a curarmi, io sono uno che ha la presunzione, la faccia tosta e anche l'arroganza di scrivere storie con la pretesa addirittura di venderle,  se fossi un grande scrittore, come Camilleri, forse potrei anche pensare di usare la mia autorevolezza culturale per dire la mia, ma nel mio caso rischierei solo di coprirmi di ridicolo.
Credo che chi vuole capire come la penso dovrà fare lo sforzo di leggere una mia storia e forse qualche indizio utile lo troverà in quei luoghi.

In conclusione:

Ognuno si senta libero di fare le proprie battaglie come meglio crede, scrivendo proclami in un qualsiasi network, esprimendo imdignazione, piuttosto che solidarietà e sacro furore per la causa che crede di dovere perorare, ma lasci gli altri liberi di rimanere nei propri stracci.

Come dichiarò Eco smuovendo l'ira di tanti non concordi con lui:

I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel.

Io la penso nello stesso modo, cerco di usare i socialmedia per pubblicizzare i miei libri, per raccontare storie, mostrando, al massimo, tramonti siciliani e condividendo la recensione di un film o un libro. A volte racconto la mia battaglia sindacale nell'unico ambito che conosco abbastanza bene, il mio lavoro, il resto, l'impegno politico, la sana passione sociale, la lascio a chi ancora ci crede, ai professionisti della politica e a chi non ha mai nessun dubbio, nessuna incertezza, beati loro.

giovedì 4 luglio 2019

Liga ... non è tempo per noi




 La prima tappa dello Start Tour 2019, in programma a Bari, non è andata benissimo: sembrerebbe che dei 50 mila posti disponibili, i biglietti venduti siano stati soltanto 30 mila, poco più della metà

Rubo dal Giornale di Sicilia.

Una breve riflessione.
Io seguo Ligabue dagli esordi, ho quasi tutti i suoi cd, tranne gli ultimi.

Ho amato il suo stile ruvido emiliano, mi piaceva il suo approccio rock e romantico, da Non è tempo per noi, a Ho messo via, Ballando sul mondo fino a Una vita da mediano, Tutti vogliono viaggiare in prima e potrei citarne tante altre.

Ma devo ammettere che, a differenza del meno affine Vasco Rossi, Ligabue ha sempre avuto il problema della ripetitività di toni, ritmi, e in molti casi contenuti.

Adesso siamo davvero al capolinea, non lo ascolto più e come nel caso di Jovanotti alcuni brani mi muovono un discreto fastidio, come l'ultimo Certe donne brillano, con il suo consueto ammiccamento al pubblico femminile fatto spesso di retorica e banalità.

Ero convinto che nel nostro paese il pubblico bue seguisse pedissequamente le mode e le abitudini senza scartare mai di lato  e che Ligabue avrebbe continuato a incassare lodi fino alla fine del suo tempo lavorativo, forse mi sbagliavo e questa potrebbe essere l'unica nota positiva nella constatazione della fine di uno degli ultimi mostri sacri del rock italiano.

Tutto ha una fine, a volte basta ammettere di non avere più nulla di interessante da proporre, e cercare magari nuovi interessi nella vita.