Ieri 28 luglio 2015 in un’afosa
giornata d’estate è scoppiato un incendio in un negozio di via Goito a
Bologna, una bigiotteria dove all’interno era chiuso il titolare.
La
figlia urla disperata all’esterno ed allora un agente della Polizia
Municipale entra, nonostante le fiamme, il calore infernale, il fumo
acre che toglie il respiro. Doma le fiamme con un estintore….
Solo
i vigili del fuoco sono riusciti in seguito a estrarre dal negozio il
titolare in gravissime condizioni entrando con maschere e
respiratori nel negozio saturo di fumo.
Conosco
quell’agente della Municipale, classe 59, è stato il mio istruttore,
lui mi ha insegnato le cose importanti, il rispetto per la divisa,
l’importanza della forma, il saluto prima di tutto da fare al cittadino
con la mano al berretto e la cortesia, la buona educazione.
Un vero “pulismano”
bolognese, spesso mi ha ripreso quando all’inizio sbagliavo
nell’atteggiamento, lo ricordo severo ma sempre costruttivo e
soprattutto un bolognese doc, conoscitore della città, delle tradizioni,
del territorio, ma anche un agente che nelle situazioni difficili non
si tira mai indietro. Ieri ha fatto ciò che gli riesce meglio, servire e
proteggere, lo fa dal primo giorno di lavoro e lo farà fino all’ultimo,
fa parte della sua formazione, del suo modo di essere, è parte
essenziale della sua professionalità.
Sabato
scorso altri agenti della Municipale hanno arrestato due ladri,
pregiudicati, che con il trucco della gomma bucata stavano derubando da
giorni clienti del Brico Center in zona Roveri.
Si
sono appostati fuori servizio sul posto, hanno seguito con i propri
mezzi i due malfattori e aiutati da una pattuglia della ‘’Muni’’ (così
ci chiamano gli studenti bolognesi) sono riusciti ad arrestarli, adesso i
due ladri sono in carcere.
Potrei
citare tanti altri esempi di “vigili” bolognesi, professionisti, uomini
e donne che indossano una divisa e sono al servizio della collettività,
come i colleghi che durante un incidente mortale sanno come porsi nei
confronti dei parenti delle vittime, non abbandonandoli al loro dolore
ma rimanendo in situazione con le parole, con i gesti, e solo chi ha
assistito a certe scene sa quanto possa essere difficile consolare un
padre senza scappare davanti alla disperazione, ma rimanendogli vicino.
“Vigili
bolognesi” nessuno darà loro una medaglia e nemmeno la chiedono,
continueranno a fare il loro dovere, come i due colleghi che a Napoli
sono morti per proteggere i concittadini da un pazzo armato di fucile,
ed anche in quel caso, lo Stato li ha citati distrattamente, come se il
loro sacrificio fosse causale e trascurabile.
La
mia speranza rimane che questi eroi della quotidianità un giorno
vengano riconosciuti prima di tutto dai loro concittadini per ciò che
davvero rappresentano, uomini e donne al servizio della collettività,
parte essenziale del tessuto sociale nel quale sono nati, ingranaggio
insostituibile nella complessa rete di relazioni che caratterizza la
convivenza di tante persone all’interno della stessa città.
Durante
un’affollata e sudata assemblea pochi giorni fa un collega e amico ha
dichiarato la cosa più importante con voce accorata e la sincerità della
indignazione, ha detto che alla fine noi non chiediamo niente altro che
fare il nostro lavoro, perché ci piace, e perché è parte della nostra
vita, e io aggiungo, per favore non toglieteci il rispetto e la dignità
perché fanno parte della nostra essenza, in cambio noi continueremo a
fare ciò che ci riesce meglio ventiquattro ore su ventiquattro, tutti i
giorni dell’anno.
Massimo Fagnoni
delegato SULPL Bologna