domenica 29 ottobre 2017

il grande fratello vip 2017






Si fa presto a dire che è uno spettacolo indecoroso, il peggio che possa offrire la televisione populista che punta alle masse ignoranti, al cosiddetto popolo bue.
L'ultima puntata del 23 ottobre 2017 ha totalizzato circa 4,4 milioni di spettatori rispetto al milioncino abbondante di Fazio che arranca con gli ascolti.
Breve riflessione.
In Italia esiste una platea di esseri umani che non ne vuole sapere di cultura in generale, vuole semplicemente staccare la spina e cosa c'è di meglio del grande fratello?
Puoi trascorrere la tua giornata insieme a loro, vip o presunti, spesso artisti sul viale del tramonto, giovani modelle in cerca di visibilità, giovani uomini in transito da una trasmissione di tronisti della De Filippi alla casa più guardata dagli italiani.
Il grande fratello è la migliore compagnia per le migliaia di disoccupati costretti alla miseria da un un governo che continua a parlare di ripresa in un paese dove la prospettiva più probabile è di andare in pensione a 67 anni per chi ha la fortuna di averlo un lavoro e di non andare nemmeno a lavorare per chi è costretto a rimanere a spasso.
Quindi da una parte vige il nulla del grande fratello dove è rilassante perdersi. Pensate, immedesimarsi in quegli eroi che per   tre mesi sono lontani da tutto, dai libri, dal cinema, dalle bollette, dalle mogli e dalle amanti, dai crucci di un qualsiasi lavoro, dal fallimento della propria vita, insomma da tutti i triboli della quotidianità con la prospettiva di uscire fuori da quella casa e fare serate in giro o comparsate in altre trasmissioni ancora una volta caratterizzate dal nulla cosmico, dalla superficialità più smaccata.
Dall'altra parte c'è Fazio e quelli come lui, che dovrebbero rappresentare la resistenza al nulla dilagante, al buio della ragione che sembra avanzare senza trovare ostacoli su tutto e su tutti e mi torna in mente un film della mia adolescenza, La storia infinita.
Ma Fazio e i suoi ospiti non sono davvero l'alternativa perché ancora una volta rappresentano una televisione generalista e verticistica che decide ospiti e contenuti e allora ecco i soliti noti, Camilleri, Fabio Volo, la Littizzetto e tutti i rappresentanti dell'intellighenzia del nostro paese e allora sapete che vi dico? Se devo scegliere preferisco anestetizzarmi con Signorini e  la leggerezza demenziale della Gialappa's o  la bellezza della Blasi piuttosto che con la stucchevole supposta di pseudo cultura di Fazio, e morir è quasi dolce in quel mare di inutilità.

domenica 22 ottobre 2017

Una finestra sul noir


Non ho mai incontrato Marco Frilli, ho parlato con lui in alcune occasioni per telefono e conservo di lui alcune mail divertenti.
Fra i diversi editori che ho conosciuto in questi sette anni di pubblicazioni Marco è sicuramente uno di quelli che più mi ha colpito per il suo modo ruvido e schietto di comunicare.
Quando mi diceva che gli era piaciuto un mio romanzo sapevo, ne avevo la certezza, che fosse sincero e che quello scritto aveva la carte in regola per il mercato editoriale.
Le sue critiche erano sempre puntuali e precise, senza giri di parole mi diceva cosa secondo lui non funzionava e come rimediare.
Mi ha dato alcuni consigli tecnici e stilistici che ho poi utilizzato con  successo nel romanzo Bologna non c'è più.
Marco incarnava la mia idea di Editore, pragmatico, essenziale, corretto, sincero,  per me era motivo di orgoglio e soddisfazione un suo complimento.
La raccolta Una finestra sul noir è dedicata a lui, più di quaranta scrittori si sono cimentati in un racconto dedicato a lui e al nero italiano.
Uno dei racconti è mio.
Spero che ovunque sia possa leggerlo e magari farmi sapere se gli è piaciuto, perché la vita è sogno alla fine o al massimo un romanzo e quindi tutto è possibile quando si decide di mettere sulla carta i nostri desideri e le nostre speranze.
Grazie a Carlo Frilli per avermi coinvolto in questa iniziativa benefica e lunga vita alla Fratelli Frilli Editori di Genova.

venerdì 20 ottobre 2017

Omicidio in piazza Sant'Elena



"Genova, là in lontananza, nella luce soffusa di una sera autunnale. Lorenzo era ancora in grado di meravigliarsi di fronte a quello spettacolo. Non poteva fare a meno di pensare che dalla nave la città appariva come un tutto omogeneo. Come in un bosco visto dall'alto lo spazio urbano si esauriva nelle facciate dei palazzi di Sottoripa e nella cupola della basilica di Carignano, meraviglia del Rinascimento, a vigilare sulla ormai distrutta via Madre di Dio, dove suo nonno era nato e dove amava pensare, tutto era iniziato".

Il primo romanzo di Alessio Piras è un nero metropolitano essenziale e doloroso dove la possibile realtà si mescola con la trama romanzesca rimanendo comunque legata alle vite dei diversi personaggi in gioco. Frilli, l'editore che ha deciso di dare spazio a storie localizzate su tutto il territorio nazionale deve avere percepito immediatamente, da genovese, la potenza evocativa di Piras.
Questo è soprattutto un romanzo di atmosfere e io da bolognese che non ha mai visto Genova, se non in immagini televisive o dal finestrino di un auto in passaggio veloce sull'autostrada, sono rimasto incantato dalla capacità descrittiva di Piras quando racconta la vita di una mitica città di mare.

Piras, genovese, riesce a raccontare la sua Genova e anche a evocare Barcellona, città nella quale credo trascorra parte dell'anno fra lavoro e studio.
Piras evoca luoghi e abitudini per me sconosciute e parla di cibo, di piatti tipici della tradizione ligure, facendomi desiderare di assaggiarli.

"Andò in cucina e sul piano di marmo davanti al mortaio trovò la focaccia. Fece colazione intingendola in un'enorme tazza di caffelatte, come quando era bambino seduto in sala da pranzo guardando il mare".

In questo romanzo di esordio c'è una morte da svelare, una presunta morte per overdose, e una vicenda familiare dolorosa e oscura, come spesso capita di incontrare nella cronaca nera del nostro paese, ma ci sono anche personaggi atipici, Lorenzo uno studioso, detective per caso, Pagani  poliziotto duro e puro ma che sa ascoltare, e una schiera di personaggi tutti con una propria storia da raccontare, ma soprattutto c'è mare, cielo, atmosfere e profumi in un nero che scivola leggero e intenso fino al suo naturale epilogo, lasciando intendere che questo è solo il primo episodio di una possibile serie.
Chi come me nei neri cerca non solo il dipanarsi dell'indagine  ma le atmosfere, i personaggi e i sapori, non resterà deluso dal romanzo di esordio di Alessio Piras.

Omicidio in Piazza Sant'Elena
Frilli Editore
155 pagine
11 euro
4,99 formato Kindle
lo trovate su amazon



mercoledì 18 ottobre 2017

Better call Saul



Ho impiegato diverso tempo per avvicinarmi a questa serie, prequel di Breaking bad.
Temevo una forzatura, una di quelle serie che nascono dalla nostalgia del capolavoro per fare rinascere alcuni personaggi altrimenti persi per sempre.
Mi sbagliavo.
Saul Goodman è un personaggio favoloso, tanto imperfetto quanto amabile, l'avvocato che vorresti avere, colui che può cavarti dai guai, o rovinarti definitivamente.
Dopo alcune puntate cominciano a comparire anche alcuni dei personaggi importanti di Breaking Bad ed emergono particolari delle loro vicende personali.
La serie è come Breaking Bad costruita magistralmente, la sceneggiatura è un piccolo capolavoro e pure mantenendo un carattere di commedia nera grottesca ha un'eleganza e una profondità inaspettata.
Se confronto questo prodotto con Coliandro, del quale ho visto la prima puntata venerdì 13 ottobre 17, mi chiedo il perché di certe sceneggiature improvvisate, trame sconclusionate, dialoghi impossibili.
Perché va bene proporre una commedia grottesca, va bene farla sostenere tutta dal bravo Morelli, ma è possibile che questo sia il massimo risultato ottenibile?
Sarà anche una scelta stilistica, ma che tristezza.

Approfitto per dirvi che i prossimi tre romanzi Frilli che ho scritto e che spero di pubblicare sono la mia personale dedica a Breaking Bad, solo affettiva chiaramente ma vi dirò di più nel tempo.

Better Call Saul è su Netflix

martedì 17 ottobre 2017

Il ghiaccio e la memoria ... intervista di Alessio Piras








Alessio Piras non l'ho mai incontrato e probabilmente non ci incontreremo mai.
E' merito di Carlo Frilli se ha preso in mano un mio romanzo, il passa parola a volte porta piacevoli conseguenze e fortunati incontri.
Piras è un ricercatore universitario, vive a Barcellona ed è nato a Genova, potrebbe essere mio figlio se a 22 anni mi fosse capitato di diventare padre, eppure abbiamo affinità che vanno al di là delle differenze generazionali e degli slanci ideali.
Abbiamo una passione in comune oltre alla Vespa, la narrativa.
Gli ho spedito o fatto spedire adesso non ricordo, il mio ultimo romanzo, questa volta edito da Minerva ed è nata una corrispondenza che è diventata l'intervista alla quale vi rimando.
Se una parte dell'universo mi urla senza troppi scrupoli che scrivere narrativa di genere è impresa disperata in un mercato saturo, rimane l'altra faccia della luna che invece mi sprona a continuare a inventare storie che abbiano un senso, almeno per me.
Piras è,  insieme ad altri intellettuali, critici, scrittori, editori, una persona che ha letto il mio romanzo con l'onestà e la curiosità necessarie e l'intervista è diventata un confronto fra due scrittori, fra due generazioni, fra due mondi paralleli ma anche convergenti, e la terrò cara per i momenti di vuoto che prima o poi assediano qualsiasi scrittore.
La potete trovare e leggere se avete cinque minuti da perdere.


lunedì 16 ottobre 2017

mindhunter



Nella mente dei serial killer.
Sto guardando le puntate di Mindhunter, mi piace, sarà che in un'altra vita forse avrei voluto essere un agente dell'Fbi, con quella formalità estetica e sostanziale che caratterizza i vari personaggi cinematografici e letterari, con la forza composta di uomini e donne che si muovono in mondi oscuri in una lotta spesso impari con le forze del male, moderni eroi, cavalieri in giacca e cravatta a sfidare menti tanto perverse da sembrare costruite in laboratorio.
Mindhunter è ispirato al romanzo Mind Hunter: Inside FBI’s Elite Serial Crime Unit, scritto da  Mark Olshaker e John E.Douglas che era un agente speciale dell'Fbi e racconta nel libro la nascita dell'unità di scienze comportamentali attraverso un'analisi pragmatica dei diversi casi.
La serie Netflix è chiaramente romanzata ma rappresenta sicuramente un importante punto di partenza per analizzare uno dei fenomeni più sconvolgenti della criminalità principalmente americana , ma ormai non solo.
I seriali inizialmente erano chiamati sequenziali, e affascina il racconto di come anche le resistenze della vecchia scuola investigativa dell'Fbi dovettero cedere di fronte all'orrore da una parte e la spinta al rinnovamento di nuovi agenti dall'altra.
A chi piace il genere è caldamente consigliata.
La serie si svolge alla fine degli anni settanta e impressiona pensare che io c'ero già con la mia adolescenza bolognese e visto da qui sembra davvero un altro mondo, forse migliore chissà.
Su netflix

venerdì 13 ottobre 2017

tin star



Ho appena concluso la visione dell'ultima puntata di Tin star.
Gli ingredienti  sono tanti e tutti avrebbero potuto fare di questa serie qualcosa di davvero interessante però qualcosa non funziona e ve lo dice un divoratore di serie.
Lui, Tim Roth, è grande come sempre, essenziale, brutale, irrazionale, incomprensibile, potente, ma tutta la sua bravura è convogliata in un personaggio poco credibile.
Detto fra noi, se io bevo fino a svenire, svengo, non divento una macchina per uccidere, la famosa favola del dottor Jekyll e mister Hyde aveva più agganci con la realtà di questa fiction.
Nasce tutto da una tragedia familiare che si trasforma in una vendetta tanto personale quanto sconclusionata.
Anche i "cattivi" non sono reali cattivi e non sono credibili e la stessa vicenda che dovrebbe essere l'origine di tutti i guai è poco interessante, poco credibile.
Rimane la bellezza dei luoghi nei quali si svolge la vicenda, Canada, la caratterizzazione di alcuni personaggi, l'ultra violenza che in alcuni momenti ricorda il grande Tarantino, e la dinamicità delle azioni cruente.
Giudizio finale?
Bocciato.
E mi dispiace davvero.

giovedì 12 ottobre 2017

mercoledì 11 ottobre 2017

River




Non è una serie paranormale come qualcuno ha scritto, è piuttosto la storia di un poliziotto con grande intuito e psicosi congenita che si muove in una Londra, credo, periferica e degradata, sulle tracce dell'assassino della sua partner. River è un poliziotto atipico sempre a rischio per i sui metodi non convenzionali, non piace ai superiori e ha una etica professionale e umana al di sopra dell'uomo comune.
River è sicuramente un nero e lo scoprirete con certezza alla fine della stagione.
Il protagonista Stellan Skarsgard è un attore svedese dalla grande intensità espressiva, sicuramente il fulcro della serie, e davvero un personaggio centrato.
Su Netflix

martedì 10 ottobre 2017

Il ghiaccio e la memoria a Pieve di Cento




Ci sono luoghi nella bassa sconosciuti ai bolognesi ma rinomati nei vari paesi, uno di questi è la Locanda della Tramvia, da Felizon, a Pieve di Cento.
Esco poco dalle mura di casa mia, il minimo indispensabile, e solitamente lo faccio per promuovere libri.
La serata da Felizon è un'occasione per bere un buon bicchiere di rosso, solitamente sangiovese, e mangiare qualcosa di semplice e genuino, senza fronzoli o formalità.
Mi ritrovo con amici che mi accompagnano ormai da anni nelle varie presentazioni e sono diventati amici condividendo la mia avventura letteraria.
Se abitate in zona Bologna-Ferrara, se siete curiosi di ascoltare qualcosa suoi miei scritti, se avete voglia di fare due chiacchiere informali, vi aspetto

  IL 24 ottobre 2017 alle 20 o giù di lì.

Prima si mangia, si beve, poi si chiacchiera intorno al mio ultimo romanzo.
Conduce la serata Andrea Piselli.
Letture di Marco Piovella.
Organizzazione di Claudio Balboni.
Se ci sei già stato sai cosa ti aspetta.
Se decidi di cenare ti conviene chiamare prima. tel 051975200

clicca il link del luogo

Via G. Garibaldi, 60, 40066 Pieve di Cento BO




venerdì 6 ottobre 2017

Il giallo di Caserme Rosse ... la vera storia



Quando la narrativa si confronta con la storia a volte la storia torna a riemergere, come certi scheletri sepolti in una qualsiasi palude che fanno capolino per raccontare una nuova versione o semplicemente per non dimenticare.
Sotto se cliccate il link potrete leggere un corposo articolo sulla vera storia del lager di Caserme Rosse, migliaia di vite transitate in quel luogo oggi parco pubblico quasi sempre deserto.
Approfitto per comunicarvi che Il giallo di caserme rosse è stato selezionato dalla Casa Editrice Frilli insieme ad altri bravi scrittori per concorrere al premio Scerbanenco, uno dei premi più prestigiosi per uno scrittore italiano di noir.
Leggetevi il regolamento, in questo premio anche i vostri voti fanno la differenza, quindi votatemi se mi volete bene o anche solo se vi piace come scrivo.

Qui trovate l'articolo degli amici Gufi Narranti sulla vera storia di Caserme Rosse.


giovedì 5 ottobre 2017

Il ghiaccio e la memoria ... recensione di Rino Tripodi


Ormai è una tradizione, quando esce un mio romanzo lo spedisco ad alcuni amici di letture, intellettuali, scrittori, insegnanti e aspetto.
Se il romanzo piace arriverà una recensione e anche questa volta Rino Tripodi mi ha fatto il regalo di un articolo all'interno della sua rivista Lucidamente.
La recensione merita per chi non conosce il romanzo e anche per chi non conosce me.
La trovate qui.
Buona lettura e come al solito grazie Rino.

mercoledì 4 ottobre 2017

Ahmet Altan ... scrittori dentro




A volte penso di dargliela su, come diciamo a Bologna. Questa cosa dello scrivere, e scrivere, e scrivere, come se qualcosa dentro mi spingesse continuamente a sbrodolare al mondo cose, pensieri, congetture, recensioni, idee, che senso ha? Sono sempre meno incline alla socialità, sempre meno desideroso di uscire dai confini del mio sgabuzzino, eppure più restringo la mia rete sociale e più ho voglia di comunicare a senso unico, come se lanciassi bottiglie con messaggi, senza una grande curiosità sul risultato. Leggo di uno scrittore davvero recluso e non per sua volontà, in un carcere turco dal 2016. Lui non può scegliere, non può decidere se andare in giro per premi letterari, convegni culturali, feste di piazza o sagre paesane, non può abbracciare le persone che ama, né andare in palestra, o a mangiare la pizza, lui può solo pensare e costruire storie nella sua testa.
Su Repubblica del 27 settembre 2017 ho trovato un suo articolo, racconto, dalla cella di una prigione turca e in quelle poche righe c'è in parte il mestiere dello scrittore.
Che non è un mestiere, è una condizione esistenziale, si scrive per tanti motivi, ma soprattutto per uscire da noi e andare nel mondo, senza muoverci da una stanza, una cella per lui, uno sgabuzzino per me.
Si scrive per inventarsi un amore, uno di quelli che non hai mai avuto, o che hai avuto e vuoi ricordare, o continui ad avere.
Si scrive per uccidere il tuo peggior nemico, la tua paura di vivere, chi ti ha fatto un torto, chi lo ha fatto a tanti.
Si scrive per inventarsi dei personaggi che davvero dialogheranno per te, con te, fra loro e diventeranno, davvero, parte della tua giornata, delle tue notti, dei tuoi sogni.
E si scrive a volte, perché sempre meglio scrivere che andare in giro nei soliti posti, a incontrare le solite facce, a cercare i soliti svaghi. Scrivere può diventare davvero un progetto di costruzione di un mondo dove sarà dolce naufragare e perdersi definitivamente e vi lascio con un brano di Altan tratto da questo suo racconto:

Sono uno scrittore. Non sono né dove sono, né dove non sono. Ovunque mi rinchiudano, viaggerò per il mondo con le ali della mia mente infinita. Inoltre, ho amici in tutto il mondo che mi aiutano a viaggiare, molti dei quali non ho mai conosciuto. Ogni occhio che legge quello che ho scritto, ogni voce che ripete il mio nome, mi tiene per mano come un piccola nuvola e mi fa volare sulle pianure, le sorgenti, le foreste, i mari, le città e le loro strade.
Mi ospitano silenziosamente nelle loro case, nelle loro sale, nelle loro stanze. Viaggio in tutto il mondo nella cella di una prigione.

Non so quanta voglia mi resterebbe di scrivere da una cella di una prigione, e non so nemmeno quanta disperazione possa in realtà fare compagnia a questo scrittore, ma so che io e lui abbiamo in comune una cosa, la magia della scrittura e questo, ci avvicina.
Io sono uno di quelli che lo sta scrivendo, nominando, citando e un pezzetto della sua anima ora è qui nella mia bassa sconfinata di campi e che gli possa arrivare nella sua cella almeno in sogno un'idea di tutto lo spazio libero e verde che mi circonda.

martedì 3 ottobre 2017

letture estive ... CORRUZIONE



Nel link la scheda completa con prezzi e dettagli.
Chi conosce Don Wislow non ha bisogno di introduzioni, sicuramente uno scrittore muscolare che piace a chi frequenta sbirri buoni o cattivi che siano come il sottoscritto, è l'ennesimo successo di uno scrittore che sicuramente si muove con disinvoltura fra procedure di polizia e indagini.
Ma non vi racconterò la trama, come al solito non mi interessa.
Questa è la storia di un eroe che è anche un antieroe per definizione, soprattutto un uomo con i suoi terribili scheletri nell'armadio e una famiglia da mantenere.
Quante volte l'essere umano si fa corrompere dalla cupidigia e cade nel baratro dei compromessi senza ritorno, diventando un criminale?
L'Italia è una delle più grandi palestre di corruzione.
La corruzione ha dilaniato il nostro paese, affossando ogni partito politico, distruggendo il rapporto fiduciario che legava il popolo alla politica.
La corruzione arriva ovunque come un cancro inarrestabile e la cosa buffa è che nel nostro paese molti corrotti alla fine se la cavano alla grande, quindi non è vero che i cattivi vanno tutti all'inferno e che la giustizia trionfa.
Vi lascio a un romanzo incalzante, ansiogeno, con scene d'azione che vorrei avere scritto io e una tensione che non ti abbandona fino all'ultima pagina.
Se vi piacciono i poliziotti vivi o morti qui ne troverete in abbondanza.
552 pagine
17 euro e sblisga su amazon cartaceo
io l'ho comprato in ebook a 9,99 euro.
e dimenticatevi Serpico, quello era un altro modello di sbirro.

lunedì 2 ottobre 2017

stranger things





Netflix e non dico altro.
la scoperta dell'estate. adesso posso vedere le serie sul telefonino, nel tablet, fra una sessione e l'altra di un furioso combattimento nell'xbox one, e anche in televisione.
Stranger Things l'ho visto quasi tutto sullo schermo del mio Lumia 950 xl, telefono in via d'estinzione ma che funziona ancora alla grande per le mie esigenze.

Che dire, mi sono emozionato, divertito, spaventato, innamorato, come con un romanzo del  migliore King e qui di riferimenti ce ne sono in abbondanza, il gruppo di amici fra l'infanzia e l'adolescenza, il mostro spaventoso, l'ignoto e poi il destino infausto, i crucci dell'adolescenza, l'azione la fantasia, la creatività.
E se  vero che non si riesce a inventare storie nuove è anche vero che si possono raccontare storie guardandole da una nuova prospettiva.
Attendo trepidante la seconda stagione e in questo momento Netflix batte sky, anche perché sky go fa davvero schifo, lento, impreciso, poco fruibile, specialmente in Sicilia.
Netflix invece va sempre sembra animato di vita propria.

domenica 1 ottobre 2017

sono tornato ... letture estive, IL SIMPATIZZANTE



Il romanzo è  di Viet Thanh Nguyen, qui la scheda completa.

Viet Thanh Nguyen insegna English and American Studies and Ethnicity alla University of Southern California. È autore di Race and Resistance: Literature and Politics in Asian America (Oxford University Press, 2002) e di Nothing Ever Dies: Vietnam and the Memory of War, «una potente riflessione su come scegliamo di ricordare e dimenticare» (Kirkus Reviews). Il simpatizzante è il suo primo romanzo.

Grande giornalista, grande scrittore.
Non è solo un romanzo storico che ci riporta al tragico conflitto nel Vietnam con tutte le sue contraddizioni e lacerazioni, è anche un'analisi spietata e oggettiva della schizofrenia esistenziale di un individuo costretto per motivi ideologici a vivere due vite parallele e inevitabilmente in collisione.

Non esiste conclusione positiva, non esiste salvezza possibile, la storia quando raccontata così magistralmente non concede sconti, non racconta frottole.

512 pagine che scorrono lente e impetuose come un fiume in piena.
18 euro spesi bene ed esiste anche la versione digitale.