domenica 28 febbraio 2021

le indagini di Lolita Lobosco


  E come in un'agenzia turistica ecco la nuova fiction dedicata a una delle bellezze italiane, Bari.

Ultimamente la Rai propone eroine nostrane che in maniera decisamente improbabile indagano per il trionfo della giustizia e della verità.

Alcuni personaggi: Imma Tataranni, Mina Settembre, Luisa Ferrari (Il silenzio dell'acqua)  e adesso Lolita Lobosco (Luisa Ranieri) bella attrice campana.

Che dire, più che indagini nere o gialle sembrano dépliant turistici nei quali viene decantata la bellezza dei luoghi e le culinarie.

la trama è spesso inconsistente o poco originale, come nel caso della prima puntata, consueta la caratterizzazione dei personaggi con la protagonista, carismatica, sensuale, passionale, sensibile, con una storia dolorosa alle spalle e uno stuolo di uomini innamorati di lei.

Che palle.

Rimane il mistero, non c'era sul mercato una brava e bella attrice pugliese per rendere più verosimile il personaggio'

A volte sembra quasi che l'universo professionale italiano in ambito attoriale sia ristretto ai soliti noti, ma questo l'ho già scritto.

Rimane la curiosità di visitare Bari, che causa covid dovrò gustare in televisione e il desiderio di mangiare alcune delle prelibatezze pugliesi, per ora mi accontento di un buon Primitivo.

Lolita Lobosco la potete vedere su Rai play

martedì 23 febbraio 2021

tabula rasa


 Ecco una bella fiction belga, anche i belgi riescono a proporre prodotti più interessanti dei nostri.

In questa serie ci sono tutti gli ingredienti giusti per creare ansia, tensione, pathos, e farti desiderare di vedere come andrà a finire.

Non delude le aspettative, ti lascia in sospeso fino all'ultimo minuto e lo svelamento della verità regalerà più di un colpo di scena.

Brava la protagonista e buono il cast nel complesso, interessante l'ambientazione un po' survival horror, con alcune trovate poco credibili, ma alla fine ciò che conta è l'emozione che lascia.

Su Netflix

sabato 20 febbraio 2021

nelle viscere di Bologna ... recensione di GIALLOECUCINA


 Nuova recensione di Gialloecucina relativa al mio ultimo romanzo, la trovate qui

Le recensioni ai miei romanzi non sono pagate o richieste dal sottoscritto, che ci crediate o meno, le pubblico perché sono autentiche e per coccolare il mio ego.


venerdì 19 febbraio 2021

Richard Jewell


 Clint Eastwood mi è sempre piaciuto, l'attore preferito da Coliandro per il suo machismo ha dimostrato, nel tempo, di avere grande talento anche come regista.

Richard Jewell è un atto d'amore nei confronti dell'uomo comune, spesso ottuso, spesso conservatore, fondamentalmente onesto che stupidamente crede ancora nelle istituzioni, ama la mamma e come in questo caso l'FBI.

L'America che Eastwood descrive con il suo stile asciutto e realistico, soffre del male del secolo, cattiva informazione, spesso condizionata dalle esigenze del mercato usa e getta, dove ogni notizia deve girare in fretta e colpire al centro per attirare un'opinione pubblica sempre più robotizzata e golosa di sangue e orrore.

Richard era un americano, magari reazionario, ma fondamentalmente puro e onesto, un cittadino modello che salvò con il suo eroismo decine di persone durante un attentato dinamitardo ad Atlanta durante le olimpiadi del 1996.

La sua storia è la storia di un eroe, calpestato dall'FBI che aveva fretta di trovare un capro espiatorio, e dai media che avevano bisogno di sbattere il mostro in prima pagina.

Grande regia, grande interpretazione di Sam Rokwell nel ruolo dell'avvocato duro e puro in bermuda e di Paul Walter Hauser nel ruolo del protagonista, sua madre, nel film è la grande Kathy Bates.

Su Sky

venerdì 12 febbraio 2021

war of the worlds


 Serie statunitense e francese che vede la partecipazione del bravo Gabriel Byrne,  ennesimo adattamento dell'omonimo romanzo di Wells,  ha attratto la mia attenzione, nel marasma di proposte televisive, forse perché tratta il tema dell'apocalisse, della fine del mondo o più semplicemente della fine degli umani, situazione affine alla nostra attuale, anche se non ne siamo del tutto consapevoli.

La qualità maggiore di questa serie è il realismo, rendere realistica la fantascienza è un valore aggiunto, i protagonisti sono alcune persone costrette a fare fronte all'attacco spietato di extraterrestri crudeli.

Ogni personaggio ha un passato, spesso tormentato, che va a innestarsi nel nuovo presente caratterizzato da una strenua lotta per la sopravvivenza.

Può ricordare  The walking dead per certi versi, ma è, in realtà, abbastanza in sintonia con la nostra attualità, non dimentichiamoci che mentre va in scena l'ennesimo teatrino della politica italiana dobbiamo continuare a indossare mascherine e ogni giorno muoiono centinaia di persone, mancano solo gli extraterrestri cattivi, ma di quelli non abbiamo bisogno per distruggerci.

Su sky

mercoledì 10 febbraio 2021

Raised by wolves


 

Ridley Scott mi accompagna da tutta la vita, ricordo ancora la prima volta di Blade Runner avevo 24 anni e stavo frequentando il corso ufficiali a Bracciano, vidi il film in prima visione da solo a Roma, come spesso capitava allora, uno dei capolavori del mio immaginario.

In Raised by wolves tornano le suggestioni del grande stregone che a 81 anni ha ancora energia e creatività da vendere unita a una professionalità irraggiungibile.

Ci sarà qualche giovane regista, autore, in grado di prendere il suo testimone?

La sua fantascienza attinge a piene mani alle nostre paure, desideri, speranze di un futuro nel quale l'uomo potrà avere ancora qualche possibilità.

I suoi androidi con sentimenti, bellezza e potenza sono di nuovo protagonisti di una novella che già conquista e avvince.

Bella sorpresa, fra i protagonisti anche il Ragnarr di vikings, in un ruolo controverso e affascinante.

Lunga vita a Ridley Scott quindi e alla sua capacità di farci ancora sognare.

Su sky

martedì 9 febbraio 2021

Lei mi parla ancora


  "L'uomo mortale non ha che questo di immortale, il ricordo che porta e il ricordo che lascia"

Forse è per questo che si scrive, sicuramente è uno dei motivi che mi ha spinto a scrivere alcuni dei miei romanzi, Pavese forse sapeva che i suoi ricordi avrebbero continuato a vivere dopo il suo suicidio.

Pupi Avati non mi ha sempre convinto, ho trovato alcuni dei suoi film troppo nostalgici, densi di  malinconica e spesso eccessiva ricerca del passato come stagione naufragata di fronte a un presente squallido.

Ma anch'io come lui sto invecchiando e uno dei mali della vecchiaia è la sensibilità eccessiva che ci porta a diventare sentimentali.

Il film che ho appena terminato di vedere in uno dei periodi più lunghi di convalescenza della mia vita, e uno dei più piacevoli, ha toccato le corde del mio presente.

L'amore alla fine, quando dura tanto, quando è alla base di una storia di coppia, è denso di ricordi che invecchiando tendono a dissolversi, svaniscono come la nebbia di certe albe emiliane.

Alla fine la storia è tutta qui, sia quella del film che delle nostre vite.

Si scrive per cercare, inutilmente, di fermare ricordi,  sensazioni,  sentimenti, si scrive per diventare immortali, se non per gli altri almeno per coloro che abbiamo profondamente amato.

Pupi Avati è l'unico grande autore che ha risposto con una lettera a un mio scritto, come probabilmente fa con tanti piccoli scrittori come me, una lettera standard cortese e proprio per  questo spietata.

Dopo la sua lettera ho smesso di spedire i miei libri a chicchessia, ma ho apprezzato la sua eleganza e gentilezza.

Grazie Pupi Avati per il tuo cinema.

lunedì 8 febbraio 2021

il commissario Ricciardi


 Ho visto le prime due puntate del Commissario Ricciardi e mi piace, come al solito premetto che non ho mai letto De Giovanni e chi mi segue comincerà a chiedersi se leggo scrittori italiani e devo ammettere che negli ultimi anni preferisco leggere autori stranieri, o forse è semplicemente casuale, ma dopo Camilleri non ho più letto giallisti nostrani se non per motivi professionali.

La fiction è convincente, una Napoli anni trenta, si percepisce la pesantezza del regime nella quotidianità di un onesto commissario che cerca di fare il proprio dovere, si intuisce l'intento dell'autore di raccontare una vicenda e al contempo di attaccare il regime, ma con leggerezza, attraverso le vite dei personaggi.

Ricciardi vede i morti ammazzati che gli sussurrano le ultime parole pronunciate prima di morire.

Devo ammettere che questa "moda" di fare parlare i vari investigatori con i morti comincia a essere un po' inflazionata: Schiavone che parla con la moglie defunta, Balthazar che parla con la fidanzata ammazzata, ma la scelta di De Giovanni è diversa, è una vera e propria condanna a vita per il protagonista un serio e malinconico Lino Guanciale, bello affascinante e diverso da tanti investigatori che la narrativa di genere ha sfornato.

La ricostruzione del periodo è ben fatta, Napoli ultimamente fa da sfondo a molte realizzazioni  televisive, splendida cornice.

Compaiono alcuni attori già conosciuti per Un posto al sole, e a volte mi chiedo se siano così pochi gli attori sul mercato da dovere riproporre sempre gli stessi.

Morale, il commissario Ricciardi convince, emoziona, racconta un'Italia povera, soggiogata, con le solite differenze sociali, da una parte la borghesia fascista, dall'altra parte il popolo alla fame.

Su Rai uno. e raiplay

venerdì 5 febbraio 2021