lunedì 31 dicembre 2018

Gaber fare finta di essere sani



Vivere non riesco a vivere …
Quanti anni sono passati.
Questa sera, ultima del 2018 mi capita di vedere una puntata dedicata al mio maestro … Gaber.
Andavo al Duse per vederlo ed era talmente grande.
Vi voglio lasciare con Far finta di essere sani.
Io questa sera la trascorro con l'unica persona eletta per condividere il mio tempo, domani … 2019 si aprono nuove possibilità, vero, falso, cosa importa.
L'unica cosa che conta è l'amore che cantava Gaber, ma non l'amore quello che possiamo anche fare, ma ...l'amore.
buon 2019 gente.

lunedì 24 dicembre 2018

Intervista di Luca Occhi su Giallo e Cucina




L'amico di penna Luca Occhi mi ha intervistato per Giallo e Cucina, si parla di Ombre cinesi, di scrittura e di tigelle, se hai 5 minuti da perdere vieni a conoscermi qui

venerdì 21 dicembre 2018

l'anno che verrà




Passeggiando per Bologna mi sono imbattuto nelle parole di una delle più evocative canzoni di Dalla, perché parliamoci chiaro, le feste natalizie, incubo di depressi e fragili, sono sicuramente il momento più adatto per fare un bilancio dell'anno che sta per finire.
Siamo sempre di corsa, come cantava spesso Dalla,  specialmente in questi convulsi giorni, alla ricerca di regali spesso inutili, di cose da indossare, mangiare, bere. Le musiche natalizie sono ovunque anche sopra la nostra testa, mentre attraversiamo quella via D'Azeglio dove spesso Dalla si affacciava dal suo castello, un fantastico appartamento in una delle vie più esclusive di Bologna.

Dalla era, come ho scritto in qualche romanzo, un frammento della mia città, dove è possibile avere un ruolo e uno spazio, basta valerlo. Bologna è ancora città a misura d'uomo, nel bene e nel male, e noi bolognesi siamo fortunati perché abbiamo avuto la possibilità di crescere, vivere e invecchiare in un luogo dove musica, narrativa e creatività la fanno da padrone.

Ma cosa mi ha spinto stasera a scrivere dell'anno che verrà?
Forse l'eterno connubio della mia vita, musica, sogni, desideri e Bologna.
La canzone con la quale vi saluto augurandovi buone feste racchiude il mio sentire da sempre.

Caro amico perduto ti scrivo, scrivo a te che non mi riconosceresti per strada, scrivo all'amico che ha timbrato il cartellino in forte anticipo sui tempi, a quello che ha deciso di lasciargliela lì la vita schifa mandandoci tutti a quel paese, scrivo all'amico che legge i miei libri e avvicinandosi baldanzoso al mio trespolo in libreria mi saluta, senza nemmeno presentarsi, scrivo all'amico giovane condannato alla precarietà fra redditi di cittadinanza fittizi e promesse da mercante, scrivo all'amico che spera di andare in pensione a 62 anni e non ha capito che cambiano i suonatori ma la musica non sarà mai quella di Dalla.
Rimango ad aspettare alla finestra di un' Europa che continua a prenderci in giro magari a ragione.
Rimango ad aspettare i miei tre natali e spero un giorno di sparire senza grandi disturbi insieme ai troppo furbi e ai cretini invecchiati bene.

Vedi caro amico cosa si deve inventare per continuare a sperare e di una sola cosa sono certo.

L'anno merdoso e luttuoso che sta finendo ne annuncia un altro che in un modo o nell'altro passerà,
spero  sarò presente fra un anno per lamentarmi nuovamente del tempo che scorre senza fare sconti, mai.





lunedì 17 dicembre 2018

Ombre cinesi ... ultimi firmacopie 2018




Ultimi firmacopie col botto.
 mercoledì 19 dicembre 18
ipercoop Borgo, Bologna
dalle 13 alle 19
Librerie Coop.



Sabato 22 dicembre 18
Mondadori Store
Meridiana , Casalecchio
dalle 13.30 alle 19

Vi aspetto

sabato 15 dicembre 2018

L'amica geniale



"Noi abbiamo un secchio qua, proprio in testa pieno di parole, dove c'è tutto quello che ci serve, tu prima tiri una parola, poi ne tiri un'altra, e così scriviamo un libro".

Non ho letto la trilogia della Ferrante, ma lo sceneggiato è davvero intenso grazie anche alla interpretazione mirabile delle due fanciulle e a una sceneggiatura scolpita con quella lingua napoletana che valorizza l'opera relegando sullo sfondo il romanzo stesso.
Due riflessioni.
Quell'Italia marginale, periferica, malconcia, ignorante, disperata, faceva emergere il genio di persone che nonostante la miseria avevano un talento naturale ereditato da qualche gene casuale o dal destino, e forse il discorso della maestra sulla plebe, oggi assume un valore diverso.


  • "Lo sai cos'è la plebe, Greco?" "Sì: la plebe, i tribuni della plebe, i Gracchi". "La plebe è una cosa assai brutta". "Sì". "E se uno vuole restare plebe, lui, i suoi figli, i figli dei suoi figli, non si merita niente. Lascia perdere Cerullo e pensa a te".

In quegli anni la scuola, la cultura, erano parole tanto effimere quanto irrilevanti.
I figli dovevano contribuire da subito al magro bilancio familiare, si parlava di sopravvivenza in famiglie numerose in un'Italia che ancora cercava di risollevarsi dallo strazio della guerra.

Oggi invece non ci sono giustificazioni, siamo nell'era dei rapper che incitano al consumo di stupefacenti, dove anche la musica esprime la pochezza di un universo giovanile obnubilato da una totale assenza di interessi, dove l'unica cosa che conta è la soddisfazione dei bisogni immediati, la realizzazione del tutto subito dove il tutto passa attraverso la rete con i suoi like, la sua pornografia accessibile, l'apparire a tutti i costi.

Nell'amica geniale emerge la vera lotta per fare trionfare il genio sopra la massa nonostante la miseria e l'emarginazione, oggi il genio, che avrebbe tutte le possibilità di emergere, non è più una priorità per nessuno, soprattutto per i giovani.

Seconda riflessione.
La creatività.

Forse anch'io, che provengo da una famiglia operaia che ogni mese doveva fare i conti con stipendi miseri, sono cresciuto nella convinzione che solo un colpo di bacchetta magica poteva cambiare la mia condizione, forse quando ho iniziato a scrivere pensavo, come la protagonista, che era sufficiente infilare le mani in quel secchio ed estrarre parole per poi trasformarle in un libro e diventare così ricchi, ancora prima che famosi.

Oggi so che non è così.
Oggi scrivo per altri motivi, la scrittura creativa non dà la felicità e nemmeno la ricchezza, e la fama o i like servono solo a chi non sa bastare a se stesso.
Rimane quel gioco del secchio, quella strana magia che mi astrae da un quotidiano lavorativo ripetitivo, da un mondo terribile nella sua crudele indifferenza, rimane la possibilità di inventare mondi altrove dove perdersi, meglio dei video games che continuo a fare, perché quei mondi sono io ad inventarli.

Quel secchio diventa una pentola magica piena di monete d'oro zecchino e la gratificazione inizia e finisce nel processo creativo, chissà se la ragazzina alla fine l'avrà capito.

lunedì 10 dicembre 2018

Ombre cinesi ...prossimi firmacopie




Andiamo con ordine venerdì 14 dicembre 2018 intorno alle 13 e 30 sarò alla Mondadori Bookstore presso il grande centro commerciale Il Castello invitato dal bravo Alberto Tonelli.
Potrete acquistare uno dei miei romanzi che vi firmerò o semplicemente fare due chiacchiere fino alle 18,30 circa.






Domenica 16 dicembre 2018 alle 16 sarò alla libreria Il secondo Rinascimento, in via Porta Nova 1 a Bologna, insieme ad altri autori, per un firmacopie e a seguire alle 17 ci sarà un concerto di musica classica.


Vi aspetto


giovedì 6 dicembre 2018

Ombre cinesi ... recensione




Recensione ancora calda di Sara Spimpolo una brava collaboratrice della redazione di Lucidamente dell'amico di penna e di letture Rino Tripodi.
Come ho già scritto le recensioni come questa sono molto gradite perché è evidente che gli l'ha scritto ha davvero letto il romanzo e a quanto pare lo ha anche gustato.
Grazie Sara, non ci conosciamo e questo è un altro motivo di maggiore soddisfazione.
La recensione la trovate qui

mercoledì 5 dicembre 2018

Ombre cinesi ... un euro e 99 centesimi solo oggi



Solo oggi 5 dicembre 2018 lo trovi a un euro e 99 qui se leggi su kindle,

oppure qui se leggi su KOBO

Mi vendo come diceva Renato Zero, non ti resta che comprarmi.

sabato 1 dicembre 2018

nero a metà



Nero a metà era il titolo di un album di Pino Daniele, che mi piaceva.
Nero a metà è il titolo di una fiction targata Rai con il bravo Amendola e che ho iniziato a vedere per poi interromperne la visione.
Perché?

La faziosità.

Dobbiamo decidere da che parte stare, dalla parte della narrazione o dalla parte della propaganda.

Il razzismo esiste, certo, ma credo sia un tema doveroso da affrontare nelle sedi opportune.
Quando la narrazione diventa funzionale al messaggio per quanto giusto e legittimo perde di efficacia.
All'interno della fiction ci sono alcune forzature che non mi garbano, il razzismo viene palesato in maniera semplicistica e il povero poliziotto di colore viene discriminato in modo tanto soft quanto poco credibile.

In ogni caso il risultato è che la trama e i personaggi sfumano in un secondo piano a vantaggio del messaggio culturale che comunque arriva fiacco.

Si possono raccontare temi sociali in un qualsiasi giallo, nero o come vi pare, ma bisogna farlo in maniera realistica e non demagogicamente schierata.
Chi guarda fiction d'azione cerca altre cose.
Peccato, Amendola mi piace, quella faccia ruvida e vissuta da poliziotto di trincea, ma di fronte al commissario Schiavone, con la sua morale decisamente soggettiva, diventa un boy scout,  fa quasi tenerezza.

Lo potete vedere su Rai play.