Ritornando da Torino ho divorato in poche ore un libro che ha lo stile e il passo di un saggio storico giornalistico e l'atmosfera di un noir dalle tinte fosche. Lo ha scritto un giornalista,
Renzo Rossotti che non conoscevo e mi perdoni l'ignoranza.
Tale libro, 150 pagine circa, in un'edizione molto spartana, è la cronaca di un efferato omicidio avvenuto nel 1945 quando ancora l'ombra cupa del conflitto pesava sul paese dilaniato, s'intitola
Villarbasse cascina fatale ed è scritto in stile giornalistico con un retrogusto particolare come se fosse cronaca di allora non so se per uno stile scelto dallo scrittore o per una sua impronta generale, ma si legge come un fumetto scivolando pagina dopo pagina alla ricerca dei perché e dei colpevoli come in un giallo di fantasia.
Ma la riflessione che rimane a posteriori è sulla pena di morte, perché i colpevoli furono fucilati e quella fu l'ultima esecuzione capitale avvenuta in Italia.
Noi viviamo in un paese civile, si fa per dire, in un'Europa civilissima, dove un norvegese può trucidare 69 giovani di sinistra per un fatto ideologico e sorridere alle telecamere mentre il suo avvocato ne chiede l'assoluzione.
Viviamo in un pianeta civilissimo dove giustamente la pena di morte è retaggio di paesi totalitari.
Ma permettetemi di avere dei dubbi, non sono mai stato un buonista, e non vorrei mai avere come vicino di casa uno che ha ucciso barbaramente, per un qualsiasi motivo, la propria madre, il proprio figlio, un vicino di casa, che ha commesso omicidi terroristici senza pentirsi mai e la lista potrebbe continuare quasi all'infinito.
Quindi quale soluzione?
Di fronte all'abominio, alla crudeltà gratuita, alla ferocia ingiustificata lascio ai posteri, che immagino sempre più civili, l'ardua sentenza, e vi affido alla saggezza degli italiani del primissimo dopoguerra consigliandovi la veloce lettura di questo libercolo e al pensiero di Rossotti che ho appiccicato sotto.
Come al solito sospendo il giudizio, lo tengo per me, inattuale come non mai.
Anche la Giustizia ha i suoi tempi, vorremmo quasi dire le sue
mode. Potevano, assassini di una tale spietata ferocia, essere pienamente
consapevoli di ciò che stavano facendo? Oggi la domanda sarebbe questa. E, quasi
di certo, la risposta degli illustri periti sarebbe “no”. Può una ragazzina
essere totalmente consapevole di ciò che fa mentre uccide a coltellate la madre?
No. Può una madre, freddamente, uccidere il proprio bambino, ben conscia di ciò
che sta facendo, di ciascun gesto, dei colpi vibrati? Certamente
no.
Renzo Rossotti
Renzo Rossotti
VILLARBASSE, CASCINA FATALE, pp.159 - Euro
9,80
Editrice Il Punto, Torino