Questo post lo leggeranno in pochi, ma chi se ne frega, è il bello di avere un blog, è tuo e puoi scrivere ciò che ti fa stare bene, il tuo messaggio nella bottiglia.
Del resto scrivere è soprattutto questo, un messaggio, un modo di comunicare, il migliore che conosco.
Molti di coloro che mi leggono e gradiscono i miei scritti conoscendomi mi troverebbero faticoso, proprio perché la scrittura ti pone su un piano diverso, alieno, e invecchiando, sempre più congeniale alla mia idea di interazione con il mondo.
Ho ricominciato con molta flemma il mio giro di presentazioni in giro, senza un ordine preciso, come sempre, vado dove mi chiamano, più o meno, come un guitto randagio che non cerca fama o ricchezza ma si muove nei luoghi dove si annida la cultura, soprattutto le biblioteche che stanno diventando i nuovi monasteri in questo secondo medioevo nel quale la gente malvolentieri si sposta da casa per una presentazione e li capisco, perché anch'io sono così.
Sono capitato a San Benedetto Val di Sambro insieme a Guido Mugavero che mi ha gentilmente accompagnato per parlare di nuovo del mio romanzo più sincero Il ghiaccio e la memoria.
A San Benedetto ero atteso alla biblioteca Gastone Stefanini in una piacevole serata di fine marzo,e ho ritrovato davvero un pezzo di memoria, Marco Tamarri, Responsabile del Settore Cultura e Turismo dell'Unione dei Comuni dell'Appennino Bolognese, per me soprattutto compagno di classe al Righi fra il 75 e il 77 circa.
Laureato in filosofia, come me, alpinista e molte altre cose.
Abbiamo parlato del romanzo e di quei due amici che lui conosceva bene, morti sul Bianco, che hanno ispirato l'incipit del romanzo, poi abbiamo mangiato ciccioli e mortadella, bevuto buon vino rosso e chiacchierato, di libri, di cultura, di montagna.
Alla fine il gioco dello scrittore è tutto qui, mi muovo come un guitto fra luoghi e situazioni raccontando storie e rubandone altre, mi commuovo ritrovando pezzi della mia storia e conosco persone nuove quasi sempre interessanti.
Frequento le ultime roccaforti del pensiero dove la gente ha ancora voglia di comunicare verbalmente spegnendo per un attimo i cellulari.
Solo per questi motivi varrebbe la pena il mio viaggio sconclusionato che mi porterà la prossima estate in giro per l'Appennino, incontrare altre menti pensanti che resistono alla deriva dilagante, al nulla che come nella Storia infinta incombe per spazzare via il tutto o ciò che ne rimane.