domenica 29 dicembre 2019

il traditore







Ho visto Il traditore, ennesimo film su Cosa nostra.
Che dire, grande Favino, molto somigliante allo storico Buscetta, molto attendibile la ricostruzione di fatti e avvenimenti, ma qualcosa non funziona.
Nel grande elenco di opere, film, scritti, documentari su mafia e derivati non credo che questo film rimarrà come pietra miliare.
Penso più banalmente a un film meno pretestuoso come La mafia uccide solo d'estate di Diliberto che arriva più profondamente dove deve arrivare, fino a commuovere, fino a smuovere ciò che davvero deve essere sollecitato nello spettatore, che non è solo esigenza di informazione, di quella ne siamo pieni, ma moto della coscienza.
Nel film del grande Bellocchio non c'è pathos e Buscetta viene rappresentato solo nella parte della sua vita dedicata al suo riscatto nei confronti di coloro che gli avevano sterminato la famiglia.

Per arrivare alla critica, per vincere un premio, forse era necessario qualcosa che in questo film non c'è, manca una sorta di coraggio interpretativo, manca una sceneggiatura d'effetto.
Se paragoniamo questo film al Padrino, ad esempio, Il traditore scompare.
Il padrino è tratto da un romanzo ma arriva dove vuole, è sconvolgente, travolge lettore e spettatore, fa paura, suscita i giusti sentimenti che ogni forma di mafia dovrebbe smuovere nell'opinione pubblica, il desiderio risoluto  di dissociarsi da una tale forma di barbarie.

Il traditore invece racconta timidamente la storia di un uomo che decise per sue esigenze personalissime di parlare, film dignitoso ma a mio umile parere dimenticabile.

martedì 24 dicembre 2019

Succession




Ho seguito i consigli di radio Due e non so se è stato Federico Bernocchi o Matteo Bordone a parlare di questa serie televisiva ma credo si tratti del secondo che mi piace molto perché è bravo a parlare di cinema, fiction, videogiochi e tutte le cose che il sottoscritto ama da sempre.
Mi sono fidato e ho fatto bene.
Succession è un prodotto curato, interpretato magistralmente da un vecchio leone come Brian Cox affiancato da un ottimo cast fra i quali spicca Jeremy Strong.
La trama è semplice, un vecchio e potente imprenditore dell'informazione americano deve scegliere un successore  in conseguenza di un grave problema di salute, ma in realtà le due stagioni andate in onda fino ad ora sono improntate su una lotta al vertice dell'azienda dove i figli di Logan Roy, (Brian Cox) si scannano allegramente per succedere al trono che il vecchio leader non sembra intenzionato a lasciare.
La trama sembra semplice ma in realtà la scrittura della sceneggiatura è magistrale.
Gli autori hanno creato un universo parallelo dove lo spettatore si ritrova in un mondo inavvicinabile ai comuni mortali, ville da sogno, elicotteri, grandi imbarcazioni, droga e sesso, ma soprattutto una cupa infelicità di tutti i personaggi che rincorrono potere e denaro senza un momento di reale riflessione o una motivazione condivisibile.
Nel 2020 dovrebbe arrivare la terza stagione.
Da non perdere su sky Atlantic

domenica 22 dicembre 2019

the Irishman







Il cinema è morto?
O è morto un certo modo di concepirlo?
Questo film che Scorsese sconsiglia di guardare sul cellulare o in una piattaforma diversa da quella cinematografica, è davvero molto lungo e a tratti mortalmente noioso, ma io l'ho gradito guardandolo a tratti, mentre correvo sul tapis roulant della palestra, piuttosto che nel piccolo schermo del mio hauwei.
E' un film sulla vecchiaia, sulla percezione che noi anziani abbiamo della realtà, rallentata, condizionata dai ricordi, dai fantasmi, dagli insuccessi e dai lutti.
E' un film sula mafia.
Su come la mafia abbia condizionato la nostra vita.
E' un film sull'amicizia, e sull'amicizia tradita.
E' un film sull'ineluttabilità degli accadimenti umani.
Scorre lento come un grande fiume limaccioso, ma arriva al mare e non è questo forse l'unico obiettivo di un grande fiume?

sabato 21 dicembre 2019

La confraternita dei Sikuri ... firmacopie natalizio



Il firmacopie è un' esperienza articolata.
Sono indispensabili alcuni presupposti:
Umiltà, senso dell'umorismo, un fisico allenato e una buona capacità comunicativa.
Un po' commerciante, un po' istrione.

Nella mia esperienza sono stato scambiato nell'ordine per :
Un commesso, un addetto alla sicurezza, un cliente pigro, una persona sospetta; quasi mai gli avventori leggono la locandina esposta accanto a una ventina di copie del mio ultimo romanzo che spiega il motivo della mia presenza in quel punto della libreria.

Le persone sono distratte, specialmente a Natale, corrono alla ricerca di un pensiero per l'amico, la suocera, il nipote, l'amante occasionale, il marito o la moglie, il collega o il superiore.

Nelle grandi librerie di catena ormai puoi comprare quasi tutto oltre i libri, giocattoli, lettori digitali, calendari, puzzle, etc etc.

Nonostante tutto però impegnandosi si riesce a incuriosire il lettore di passaggio, e in questo modo ho venduto diverse copie anche quest'anno e ho acquisito, spero, nuovi lettori.

Alla fine è un'esperienza vivificante, faticosa, creativa, mi ricorda due cose.
Uno,  non sono nulla nel mondo, uno sconosciuto scrittore in un universo editoriale tanto variegato quanto non imbrigliabile in una qualsiasi definizione.
Due, sono uno scrittore che vive e ha un senso, in quanto scrittore, nel sorriso di un solitario fan che mi aspettava alle 14 davanti alla libreria, lui li ha letti tutti i miei romanzi e continuerà a leggerli, quindi fosse anche l'unico dà un senso a tutto il resto.

Buone feste gente.

martedì 10 dicembre 2019

La confraternita intervista di Radio Budrio





Un'intervista radiofonica dalla bassa intorno al mio ultimo romanzo, dura qualche minuto ma può servire per farsi un'idea, se avete 5 minuti di tempo potete ascoltarla qui

lunedì 9 dicembre 2019

Il silenzio della bassa ... recensione




Vi consiglio l' esaustiva recensione a cura del Centro di lettura L'isola del tesoro.

Per chi non conosce Trebbi è una buona occasione per scoprirlo.

Trovate la recensione qui

sabato 7 dicembre 2019

Pezzi unici




Quanto mi piace Castellitto che come il buon vino invecchiando migliora, in questo caso un buon Chianti, con le fave magari e una Firenze spettacolare, che devo dire trovo davvero bellissima nella fotografia di un prodotto tutto italiano sorretto dalla professioalità del bravo Castellitto, con una simpatica partecipazione di Panariello e corredato da un gruppo di giovani attori dignitosi, che spero cresceranno perché il nostro paese sottosviluppato culturalmente ha bisogno di giovani che ancora ci credano nella possibilità di vivere di un mestiere creativo e immaginifico come quello dell'attore.
Io scrivo,  ma vi confesso che non ho mai ipotizzato di potere campare di scrittura, in altri paesi probabilmente è possibile, qui ci riescono davvero in pochissimi, ma per fortuna un mestiere ce l'ho.
Credo invece che fare l'attore non possa essere professione secondaria, richiede anni di studio, dedizione e ... sto divagando.

Castellitto interpreta Vanni un artigiano vecchia maniera che lavora il legno a Firenze, perde un figlio apparentemente suicida, educatore ex tossico, e perde così la moglie e la pace interiore, si ritrova in negozio 5 giovani squinternati che vivono nella comunità dove lavorava Lorenzo, il figlio di Vanni, e che la sanno lunga sulla sua morte.  Le prime 6 puntate, sono a metà stagione, avvicinano progressivamente lo spettatore allo svelamento della verità.

Con il pretesto del nero metropolitano si parla di mestieri residuali, dell'importanza del lavoro artigianale, della bellezza del lavoro creativo, e quindi si parla anche di scrittura e invenzione.

Lo consiglio, potete trovarlo su Rai play on demand o settimanalmente sulla Rai.

giovedì 5 dicembre 2019

le sardine natalizie



Colleghi e amici prima di andare in piazza in quello che probabilmente è stato il primo raduno sardinesco italiano, a Bologna, sono passati in libreria al Secondo rinascimento  a una mia presentazione e dopo, a duecento metri, hanno raggiunto una folla numerosa e festosa in piazza Maggiore.

Alcune banali considerazioni da uno che le piazze le ha frequentate molto negli anni 70.

Non capisco il movimento, mi piace è festoso, allegro, pacifico, educato, ma a cosa serve?
Ha un valore preventivo come l'anti influenzale? Nasce dalla paura della Lega? Nasce per prevenire il contagio, dissuadere gli elettori dubbiosi, fare crescere la consapevolezza? Fare ragionare i potenziali elettori indecisi? Includere? Escludere?

Non mi ero mai soffermato seriamente sul fenomeno perché pensavo che avrebbe trovato un suo percorso di crescita e di affermazione nel tempo, con calma, poi ieri, in auto, sono incappato in un giorno da pecora dove ho avuto il piacere di ascoltare il loro inventore, Mattia Santori, 32 anni, analista di politiche energetiche e istruttore sportivo.
La faccia pulita di un movimento trasparente come acqua di un torrente alpino, ma alle domande simpatiche dei due conduttori di un giorno da pecora, Giorgio Lauro e Geppi Cucciari, non ha risposto male, però ha detto le cose che potrebbe dire uno dei miei amici in palestra durante una sessione di ginnastica dolce, banalità, mezze affermazioni, generiche prese di posizione, come del resto mi aspettavo.

E la conclusione è tutta qui, come lui stesso ha intuito, nel vuoto terribile di contenuti della nostra politica che spinge in piazza migliaia di persone e relative sardine per un generico e confuso bisogno di giustizia sociale, solidarietà e tutte le consuete parole d'ordine che trovate nella fotografia che ho incollato.

Ricordo le manifestazioni degli anni 70, eravamo di più, eravamo arrabbiati, ce l'avevamo con il governo, con la democrazia cristiana, con i poteri oscuri, con la violenza di uno Stato che covava nell'ombra e schiacciava la classe operaia.

Nel bene e nel male avevamo ottime ragioni da spendere.

Il movimento delle sardine invece sembra inconsistente nella sua grandezza, come un mare quieto e vasto in un giorno d'estate, bello da guardare come un'immagine statica.
Spero che il movimento delle sardine non diventi un altro 5 stelle, non abbiamo bisogno di dilettanti,
per andare a fondo bastano quelli che già governano.

lunedì 2 dicembre 2019

A proposito di Burnout




Il burnout è generalmente definito come una sindrome di esaurimento emotivo, di depersonalizzazione e derealizzazione personale, che può manifestarsi in tutte quelle professioni con implicazioni relazionali molto accentuate (possiamo considerarlo come un tipo di stress lavorativo).

Vi incollo sopra una delle tante definizioni.
Quando scrissi il romanzo, nel 2009, avevo in testa due cose, raccontare del mio precedente lavoro di educatore professionale nel sociale, e togliermi qualche sassolino dalla scarpa nei confronti di un ambiente lavorativo che avevo lasciato sbattendo la porta e lasciandomi alle spalle un bel pezzo di vita, quasi vent'anni.

Oggi a 17 anni di distanza scopro che un'educatrice ha letto e apprezzato quel romanzo riconoscendosi in situazioni e analisi, una giovane educatrice che ha un marito educatore e che ha apprezzato Burnout a tal punto da scriverlo sul mio profilo facebook.

Sinceramente, non credevo possibile un tale miracolo.
Giovani educatori che si riconoscono e che condividono analisi, vissuto, aneddoti e vita.

Due considerazioni.

1. Il lavoro educativo è bellissimo, crudele, ti prende tutto e ti lascia spesso esausto e svuotato.
Dovrebbe essere pagato di più, supportato psicologicamente, valorizzato dallo Stato in un paese davvero Europeo, ma a distanza di 17 anni nulla è cambiato, il personale è pagato poco, sfruttato molto,  spesso mandato allo sbaraglio.

2: Scrivere mi ha permesso di riconciliarmi con quel passato, con quella esperienza e mi ha permesso di comunicare, per un attimo, con giovani professionisti, forse perché i vecchi come me  hanno rinunciato a crederci e a lottare per il cambiamento o semplicemente non hanno letto Burnout perché gli stavo troppo sulle palle.

Forse ha avuto un senso scrivere quel romanzo, forse scrivere è davvero il modo migliore per riconciliarsi con il passato e dare un senso al presente.
Comunque sia grazie ancora a chi si è riconosciuto nella mia storia, non smettete di lottare come ho fatto io, forse un giorno, in un italia diversa, davvero europea, qualcuno saprà riconoscere il valore del vostro lavoro.


sabato 30 novembre 2019

la musica moderna




L'immagine sopra è di un giovane contante rapper, ho inserito la sua immagine solo per dare un'idea di ciò che voglio raccontarvi, una considerazione che mi frulla in testa da tempo.
Ma attenzione non voglio parlare di rapper o trap, sottogenere dell' hip hop, o di cantautori come Mahmood, o Calcutta, quello della tachipirina, per intenderci, ma del variegato universo musicale giovanile che attualmente ci tocca di subire quando accendiamo la radio.

Ascolto musica da sempre, mi piace qualsiasi genere musicale, tranne forse il rap americano/italiano e la musica neo melodica regionale, riesco ad ascoltare quasi tutto, ascolto musica in auto, quando scrivo, quando corro o mi alleno in palestra, insomma spesso e volentieri.

Devo ammettere che da qualche anno comincio però  a fare fatica di fronte ai nuovi fenomeni musicali, partendo dalla vittoria di Mahmood a Sanremo dove i giornalisti osannarono il giovane cantautore e la sua canzone, soldi.

A me non piace, non mi piace il ritmo, il testo, l'autotune, e i nuovi effetti sonori che compaiono in tanta musica oggi.
Non mi piace il messaggio di tante canzoni di questi giovani protagonisti trap o rapper, non mi piacciono i video, non mi riconosco in nulla di ciò che vedo o ascolto e credo che la musica apprezzata tanto dai giovani italiani oggi sia quanto di più lontano dal mio sentire, non propone esempi edificanti, non affronta tematiche in modo critico o minimamente costruttivo, e soprattutto è tutta musica per me inascoltabile.

Sono vecchio?

Probabilmente e ora capisco come si fa a disaffezionarsi al futuro, basta analizzare la realtà quotidiana e rendersi conto che la musica si è fermata agli anni 80, e in parte anche la mia vita.

mercoledì 20 novembre 2019

la confraternita ... dicembre 19... firmacopie




Iniziamo con i firmacopie dell'avvento.
Mi troverete senza difficoltà nel pomeriggio di domenica 1 dicembre 2019 nella bella libreria Feltrinelli a Casalecchio, Euromercato.
Vi aspetto per due chiacchiere e se poi volete una copia del mio ultimo romanzo ve la firmo volentieri.

domenica 17 novembre 2019

La nera ... sbirri e giornalisti a confronto




In occasione di Giallo Festival ho avuto la fortuna e l'onore di partecipare al seguente incontro:

CRONISTI IN NOIR
Incontro con giornalisti e poliziotti scrittori.
Nicoletta Tempera del Carlino e Luca Ponzi della Rai.
Io ero presente come scrittore e poliziotto locale.
Alessandro Maurizi come scrittore e ispettore di Polizia.

Mi sono divertito perché una volta tanto sono riuscito a conciliare il mio mestiere di poliziotto locale con il mio mestiere di scrittore, e non solo, ho sentito che le persone impegnate insieme a me a parlare di nera, di noir, di lavoro di strada, di quotidianità vera erano realmente vicine, capivano il mio linguaggio e la condivisione è tutto nella vita di uno che scrive e racconta storie.

Anche noi della Locale abbiamo storie vere, crude, dolorose e dinamiche da condividere e per una volta nessuno fra il pubblico ha avuto nulla da eccepire.
Grazie quindi all'amico Maurizi della Polizia di Stato, al giornalista Ponzi, alla giornalista Tempera e soprattutto agli organizzatori della due giorni bolognese:

Edizioni del Loggione-Damster, Katia Brentani, Massimo Casarini, l'amico giornalista Stefano Zanerini, Lorena Lusetti e tutti quelli che hanno reso possibile l'evento.



venerdì 15 novembre 2019

martedì 12 novembre 2019

grantchester



Ogni tanto scopro una serie vecchia ma che non conoscevo e quindi per me inedita.
Molto gradevole Granchester, su prime tv amazon.
Le indagini umanissime e per questo quasi plausibili di un poliziotto burbero e autodidatta e un prete bellissimo e curioso, nell'Inghilterra del dopoguerra, quando anche essere poliziotti era un mestiere quasi da reinventare, niente dna, pochissimi dati sui quali lavorare e molta miseria.
Invecchiando subisco il fascino del passato prossimo, in un'Europa che funzionava a giradischi, jazz, e molto alcool molte sigarette.
I due protagonisti sono sopravvissuti al secondo conflitto e hanno entrambi cicatrici interiori difficilmente sanabili e insieme affrontano la realtà, si sorreggono, sbagliano ma vanno avanti con coraggio e una dose interessante di follia e anticonformismo.
Davvero interessante, divertente e a tratti commovente.
Su Prime

sabato 2 novembre 2019

Sei anni di Trebbi







E così arrivato alla soglia dei 60 inverni non faccio bilanci ma vi mostro alcune delle mie creature più riuscite, le indagini di Galeazzo Trebbi, investigatore.
Vi lascio con una breve clip che vi presenta molto sinteticamente i sei romanzi


lunedì 21 ottobre 2019

Ray Donovan




Sono wolf risolvo problemi.
Ray Donovan viene pagato e molto, da ricchi danarosi e disperati per risolvere le numerose bassezze delle quali si macchiano quotidianamente nella luccicante Hollywood.
Ma Ray è tanto bravo a risolvere i problemi degli altri quanto in difficoltà nell'affrontare la sua vita, una famiglia di fratelli border line, un padre criminale, appena uscito dopo 20 anni di galera e una moglie e due figli da difendere.
Dinamico, nevrotico, a tratti angosciante, sicuramente esplicito, decisamente intrigante, rientra nei miei canoni e lo consiglio agli amanti del nero metropolitano, dove le regole sono tanto sacre quanto piacevolmente   aggirabili pur di raggiungere un qualsiasi obiettivo.
Su netflix

sabato 19 ottobre 2019

quota 100




Diamo qualche numero.
60 anni, 100 donazioni avis, 16 libri pubblicati.
Pensavo sarebbe stato un anno importante, importante per me intendo.

Invece sono qui a riflettere su quota 100 che mi permetterà, forse, di lasciare il lavoro con 62 anni e più di 40 anni di contributi, ma Renzi dice che è un errore e Renzi è un uomo d'onore.
Lui ha parlato con suo zio che si ostina a definire "vigile urbano" che ha solo 64 anni e cosa vuoi che sia un anno in più di lavoro?.

Sono stanco di Renzi, di questo Stato che continua a chiamarci vigili urbani, e ci tratta come gente che può lavorare fino a 67 anni, insieme a tutti gli altri cittadini, quelli che pagano le tasse, sicuramente perché non hanno scelta, magari perché sono gli onesti che reggono il paese.

Dicono, da che ho memoria, che non ci sono soldi, che stiamo rubando il futuro ai giovani, che sarà quota 100 ad affondare la nave, non i miliardi di evasione fiscale, con la quale tutti si riempiono la bocca, ma sulla quale nessuno è in grado di fare davvero qualcosa.

In conclusione, se non la toglieranno questa manovra iniqua per molti, salvifica per me, io la prenderò al volo, rinunciando a un'immediata liquidazione, si dimenticano di dirlo, rinunciando alla pensione piena, perchè io personalmente mi arrendo, non ci credo più e rendo merito al populista Salvini se riuscirò a raggiungere l'unico numero che davvero può cambiare la mia attuale esistenza.

domenica 13 ottobre 2019

El camino



Va dove ti porta l'universo.
Ho iniziato a vedere El camino con scetticismo.
Perché un film per concludere una delle serie più belle degli ultimi anni?
Era necessario?
Alla fine credo di potere dire di sì.
Non vi racconto nulla,ma anche se lo facessi non farebbe differenza.
El camino è probabilmente la giusta conclusione.
Ci sono alcuni dei personaggi iconici della serie, c'è lo stile inconfondibile di Gilligan, poi c'è Jesse Pinkman il personaggio che doveva scomparire quasi subito in Breaking Bad alla fine rappresenta in un  certo senso la speranza, la possibilità di riscattarsi, la prosecuzione dell'avventura, e l'unico punto di convergenza fra la potenza della finzione cinematografica e creativa e la vita vera è  il fatto che ognuno di noi può avere una seconda possibilità, e che il viaggio non finisce mai di stupire fino a quando il cuore batte.
Buona fortuna Jesse Pinkman e buona fortuna a tutti noi

giovedì 10 ottobre 2019

stranger things 3



Probabilmente è vero ciò che ho letto, sicuramente in questa terza stagione manca l'elemento sorpresa che avevamo gustato nelle precedenti stagioni, ma in ogni caso rimane uno dei progetti più intriganti di Netflix. Questi ragazzini straordinari e in generale il piccolo esercito a difesa del mondo, del nostro mondo con le sue consuetudini, in un'America dove andava in scena Ritorno al futuro, insomma tutta la sceneggiatura e la regia sono davvero evocative di un periodo, i mitici anni 80 direi, nei quali tutto sembrava possibile, tutto sembrava a disposizione.
Allora nascevano i primi video musicali, e si producevano film fantastici, come Ritorno al futuro appunto e la vita di noi giovani sembrava mostrare possibilità, il mondo cominciava a rimpicciolirsi, diventando più fruibile, la creatività era alle stelle.
L'atmosfera di Stranger things mi riporta a quel magico periodo, nel quale ero inconsapevolmente giovane e pieno di inutilizzate energie.
Atmosfera, ritmo, suspense, magia, e tutto il meglio dell'adolescenza in questa produzione Netflix.

sabato 28 settembre 2019

l'istituto




Non c'è niente di più adatto a una qualsiasi vacanza di un romanzo di S.King.
L'istituto è perfetto, tornano i bambini, bambini geniali, torna la claustrofobia dei luoghi e delle situazioni, la sua capacità di creare personaggi credibili e calarli in situazioni impossibili.
Devi amarlo King per sopportare i suoi colpi di scena, le deviazioni repentine, l'improvvisa ma inevitabile intrusione del fantastico.
Dentro c'è tanto, i nostri tempi incomprensibili, la sopraffazione del forte sul più debole, la violenza gratuita, la riscossa dell'innocenza perduta e un carosello di personaggi infantili fragili e potenti.
Ho riscoperto King in vacanza e mi rendo conto che quest'anno tornerò più ossigenato ai consueti crucci quotidiani.

martedì 24 settembre 2019

sostituto procuratore imma tataranni



Non conoscevo Vanessa Scalera ed è stata una  bella scoperta, lei è Imma Tataranni sostituto procuratore di Matera che investiga su vari delitti.
Ho visto la prima puntata che si avvale anche di diversi attori brillanti da Morelli a Cesare Bocci.
La trama, l'indagine, la risoluzione del caso è marginale, interessante lo sviluppo dei personaggi, la commedia, l'ironia, i dialoghi e la potenza della protagonista.
Fondamentale lo scenario, dalla Sicilia alla Puglia, dai luoghi di Montalbano ai sassi di Matera, il paesaggio italiano si mostra al meglio facendo da cornice a una gradevole commedia all'italiana.
Non conoscevo nemmeno i gialli dai quali è tratta che continuerò a non leggere, ma complimenti alla scrittrice, quando un romanzo diventa fiction è spesso preludio di un ulteriore successo.
Ma non provo più invidia, quella la lascio ai giovani.

lunedì 23 settembre 2019

unbelievable




Incredibile è la testimonianza di una giovane che dichiara di essere stata stuprata ma poi viene convinta da madre affidataria e polizia a ritrattare.
Finalmente una serie che affronta, partendo da fatti davvero accaduti in america nel 2008, mi pare, il dramma dello stupro vissuto dall'ottica di un team di bravissime detective, quasi tutte donne, che indagano per arrivare a fermare uno stupratore seriale.
In mezzo al pantano di cattiva informazione, retorica buona per tutte le pance, strumentalizzazioni politiche e spettacolaristiche finalmente una storia che convince, avvince, fa riflettere e mostra un dramma visto dalla parte della vittima e non dell'aggressore.
Bravissime le attrici, tutte.
Su netflix

domenica 22 settembre 2019

ma cosa ci dice il cervello



Io per campare indosso una divisa da 17 anni e ci credo ancora nel mio lavoro.
Gli attori per campare a volte mi sembra che debbano fare cose incredibili, nel senso che un film come questo, che ho visto faticando non poco per arrivare alla fine, non è un prodotto credibile, da nessun punto di vista.
Ha solo un punto a suo favore il cast, alcuni fra i migliori attori della commedia italiana oggi:
Paola Cortellesi, attrice talentuosa, Stefano Fresi,Carla Signoris, Paola Minaccioni, la Pandolfi, Morelli etc.
Ma il film rimane brutto, banale, moralmente innocuo.
Un agente segreto che per riscattare le ingiustizie subite da alcuni suoi amici si impegna per insegnare un po' di educazione a un bullo che vessa il suo insegnante, una paziente che aggredisce un medico al pronto soccorso, un papà che aggredisce l'allenatore di suo figlio, uno stronzo che tratta male una hostess in aereo.
Non c'è pathos, non c'è davvero ironia, non c'è nemmeno un po' di sana violenza,i personaggi negativi davvero odiosi non pagano davvero, come del resto accade nella realtà e il film non decolla mai.
Cosa ci tocca fare per campare, rimane solo l'ultima considerazione di fronte all'ennesimo brutto film italiano.

sabato 21 settembre 2019

Future man




Sempre su prime video altra serie interessante per i matti come me che amano video games e super eroi, un giovane video giocatore dopo avere finito un gioco impossibile si trova catapultato in una realtà virtuale nella quale è chiamato a salvare l'umanità.
Un po' ritorno al futuro, un po' terminator, molta ironia, la giusta dose di violenza e insensatezza, la causa della fine dell'umanità è tutta in un herpes.

martedì 17 settembre 2019

Hakan Nesser ... l'uomo che odiava i martedì




Non sono un amante del giallo svedese, scandinavo e in generale nordico.
Mi piacciono in generale le realizzazioni seriali televisive su netflix o sky ma tendo a leggere altro.
Nesser mi ha conquistato invece con Gunnar Barbarotti un poliziotto fuori da ogni rotta possibile, davvero originale, riflessivo, fragile,di un'umanità che trascende il suo ruolo, sicuramente un poliziotto improbabile nella realtà dura delle nostre città, ma interessante in una trasposizione letteraria.
Non vi racconterò la trama del suo penultimo romanzo, forse uno dei più struggenti.
L'indagine è soprattutto funzionale alla creazione dei personaggi, tutti curati, descritti, approfonditi, quindi non poteva non piacermi.
Vi consiglio di iniziare dal primo L'uomo senza un cane e se vi piace il genere dovrete leggerli tutti, perché è un ciclo che inizia e finisce come capita solitamente delle cose della vita.

domenica 15 settembre 2019

the boys




Tratto dall'omonimo fumetto scritto da Garth Ennis e disegnato da Darick Robertson anni 2006, è una realizzazione Prime video e riesce nuovamente a stupirmi dopo l'esperienza con Happy.


Questa volta i cattivi sono i super eroi in un universo dove sono per tutti le star da amare e imitare ma nella realtà sono psicopatici con pieni poteri di fare e disfare a piacimento.
In un certo senso un'anticipazione dei nostri anni dove non conta ciò che vali ma quanto sei bravo a venderti e mostrarti in rete, non si capirebbe altrimenti il successo di alcuni pseudo artisti/cantanti/blogger che non hanno né arte né parte ma spaccano alla grande.

Linguaggio esplicito, ultra violenza, sesso e molta azione.

Su Amazon Prime Video

venerdì 13 settembre 2019

riflessioni siciliane



Oggi 13 settembre 2019, l'acqua è talmente calda che tuffarsi e nuotare avviene senza fatica, senza sforzo anche per un freddoloso come me.
Alle 16 passo dal bar sulla spiaggia, "Anticaglie" per un caffè, domenica prossima ultimo giorno di apertura, lunedì i gestori partono direzione nord, in sottofondo canta Cremonini e scherziamo sul fatto che è un cantautore bolognese, gli racconto delle nostre colline e di come sia davvero divertente percorrerle in vespa.
Mi chiedono da dove possono salire, gli dico da via Saragozza, per via di Casaglia, ma gli dico anche che la Sicilia è più bella.
Mi dicono che hanno mangiato da Vito, una volta, tortellini introvabili, io gli consiglio La Gigina a Corticella, cucina bolognese doc, non ci sono mai stato ma ne parlano assai bene.
Loro ascoltano Cremonini io penso a una canzone di Battiato

Passammo l'estate su una spiaggia solitaria
E ci arrivava l'eco di un cinema all'aperto
E sulla sabbia un caldo tropicale dal mare


che ascoltavo quando avevo la loro età, anzi ero più giovane.

Sicilia, Emilia, terre lontane, diverse suggestioni, paesaggi, cibi, ma unite in un pomeriggio di settembre, perché l'estate qui non è ancora finita e la testa si sblocca davanti al mare, a una spiaggia deserta, e ricomincio a immaginare situazioni, personaggi, storie.

Mi scappa da ridere quando sento miei coetanei mugugnare che la pensione li spaventa, li spaventa il vuoto, la fine dell'età produttiva.

Il vuoto è vacanza, apre la testa a nuove frontiere, ti permette di fare progetti esistenziali 
nuovi, ti ricorda che non siamo nati per lavorare, ma per vivere e per perseguire l'irraggiungibile felicità che non esiste, ma affiora in un pomeriggio perfetto a Punta Secca.

Se non sapete cosa fare coetanei in età da pensione, ricominciate a fare una cosa bella, leggete un libro, quello che avete abbandonato su qualche comodino e lasciato lì solitario a prendere polvere.


lunedì 26 agosto 2019

13 ... terza stagione



Ho iniziato a vedere la terza stagione di 13 con il consueto prologo educativo comprensivo di avvertenze per l'uso.
Sicuramente 13 è un prodotto interessante perché entra con uno stile tutto suo nel complicato e per certi versi intraducibile universo adolescenziale americano, che ha un denominatore comune con qualsiasi altro universo analogo, la giovinezza, con tutti gli struggimenti, insicurezze, malesseri e pulsioni del caso.
I temi trattati sono universali, bullismo, droga, sesso, violenza gratuita, solitudine esistenziale, incomunicabilità fra diverse generazioni, diversità e chi più ne ha più ne metta.
l'originalità sta tutta nei personaggi che sono spesso improbabili, ma non meno affascinanti.
I personaggi sono cinematografici e in questo modo rendono però la vicenda, farcita di problematiche reali, più intrigante.
Può servire una serie come 13 a fare riflettere i giovani?
Ne dubito.
I giovani, quelli veri che si muovono nel mondo reale, devono fare i conti con diversi aspetti presenti nella fiction, ma nell'italietta di oggi hanno un problema in più, nessuna prospettiva futura, nessuna speranza di realizzazione, nessun aiuto dallo Stato, entità sempre più effimera e alla deriva, e quando devi sbatterti ogni giorno per capire come costruirti un futuro, 13 può diventare davvero una commedia quasi divertente, non trovate?

venerdì 23 agosto 2019

Mindhunter 2


Fine anni settanta.
Tornano gli agenti speciali dell'FBI che crearono l'unità di analisi comportamentale.
Tornano gli efferati omicidi, i serial killer spietati e folli, in questa realizzazione affascinante di un libro Mindhunter: La storia vera del primo cacciatore di serial killer americano (Mind Hunter: Inside FBI’s Elite Serial Crime Unit).

Alla base del nero per eccellenza sicuramente c'è l'analisi della follia psicotica che spinge degli individui quasi sempre solitari a trasformarsi in predatori.
Inquietante, ancora più coinvolgente se davvero basato su storie reali, affascinante ricostruzione di un periodo storico che in un certo senso dovrei conoscere bene, mentre in Italia si sparava nelle piazze (1977) in America si cominciava a studiare un fenomeno, quello dei serial killer, tanto cinematografico quanto terribile.
Bravi gli attori, credibili le ricostruzioni, ottima regia.
Su Netflix

lunedì 19 agosto 2019

Sekiro shadows die twice




Alla fine non ce l'ho fatta a resistere, orfano dei Souls ho fatto la follia agostana, non ho fatto cadere governi ma ho acquistato Sekiro shadows die twice, ho impiegato un oretta a superare il primo combattimento con un mini boss e adesso mi accingo a inoltrarmi nel gioco vero e proprio.
Lo so che mi farà soffrire, lo so che metterà alla prova la mia pazienza e mi farà imprecare e maledire l'acquisto, ma che ci posso fare.
Ho provato  a farmi piacere giochi spettacolari, bellissimi, come Red dead redemption due, ma al di là della longevità, incredibile, e della bellezza e della poesia, all'ennesima galoppata per raggiungere un qualsiasi luogo ho deciso che mi ero davvero rotto le scatole e allora via al nuovo delirio in attesa del loro prossimo gioco che dicono uscirà nel 2020 Elden Ring annunciato come un'evoluzione dei Souls ideato in collaborazione con quel geniaccio di George R.R Martin (Trono di spade) con la regia del grande Miyazaki, insomma vedremo se davvero risponderà alle aspettative dei tanti intrepidi pazzerelloni, come il sottoscritto, che attendono al varco il nuovo capolavoro.
Vi terrò aggiornato sulle mie peripezie con Sekiro, per scoprire se è davvero impossibile, per ora l'esordio lo trovo bellissimo, ma sono davvero poco obiettivo.

sabato 17 agosto 2019

la scimmia nuda





È stato fatto un serio e coscienzioso tentativo di insegnare a parlare ad un giovane scimpanzé, ma con scarso successo. L’animale venne allevato in casa, in condizioni identiche a quelle di un bambino. Associando le ricompense a base di cibo con i movimenti delle labbra, si tentò ripetutamente di persuaderlo ad articolare qualche parola semplice. A due anni e mezzo, l’animale era in grado di dire "mamma", "papà" e "tazza". Alla fine riusciva a dire queste parole nelle occasioni giuste, ed infatti quando voleva bere sussurrava "tazza". Il difficile compito di insegnargli a parlare venne continuato, ma a sei anni (quando la nostra razza supera le 2000 parole), tutto il suo vocabolario non ne comprendeva più di sette. La ragione di questa differenza sta nel cervello, non nella voce. Lo scimpanzé possiede un apparato vocale che da un punto di vista strutturale è perfettamente in grado di emettere un’ampia gamma di suoni. 

Tratto dalla scimmia nuda di Desmond Morris

Ho scoperto La scimmia nuda grazie a Gabbani che vinse mi pare, e convinse, con la famosa canzone di qualche tempo fa, poi mi capitò di imbattermi nel saggio antropologico del noto etologo e decisi di leggerlo. Lo sto ancora leggendo, è uno dei miei compagni di questa estate 2019 e il brano che ho allegato sopra è solo un esempio di quanto questa analisi mostri aspetti decisamente illuminanti sul nostro essere umani, sulle origini, sulla improbabile origine divina e soprattutto sulla nostra evoluzione dovuta in grande parte alle dimensioni del nostro cervello.
Vi consiglio la lettura, per quanto datata (1967), utile per cercare di comprendere chi siamo e le differenze sostanziali con gli altri primati, una per tutte, noi siamo gli unici animali che si dedicano con passione allo sterminio dei nostri simili, uno dei tanti spunti di riflessione. Quando vi troverete a un bivio, spiazzati, indecisi, perplessi di fronte al vostro destino questa lettura forse vi darà qualche utile spunto per ricordarvi che un tempo eravamo solo animali con la coda e poi una scintilla animò il nostro intelletto, che cominciò a lavorare per evolversi e portarci fino a qui, noi siamo il frutto di quella incredibile evoluzione, non lamentiamoci degli effetti collaterali.

venerdì 16 agosto 2019

omicidi a Sandhamn



L'avvenente fanciulla della locandina sopra è una delle protagoniste di questa piacevole fiction svedese ambientata in una amena località turistica, Sandhamn, nell'arcipelago al largo di Stoccolma.
I diversi episodi sono tratti da alcuni romanzi di una scrittrice svedese per me sconosciuta.
La trama segue uno schema sempre uguale, omicidio, indagine condotta dal poliziotto protagonista, l'ispettore Thomas Andreasson spesso coadiuvato dalla bella Nora Linde sua amica d'infanzia, avvocato che trascorre sull'isola parte dell'estate.
Il numero di omicidi perpetrato sull'isola ricorda per certi versi analoga situazione che affligge Cabot Cobe, città fittizia del Maine, dove le persone si ammazzano allegramente ma difficilmente sfuggono al fiuto investigativo della Signora in giallo.
Ecco, Nora Linde è una sorta di avvenente signora in giallo svedese, bella, poco svedese, meno fiuto investigativo ma una innata propensione a trovarsi nel posto giusto al momento giusto per assistere a un omicidio.
La serie è ben scritta, i luoghi piacevoli, i gialli interessanti;  l'idea di ambientare storie truci in luoghi incantevoli ricorda un'altro pacchetto altrettanto improbabile ma godevolissimo come Delitti in paradiso.
Per le vostre serate estive quindi vi consiglio i paesaggi svedesi, scoprirete nuovi personaggi con una grande propensione al buon bere e alla compagnia, pesce affumicato e situazioni delittuose senza l'angoscia tipica dei neri metropolitani.
Intrattenimento puro, senza pretese ma  dignitoso.
Su prime Amazon

martedì 13 agosto 2019

Polizia Locale ... Il Presidente di tutti noi







Lo Schiaffo alla Polizia Locale
Sappiamo bene tutti delle oramai note e infauste parole spese dal presidente della Repubblica contro la Polizia Locale e tutte quelle figure che, rappresentando le funzioni pubbliche, meritano meno considerazione rispetto alle forze dell' ordine...   
Penso così ai tanti poliziotti locali feriti, offesi, aggrediti a morsi, calci, pugni, umiliati, denigrati per strada, in rete, nei social...
Ma penso anche, ad esempio, ai tanti verificatori che si sono fatti spaccare il naso (fino a farsi staccare un braccio con un machete) per pretendere il rispetto di una delle prime e più semplici regole del vivere civile come quello di pagare il biglietto del bus o del treno. 
Davvero, presidente Mattarella, ritiene che lo sputo sulla divisa di un vigile o di un controllore sia meno grave di quello sulla divisa di un carabiniere?

Non mi scandalizzo nemmeno più per la definizione di VIGILI URBANI (il mancato riconoscimento del nostro ruolo viene da molto lontano ed ha tanti politici e presidenti colpevoli di questo) ma se il mio attuale presidente afferma che un'offesa, minaccia, oltraggio alla mia divisa non è equiparabile a quella fatta a un poliziotto o carabiniere allora davvero alzo le mani e penso ai miei colleghi là fuori oggi, sotto il sole d'agosto, a metterci la faccia e la pelle e mi chiedo quanto ancora sarà lunga e dura la nostra battaglia!
Finisco questa mia considerazione con una immagine:








La foto (tratta da Il Resto del Carlino on line - ediz. di Reggio Emilia) dei ''vigili urbani'' di Reggio Emilia che stanno cercando senza soste, insieme alle Forze dell'Ordine, l'assassino della barista  ventiquattrenne Hui ‘Stefania’ Zhou.

Chissà se la guarderà il nostro presidente...e chissà se riterrà ancora che i 69 poliziotti locali caduti in servizio fino ad oggi non meritino lo stesso rispetto dei caduti delle altre Forze dell'Ordine!


Massimo Fagnoni delegato SULPL Bologna



lunedì 5 agosto 2019

absentia



Lei è sempre bellissima per chi ama il genere ed è brava come attrice, in questo caso ha anche speso dei soldi per produrre la serie della quale ho appena terminato di vedere la seconda stagione.

Lei è la Stana Katic di Caste, indimenticabile poliziotta che in questa serie veste i panni di una agente dell'FBI ritrovata dopo 6 anni di rapimento.

La prima stagione è interessante, classico thriller, dalle tinte a tratti fosche, con qualche forzatura e molta fantasia, ma pur sempre godibile.

Il problema subentra nella seconda stagione.

Credo che i replay, spesso resi obbligatori dal successo di una serie, sono rischiosi perché rischiano di svilire quanto di buono era emerso nella prima stagione.

La seconda stagione è più confusa, arrangiata, molte forzature, alcuni dettagli tirati davvero via, diverse imprecisioni e una trama che a tratti sembra sfilacciarsi fino a una conclusione quasi affrettata.

Su prime amazon

venerdì 26 luglio 2019

Uno di noi






Il primo pensiero è stato per lui, 35 anni, una faccia da italiano buono, uno dei tanti carabinieri che ho conosciuto lavorando per strada, spesso insieme a loro, per un controllo straordinario del territorio, o in Piazza Verdi, o durante uno sgombero,  uniti in un servizio deciso da altri, e in quei casi si parla, ci si confronta sui rischi, ma anche sulle cose della vita, un matrimonio, il mutuo da pagare, i figli... 

E Mario avrebbe potuto essere figlio mio, sposato da poco, una vita davanti, un lavoro del quale andare orgogliosi al punto da sposarsi in divisa.
Non è morto in un conflitto a fuoco con pericolosi latitanti, è stato ucciso da un qualsiasi balordo che aveva rubato una borsa dalla quale pensava di ricavare 100 euro per la sua restituzione.

Il secondo pensiero è andato ai miei colleghi più giovani, quelli che tutte le settimane arrestano balordi della stessa risma, ladri di polli, spacciatori spesso tossicodipendenti, ladri di biciclette che nel novanta per cento dei casi non vanno nemmeno in galera, ma al massimo subiscono un obbligo di firma, un divieto di dimora, perché il furto è considerato un reato minore nel nostro paese garantista.

Ma le otto coltellate necessarie a spegnere le speranze esistenziali di Mario e dei suoi familiari non sono un reato minore, sono state inferte con l'intento di uccidere per non rischiare la direttissima, o magari perché era fatto di qualche sostanza, gente che non ha nulla da perdere e che nel nostro paese rischia pochissimo, non puoi toccarli, non puoi difenderti, se li arresti devi subire l'umiliazione di vederli quasi sempre andare liberi a fare danni altrove.

Tutte le divise sono a rischio in questo paese che talvolta rasenta il ridicolo, specie quando antepone i carnefici alle vittime.
Puoi morire per un arresto banale, per un controllo, per un qualsiasi servizio uno dei tanti che la Polizia Locale svolge regolarmente con i tanti arresti effettuati per reati simili.

Penso ai colleghi che davvero potrebbero essere figli miei, giovani, motivati, orgogliosi di indossare la nostra divisa e contenti quando il cittadino ringrazia per l'arresto del ladro di turno, dello spacciatore che vende morte. Inutile cercare di scoraggiarli, hanno l'entusiasmo della giovinezza e il desiderio di sentirsi valorizzati compiendo il proprio dovere, ''per servire e proteggere'', come dicono in America...  anche se questo vuol dire rischiare la vita o la salute, come successo ieri ai colleghi di Genova, circondati e fatti oggetto di lanci di bottiglie da un branco di delinquenti stranieri che tentavano di far fuggire un pusher appena arrestato.
Noi lo facciamo il nostro dovere, nessuna divisa esclusa, 365 giorni l'anno, 24 ore su 24.

Adesso tocca alla Stato fare il suo, siamo stanchi di piangere i nostri morti mentre chi uccide continua a farla franca.
Un abbraccio ai colleghi dell'Arma e alla famiglia di Mario Cerciello Rega, uno di noi.
Nessuno deve restare indietro.

Massimo Fagnoni delegato SULPL Bologna




mercoledì 24 luglio 2019

La linea verticale



La linea verticale significa rimanere in piedi, rimanere vivi.
Così sulle tracce delle opere di Mattia Torre scomparso prematuramente pochi giorni fa ho cominciato a vedere questa realizzazione Rai in 6 puntate interpretate magistralmente da un Mastandrea in stato di grazia, illuminato da quel tunnel fosforescente che ci aspetta tutti alla fine del viaggio.
Si parla di cancro, si parla di ospedali, si parla di morte.
Argomenti pesanti entrano dentro e fanno male specialmente quando chi è in ospedale è relativamente giovane, ma giovani o non giovani la vita è una sola e come dice il protagonista, un attimo prima sei tutto preso dal tuo quotidiano un attimo dopo ti ritrovi in una delle istituzioni totali più restrittive del mondo, l'ospedale e decidi di starci per curarti, operarti, insomma sfangarla.
E non c'è possibile educazione alla precarietà dell'esistenza, continuiamo a raccontarci che bisogna vivere con più leggerezza, che non dobbiamo farci soverchiare dalle nevrosi quotidiane, ma ci ricordiamo dell'importanza di vivere liberamente solo quando siamo a un passo da essere fottuti.

Guardatevi la Linea verticale se ne avete il coraggio e ringraziate per ogni giorno concesso, per ogni serata fra buon vino, buon sesso e buoni amici, perché la vita è un battito di ali di farfalla a un passo dalla tempesta.

Su Raiplay

lunedì 22 luglio 2019

Burnout fra colline e valli



Chi mi conosce sa quanto mi costa muovermi dalla bassa per andare in giro a parlare dei miei scritti.
Invecchiando sono diventato pigro e sempre più schivo, ma in questo caso faccio un'eccezione.
Serata in collina a Tolé con l'amico Arcangeli e Sabrina Leonelli parleremo dei nostri libri e spero ci saranno molti villeggianti ad ascoltare.
Vi aspetto.
i dettagli li trovate sopra.

domenica 21 luglio 2019

la luna e ... la pensione



Vi parlo con la pancia dalla mia domenica sera, accanto a farmi compagnia un fedelissimo ventilatore.
Sono soddisfatto del mio fine settimana, ho appena saldato il carrozzaio per i danni della grandine … 1000 euro e la macchinina è quasi come quella che avevo acquistato, valore 12000, interessi dei crucchi nemmeno li ricordo (è una up) la finirò di pagare fra 2 anni e mezzo ma già oggi vale la metà della metà.
Accendo la televisione e avrete notato parlano solo di Luna, i 50 anni del primo atterraggio dell'uomo sulla Luna, esticazzi direbbe il grande capo di seiunozero.
Io c'ero, ero bambino, ma mio padre mi diede il permesso di assistere, perché mio padre ci credeva nel grande sogno, e per questo penso ancora a lui con tenerezza.
Oggi il nostro eroe PARMITANO è in orbita da qualche parte, e io lo ammiro, non tanto e solo per questo fatto, ma perché lui ce l'ha fatta a realizzare il suo sogno, che attenzione è solo suo, esclusivamente suo, indissolubilmente suo, o sbaglio?

Il suo sogno è anche vostro?
Dai non scherziamo.
50 anni fa sono scesi sulla Luna e allora?
Qualcosa è cambiato?

Facciamo una botta di conti.
Oggi leggo in rete che la CGIL, che il Signore la benedica, e accidenti ai 20 anni di tessera che ho pagato per lei, propone 66 ANNI PER ANDARE IN PENSIONE, CON 42 ANNI DI CONTRIBUTI E 1000 EURO.

Ditemi che è una notizia falsa, ditemi che sto sognando, perché diversamente, cosa frega a me, cosa può fregare a voi che l'amico PARMITANO sia in orbita  inseguire il suo sogno?

Qui a terra ci sono i compagni del PD, i compagni della CGIL che ci stanno dicendo che non ci sono soldi e che dobbiamo morire lavorando.

Fra la Luna e la malinconia cosa devo festeggiare? E soprattutto posso scendere? Anche in corsa.

sabato 20 luglio 2019

VALERIO MASTANDREA "Gola"..( 2a parte) di Mattia Torre..cinema palazzo ...






Mattia Torre non lo conoscevo e lo scopro solo ora apprendendo che è morto, relativamente giovane, a 47 anni per un tumore, ma conoscevo indirettamente il suo talento visto che Boris, serie nella quale è stato sceneggiatore, è una delle fiction italiane che ho profondamente amato.

Il talento di descrivere vizi e virtù del nostro paese e del nostro tempo con leggerezza e intelligenza non è cosa comune, vi lascio al bravo Mastandrea, che interpreta un brano di Torre, raccontando una delle nostre peculiarità tutta italiana, tutta nostrana, trasversale, apolitica, universale, che bene descrive la nostra vera essenza.

Il nostro paese è farcito da diverse anime, fazioni, schieramenti, organizzazioni, partiti, cosche, e i più scaltri sono bravissimi a pontificare esprimendo giudizi, sparando a zero, ma l'unica cosa che davvero sappiamo fare in maniera magistrale è cucinare e mangiare e guai a chi ci rompe le scatole quando lo stiamo facendo.

La nostra è fame atavica, chimica, eterna e per soddisfare questo appetito ci dimentichiamo di tutto e di tutti indistintamente, mostrando solo in quel momento di massima voracità la nostra vera essenza.

la  parte la trovate su youtube


venerdì 19 luglio 2019

Riforma della Polizia Locale ... la storia infinita





In un luglio tropicale dove gli uragani imperversano sulla riviera adriatica improvvisamente viene annunciata la legge delega per permettere all'attuale governo di costruire in un anno una concreta riforma della vetusta legge 65 dell'86, una legge di 33 anni fa.



Quando uscì quella legge, negli anni 80, l'Italia ed il mondo erano diversi: svettavano ancora le torri gemelle a N.Y., Berlino e l’Europa erano divise da un muro e da una cortina di ferro ideologica, l' Italia cominciava a vedere la fine della stagione terroristica... i problemi certo non mancavano e il Parlamento sancì l' inizio del cambiamento della nostra professione, non più vigili urbani ma agenti di Polizia Municipale.

Noi della Municipale, oggi Locale, ci siamo adattati, abbiamo studiato, abbiamo chiesto formazione e oggi lavoriamo su quasi tutti gli aspetti che caratterizzano la sicurezza nelle città, nelle unioni fino ai più piccoli comuni. Siamo praticamente ovunque, siamo 60000, la vera polizia di prossimità.

Due partiti, il Movimento5Stelle e la Lega, avevano presentato due diversi disegni di legge nei quali si parlava di riforma e scrissi, nel 2018, che loro almeno si erano sforzati di fare una proposta e non ci avevano ignorati come vergognosamente avevano fatto i governi precedenti da Berlusconi a Renzi.



Ricordo alcuni passaggi della proposta di legge del M5S:

L’accesso al comparto sicurezza con contestuale integrazione delle norme della legge n.121 del 1981 concernenti l’individuazione dei corpi di polizia che sono sottoposti alla disciplina unitaria della medesima legge”.

all’art. 19 (trattamento economico etc):

1. Al personale della polizia locale compete il trattamento economico spettante agli appartenenti alla Polizia di Stato e organi equiparati.

2. Al personale della polizia locale è altresì corrisposta l’indennità di pubblica sicurezza etc.

6. In materia previdenziale e assicurativa, al personale della polizia locale si applica la legislazione statale vigente per i corpi di polizia ad ordinamento civile etc”.



Alcuni passaggi li ho ritrovati in un disegno di legge presentato pochi giorni fa dai Fratelli d'Italia.

Una domanda sorge spontanea: questi disegni di legge sono strumentali?

Sono buoni tutti a promettere riforme specialmente quando sanno che non verranno mai realizzate.

Fra i punti che leggete sopra e le linee guida relative alla delega al Governo per il riordino delle funzioni inerenti la nostra professione c'è una sostanziale differenza.

Il disegno di legge era semplice, comprensibile anche a un vecchio agente come me, concreto, prometteva un salto di qualità, la possibilità di avere un contratto pubblicistico, uscendo dalla palude dei contratti locali, finalmente avere alcune tutele fino a oggi riservate solo alle forze di polizia statali, con le quali oramai condividiamo rischi e funzioni.

Nella delega al Governo ci sono solo tiepidi accenni a quella legge, nessuna certezza, nessun reale slancio innovativo, ma questo non doveva essere il governo del cambiamento?

Attenti colleghi, nel prossimo anno si gioca una partita di vitale importanza per la Polizia Locale.

Non basta cambiare nome e riverniciare la facciata se non si vuole davvero investire sulla sicurezza delle nostre città, non basta prometterci il taser e magari anche assegnarlo a qualche Comune per poi mandarci allo sbaraglio.

Non possiamo continuare a tirare il carro rimanendo sempre il fanalino di coda... né forze dell'ordine, né impiegati comunali.

Se perdiamo questo treno... se e quando ce ne sarà un altro?

Questo governo ci ha dimostrato, a parole, attenzione e vicinanza, ma adesso deve seguire una reale volontà di cambiamento, il coraggio di andare contro a veti ministeriali e gelosie di casacca, per il bene del Paese e dei suoi difensori più negletti.

Spetta a noi tutti, al di là delle sigle sindacali e del colore politico, sforzarci di dialogare con il legislatore per non sprecare l'ultima possibilità di cambiamento.

Solo uniti si vince.

Massimo Fagnoni Delegato SULPL Bologna