Ho visto Il traditore, ennesimo film su Cosa nostra.
Che dire, grande Favino, molto somigliante allo storico Buscetta, molto attendibile la ricostruzione di fatti e avvenimenti, ma qualcosa non funziona.
Nel grande elenco di opere, film, scritti, documentari su mafia e derivati non credo che questo film rimarrà come pietra miliare.
Penso più banalmente a un film meno pretestuoso come La mafia uccide solo d'estate di Diliberto che arriva più profondamente dove deve arrivare, fino a commuovere, fino a smuovere ciò che davvero deve essere sollecitato nello spettatore, che non è solo esigenza di informazione, di quella ne siamo pieni, ma moto della coscienza.
Nel film del grande Bellocchio non c'è pathos e Buscetta viene rappresentato solo nella parte della sua vita dedicata al suo riscatto nei confronti di coloro che gli avevano sterminato la famiglia.
Per arrivare alla critica, per vincere un premio, forse era necessario qualcosa che in questo film non c'è, manca una sorta di coraggio interpretativo, manca una sceneggiatura d'effetto.
Se paragoniamo questo film al Padrino, ad esempio, Il traditore scompare.
Il padrino è tratto da un romanzo ma arriva dove vuole, è sconvolgente, travolge lettore e spettatore, fa paura, suscita i giusti sentimenti che ogni forma di mafia dovrebbe smuovere nell'opinione pubblica, il desiderio risoluto di dissociarsi da una tale forma di barbarie.
Il traditore invece racconta timidamente la storia di un uomo che decise per sue esigenze personalissime di parlare, film dignitoso ma a mio umile parere dimenticabile.