sabato 31 gennaio 2015

le regole del delitto perfetto



Parte con energia questa nuova fiction americana in casa fox e le prime due puntate convincono. Quattro giovani studenti di legge si ritrovano alle prese con un cadavere da fare sparire in una notte molto vivace, ma la storia usa il gioco del salto temporale, che anch'io ho utilizzato con generosità in uno dei prossimi romanzi in uscita, e si vedono gli stessi giovani futuri avvocati tre mesi prima della tragica notte alle prese con un avvocato, docente, molto particolare la signora di colore che potete vedere nella locandina della fiction.
La serie si presenta molto dark, e molto spregiudicata e gli avvocati appaiono come professionisti spietati con un unico scopo nella loro vita, fare assolvere il cliente di turno anche se colpevole, anche se mostruoso, anche se indifendibile.
E gli avvocati non fanno proprio quel mestiere lì? Basta vedere chi difende chi nel nostro paese dove spesso in televisione sono gli avvocati a fare da star in trasmissioni dove si gira sempre intorno al delitto, tanto per non fare mancare al pubblico morbosodipendente la propria dose di orrore quotidiano.
E in realtà se ci pensate bene nel nostro sistema giudiziario ha più strumenti l'avvocato che l'autorità giudiziaria nei confronti dell'indiziato di turno.
Tornando al delitto perfetto esiste, eccome se esiste, intanto qualcuno ha bene appreso che basta fare sparire corpo della vittima e arma del delitto per inceppare ben bene i nostri arrugginiti ingranaggi investigativi o no?
Comunque la serie americana ve la consiglio.
Su Sky

giovedì 29 gennaio 2015

memorie di Adriano






Ho appena finito Memorie di Adriano della Yourcenar. Cosa cercavo in questo romanzo? Forse ciò che respira sotto il dato storico, come insegnava Braudel la realtà che permane sotto gli avvenimenti politici di un periodo, più banalmente la vita interpretata e tradotta da una scrittrice che ha perso tempo della propria vita per analizzare quella di un grande imperatore, forse l'ultimo vero imperatore nel periodo di passaggio fra gli dei pagani e il Dio cristiano.
Ho trovato alcune sfumature che mi hanno avvicinato il personaggio, ho trovato una nuova forma d'amore, e la consapevolezza che in tale campo erano sicuramente molto più espliciti e liberi di noi in quel periodo storico, dove la passione ha la stessa qualità e intensità della nostra anche se per Adriano fu passione per il giovane e sembra bellissimo Antinoo.
Adriano appare come un uomo di sessant'anni malato e sul punto di morire che si confida e si racconta in una immaginaria lettera al suo figlioccio e successore Marco Aurelio.
Non cercavo in questo monologo romanzato la grandezza dell'impero, ciò che fu uno dei più grandi imperi della storia, però alla fine del testo, dopo avere letto le riflessioni quasi giustificative della grande Yourcenar sul suo metodo di ricerca, una domanda mi è sorta spontanea, cosa ci rimane di tale grandezza? Solo rovine spesso incustodite? Quella potenza, fu imitata in maniera grottesca dal nostro fascismo e dallo stesso nazismo, che riuscì solo a scimmiottare certa gestualità e l'arroganza di chi credeva di potere dominare il mondo in un periodo storico nel quale qualsiasi statista assennato avrebbe deciso altrimenti.
Però il dubbio rimane, sarà rimasto qualcosa di quello spirito guerriero, della grande capacità esplorativa, del coraggio imprenditoriale, della acutezza politica ? Chissà

Infine, oltre ai due aspetti passionale e storico, oltre a una leggera rivistazione della realtà sono rimasto come mi capita in questi casi, tiepidamente intenerito dalla riflessione della Yourcenar sulla vecchiaia e sulla morte:
Cerchiamo di entrare nella morte con occhi aperti, ma io lo so, lo so già, che la maggior parte delle volte il momento del passaggio è soprattutto impregnato di terrore e inconsapevolezza.

martedì 27 gennaio 2015

Il capitale umano




Bello questo film di Paolo Virzì che ricordo soprattutto per Ovo Sodo e Caterina va in città.
Questo film espone prepotentemente la peggiore provincia italiana e in un certo senso ha delle affinità con il mio ultimo romanzo Il silenzio della bassa, in questo caso il regista entra nel cuore della media e alta borghesia italiana quella che vive su investimenti finanziari e trucchi economici.
I personaggi sono tutti credibili e Bentivoglio come sempre è bravissimo a costruire il personaggio confermandosi  uno dei migliori attori italiani del momento.
Anche in questo caso, come nel mio romanzo, la verità del giallo non andrà a braccetto con la verità che piacerebbe  al pubblico, ma in realtà in questo dramma dell'ipocrisia, e dell'Italia non più da bere ma da buttare, non ci sono innocenti, solo macchiette grottesche delineate con discreta professionalità dal bravo Virzì. Non è un capolavoro, ma almeno è interessante, bene interpretato dalla Golino e dalla Bruni e dà un'immagine impietosa dell'Italia provinciale attuale e la conclusione  non è del tutto priva di una qualsiasi speranza.
su sky

sabato 24 gennaio 2015

Polizia Locale ... il mestiere inesistente



La stampa italiana ... e un sospiro esce ogni volta che leggo di noi, di voi cari colleghi e fratelli.
Il problema non è solo la stampa ma anche la politica, un paese dove i politici spesso non conoscono nemmeno gli articoli della Costituzione, possono sapere quali sono le competenze di un agente della Polizia Municipale? Questo simpatico Luigi Spezia su Repubblica Bologna il 22 gennaio 2015 ha scritto qualcosa di sacrosanto, ma si sa oggi un giornalista sottolinea una criticità costruttiva, la nostra impossibilità di avere accesso alle banche dati delle forze dell'ordine, quelle vere, come spesso il cittadino ci ricorda magari mentre lo stiamo arrestando, domani invece un altro giornalista ci bastonerà  chiamandoci fannulloni, fancazzisti, perché la stampa oggi è soprattutto legata ai clic che riesce a ottenere in rete e si sa per indurre un utente medio a cliccare la notizia per dedicarvi qualche millesimo di secondo  bisogna spararle grosse.
E' vero e chi fa il mio mestiere lo sa, ti capita di fermare una o più persone, magari sono molesti, ubriachi, fatti di qualche sostanza, magari non vogliono farti sapere cosa si nasconde nel loro passato, comunque sia ti tocca controllare, magari perché sei su un incidente stradale con un morto o un ferito, com'è successo a Bologna pochi giorni fa, magari sei in zona universitaria, o in una qualsiasi periferia una di quelle da paura, e decidi che la persona è pericolosa, o potrebbe esserlo.
Cosa fa l'agente della Polizia Locale? Chiede in centrale i precedenti, e i colleghi della centrale educatamente e umilmente passano la richiesta alla centrale della Polizia di Stato,  a volte la risposta arriva nel giro di dieci minuti, venti minuti, quando sei fortunato, a volte arriva dopo ore, a volte non arriva, perché giustamente la centrale della Questura ha altre priorità.
E noi in divisa lo sappiamo cosa significa rimanere in strada, in un locale rumoroso e minaccioso, dentro un appartamento, con persone potenzialmente pericolose, spesso agitate, che giustamente chiedono la ragione di attese a volte imbarazzanti.
Questo è solo un aspetto del nostro lavoro inesistente, perché la legge ci impone di agire come agenti di polizia giudiziaria, ma poi ci relega al ruolo di impiegati con la pistola, perché tanto alla fine il lavoro lo fai per senso del dovere, perché ci credi, perché quello che controlli non vuoi mandarlo in giro tranquillo a fare danni altrove.
Cavalieri inesistenti come nel romanzo di Calvino mandati in giro per le nostre città a rischiare la faccia e la pelle per uno Stato che spesso non sa nemmeno che lavoro facciamo.






domenica 18 gennaio 2015

Sabato ... Jovanotti ... il suo sabato del villaggio



Jovanotti mi piace. Non vado a cercare dietro la sua musica le strategie commerciali, il marketing indispensabile per arrivare alla platea sparpagliata che ormai scarica  musica dalla rete gratis e affossa giorno dopo giorno l'industria discografica.
Secondo me Jovanotti è bravo perché arriva al punto e riesce a coniugare immagini e musica in un unico lavoro artistico che colpisce duro allo stomaco e il sabato di Jovanotti che potete vedere e ascoltare cliccando sopra molto ricorda i sabati della mia giovinezza e adolescenza in serate fumose e pericolose, marginali e periferiche, fra luna park e autoscontri, gente scura dentro e fuori e poche donne, remote e irraggiungibili.
Nel video di Jovanotti c'è la nuova marginalità fatta di giovani nord africani o dell'est europa mescolati a giovani italiani spesso disoccupati e rabbiosi, intossicati da nuove droghe e vecchio alcool.
Il sabato  per me era sempre disatteso e deludente, intossicato e malinconico, frustrato e represso, sempre a rischio di esplosione, sempre alla fine del mondo, sempre senza speranza.
Se ci penso la mia vita,  i miei sabati sono molto meglio da quando ho raggiunto la maturità, primo perché non ho più aspettative misteriose, mangio meglio, bevo meglio e sto con le persone che mi sono scelto.
E il sabato italiano?
Poveri giovani in giro come randagi senza speranza, fra disoccupazione e nuovi nemici alle porte, povero paese fra stragi del sabato sera e quel maledetto lunedì che non offre mai un vero cambiamento.
Povera Italia, sembra tutto finito poi ricomincia.



domenica 11 gennaio 2015

american sniper



Mi piace Clint Eastwood, mi piaceva come attore, mi piace come regista, ha un comune denominatore come artista, l'essenzialità, non è persona ridondante, non indulge in retorica e buonismi melensi, non ti racconta favole a lieto fine, non blatera di integrazione a tutti i costi e nemmeno di uguaglianza obbligatoria, lui racconta storie, come cerco di fare io, e rimane in parte distaccato, a lato, o dietro come dovrebbe fare ogni buon regista, ogni buon scrittore,  ogni buon affabulatore.

American Sniper è storia vera tratta dall'omonimo romanzo autobiografico di Chris Kyle uno dei migliori cecchini dei Navy Seals durante il conflitto in Iraq.

In questo momento di  contrapposizione culturale fra occidente e oriente questa vicenda si colloca al centro del dramma della guerra senza indicarti da che parte stare, è storia di uomini, di soldati, di guerrieri, non di gloria onore e fortuna, ma solo guerra, uomini che uccidono uomini  a volte bambini, donne, anziani.

Questa è la realtà, noi siamo in guerra, il mondo è in guerra, guerra di religione, dietro alla quale probabilmente ribolle un conflitto economico  per aggiudicarsi le risorse,  alla fine  guerra di interessi come al solito, ma in prima linea ci sono loro, i moderni gladiatori  in giro per i diversi scenari a fare ciò che meglio conoscono ... combattere.

Il problema di questi uomini è fare la guerra e riconciliarsi con la quotidianità dei loro paesi d'origine, questi uomini partono spinti da una qualsiasi motivazione e se sono fortunati diventano leggende come Chris Kyle  e disadattati appena rientrati a casa.

La guerra, non riusciremo a liberarcene, fa parte del nostro destino, fa parte della nostra natura, e se non è possibile vivere in pace allora è meglio cercare di vincerla, e questa credo sia la vera morale del film, anche se nessuno la sottoscriverà mai.
A proposito mi è piaciuto.


venerdì 9 gennaio 2015

Parigi ... i nostri morti


E’ morta mentre stava imparando il mestiere che sognava di fare.
Clarissa Jean-Philippe aveva 27 anni e stava facendo il tirocinio da vigilessa da 15 giorni. 
Ieri ha perso la vita nella sparatoria di Montrouge, nella periferia sud di Parigi.
L’omicida, descritto come «un uomo con la testa rasata, e con indosso un giubbotto antiproiettile», aveva la pistola, Clarissa no.
A Parigi in poche ore sono esplose numerose contraddizioni, ma io come al solito cercherò di stare al di sopra dei commenti, delle idee geniali per risolvere  i conflitti culturali e religiosi, delle strategie dall'integrazione a tutti i costi alla ghigliottina.

Io oggi sto con lei con Clarissa.
Sto con lui con Ahmed.



Entrambi stranieri entrambi morti sulla strada nella quale lavoravano e morti per permettere a tutti di godere del diritto di avere un'opinione fosse anche diversa dalla loro e non pensate che non pianga per tutti gli altri, vittime innocenti, ma quando uccidono uno di noi, uno che fa il mio mestiere,  che magari anche in Francia è considerato un macina multe, o un agente del traffico, quando uccidono una divisa uguale alla mia  svaniscono le differenze, si sciolgono le ambiguità, oggi, in questo momento,  non siamo più impiegati erroneamente armati, ma professionisti che rischiano la vita per difendere il principio della legalità in Francia come in Italia, come in America.

Questi due eroi della quotidianità falciati come ostacoli sacrificabili siamo noi, e domani potrebbe capitare anche qui, su un incidente stradale che diventa improvvisamente un agguato.
Quando si renderanno conto nel nostro paese che anche noi siamo importanti nel gioco delle parti là fuori dove le contraddizioni sociali stanno esplodendo e se ne fregano se il nostro paese non vuole fare il salto di qualità?

Oggi siamo in lutto, perché uccidendo  Clarissa e Ahmed hanno ucciso due colleghi
e non dobbiamo dimenticarli, non dobbiamo lasciarli indietro.




martedì 6 gennaio 2015

the butler un maggiordomo alla casa bianca



The butler è un film che parla di diritti civili.
Se le masticate un poco queste due parole senza inghiottirle come fate di solito velocemente, ne potrete sentire il sapore, sembrano vecchie parole d'ordine, ma in realtà sono sempre buone. Diritti, se ci pensate è una parola che ci tira dentro tutti, diritto al lavoro, alla casa, alla famiglia, alla dignità di padre e madre, diritto di essere anziano senza essere eliminato, diritto alla salute etc etc.

Questo film tratto da un articolo del Washington post è tratto da una storia vera quella di un afro americano che per tutta la vita ha servito l'uomo bianco soprattutto dentro la casa bianca come maggiordomo.

Il cast è impressionante si va dal protagonista Forest Whitaker  eccezionale conosciuto come personaggio di diverse fiction americane come Criminal Mind molti film e quell'occhio sinistro socchiuso che lo rende più credibile in diverse interpretazioni.

Poi ci sono mostri sacri dal compianto Robin Williams, Cuba Gooding J,Lenny Kravitz, John Cusack e la lista è davvero lunga come cospicuo il costo della produzione, circa 25000000 di dollari.

Attraverso la vita di questo longevo maggiordomo di colore si ripercorrono diversi anni di presidenze americane, in maniera veloce e abbastanza intensa, i film storici spesso pagano lo scotto della necessaria superficialità per comprendere grossi spicchi temporali, questo non fa eccezione, ma comunque realizza il suo obiettivo primario, fare riflettere.

Diritti civili è qui che bisogna fermarsi a pensare, a tutti quegli uomini e donne che in America, in sud africa e tuttora in diverse parti del mondo soffrono per la totale assenza di tali diritti, schiacciati, torturati, violentati, massacrati dai diversi regimi non sempre necessariamente totalitari.

Non è questione di garantismo spicciolo o di buonismo della domenica è questione essenziale di cultura applicata alla storia, e questo film insegna tante cose, come dall'esempio spesso si arrivi all'educazione dell'altro, anche il più caparbio, il più bastardo, prima o poi dovrà arrendersi dinanzi all'esempio di chi con la volontà, il lavoro, il sacrifico dimostra di meritarsi un posto  nel mondo.

Io non vedrò il mondo perfetto e forse non esiste, ma di strada ne abbiamo fatta dalle croci in fiamme del ku  klux klan, molta strada è ancora da fare, perché comunque vada il mondo, con i seri problemi di migrazione verso nord, noi non dobbiamo mai dimenticarci il rispetto del quale tutti hanno diritto, compresi noi stessi.
E' un film emozionante, forse retorico, ma ripetere i concetti serve a volte per insegnare una lezione di civiltà
su sky


domenica 4 gennaio 2015

Italy in a day




Ho visto due sere fa Italy in a day su un canale Rai alle 23 circa e mi è piaciuto.

Non sono un tifoso di Salvatores, alcuni dei suoi film non li ho amati, altri li ho trovati addirittura inutili come Educazione Siberiana,anche se a suo tempo dissi che mi era piaciuto, altri brutti,  Come Dio comanda ad esempio, tratto da un romanzo davvero intenso, ma non voglio parlare del regista, solo del prodotto, anche perché in questo caso Italy in a day è un lungo video clip realizzato con il contributo di tanti italiani.

Non voglio entrare nel merito della selezione degli spezzoni, nei criteri, nella necessaria eliminazione di video che magari erano interessanti ma non ce l'hanno fatta a vedere la luce.
Voglio solo dire che il prodotto finale è efficace, perché in questi 70 minuti di blob italiano arriva nei nostri salotti una parte della nostra essenza, quella degli italiani che solitamente non sono in televisione o sulle prime pagine dei giornali, se non in percentuali statistiche.

Ci sono i fornai e altri lavoratori che si muovono di notte, c'è un giovane che ci trasmette immagini straordinarie di un oceano spaventoso e magnifico dalla nave mercantile dove lavora carica di container, raccontandoci una solitudine nuova quella di un giovane uomo che lavora altrove e che per qualche motivo assolutamente individuale e personale ha deciso di intraprendere quell' avventura.

C'è il nostro astronauta preferito dalla sua navicella, bambini che nascono, che si svegliano, che mangiano, che dormono, coppie che si baciano, si accarezzano, si raccontano, solitudini anziane irrimediabili, medici al lavoro, quotidiani che corrono sulle rotative, e vita pura in movimento, vita italiana, vita di tutti quelli come me e te che ogni giorno devono lavorare per vivere e per fare fronte, per mantenere i figli magari lontani, per pagare il mutuo, per portare a casa ogni fine giornata con la massima dignità possibile.

L'Italia dei normali, di quelli che non hanno  vinto nessuna lotteria e  non rubano per vivere, pagando magari le tasse e continuando a crederci, nonostante tutto, non si sa bene a che cosa, forse al fatto che comunque vada merita esserci e trovare l'entusiasmo per raccontarsi.
Per questo motivo mi è piaciuto l'esperimento di Salvatores, sa di ottimismo, e di creatività popolare, e mi sono sentito siciliano, napoletano, emiliano, piemontese, romano, del nord, del sud, italiano finalmente, una volta tanto solo italiano.

venerdì 2 gennaio 2015

a proposito di Vigili, assenteismo, Roma e capodanno



Andiamo con ordine.
Questa mattina sfoglio il Carlino Bologna giorno 2 gennaio 2015 e nella parte centrale trovo le brutte fotografie delle belle centrali radio operative che a capodanno hanno vegliato sulla città turrita e come al solito ci sono tutte,  carabinieri,  poliziotti dello Stato, i cugini vigili del fuoco e gli angeli del 118, e già mi scappa un'imprecazione a fior di labbra perché noi della Polizia Municipale non ci siamo. La nostra Centrale Radio Operativa funziona 365 giorni l'anno 24 ore su 24 e ascolta tutti pazientemente, provare per credere, invia le pattuglie su incidenti stradali, trattamenti sanitari obbligatori, furti, fughe di gas, perdite d'acqua, risse e scoppi di petardi, ma il Resto del Carlino con precisione ineccepibile come ogni anno ci ignora, chissà quali colpe dobbiamo espiare per essere continuamente ignorati dai mass media.

Poi stasera accendo il televisore e miracolo ... siamo in prima pagina anche su sky tg 24, anche su Rai tre, quella democratica e antifascista, siamo ovunque.

La notizia è succulenta:

Roma, 4 vigili su 5 malati a Capodanno. 


Scoppia il caso politico dice il giornalista e giù i commenti.
Il presidente del consiglio, perdonate il minuscolo, tuona come un Giove collerico da twitter:

Roma, vigili malati a Capodanno
Renzi: "Ecco perché ora si cambia"


La ministra Madia promette azioni disciplinari:

Madia: pronti ad azioni disciplinari - "Ispettorato ministero Funzione Pubblica subito attivato per accertamenti violazioni e sollecito azioni disciplinari". Così il ministro della P.a., Marianna Madia, in un tweet preceduto dagli hashtag "#Roma #vigiliassenti". 

La Cgil loda chi ha lavorato condanna gli assenteisti.

E finalmente siamo finiti in prima serata, nessun politico si degna di rispondere alle nostre richieste di aiuto, alle nostre esigenze di cambiamento, al fatto che l'ultima riforma di legge che ci riguarda risale al 1986, al fatto che lavoriamo insieme alle forze dell'Ordine, facciamo le stesse cose che fanno loro, rischiamo, crepiamo, ci ammaliamo per strada, ma non abbiamo nessuna tutela,  e improvvisamente Renzi e la Madia si ricordano di noi, ci mettono in croce come i famosi ladroni, e i mass media vanno a nozze, finalmente i vigili sono scivolati su una bella buccia di banana.
Scoppia il caso politico.
Non serve più ricordare il nostro quotidiano sacrificio, i morti, i feriti, le notti per strada, gli arresti, i sequestri, la viabilità, l'onestà di tanti lavoratori, perché a capodanno i vigili di Roma si sono resi colpevoli di grave assenteismo.

Spengo la televisione, vorrei spegnermi la testa, ma non si può, perché domani si torna in strada, fra l'indifferenza dei politici e dei giornalai e  un incremento di odio da parte dei cittadini.

Forse verrà un giorno nel quale ci si renderà conto che il nostro lavoro è importante e che meritiamo rispetto, ma io sicuramente sarò altrove, intanto che dire grazie Roma, grazie Italia.