Dicevo ieri sera con la mia dolce metà che forse da Giovanni/Castellitto terapeuta mi farei anche aiutare se proprio ne sentissi il bisogno, ma la verità è che per formazione non ci credo nella terapia relazionale, come non credo nella psicanalisi, nella relazione con il terapeuta e nella buona fede di chicchessia e non mi fiderei a raccontare i fatti miei ad uno sconosciuto che inoltre vuole essere pagato profumatamente per il suo servizio.
Ma detto ciò la cosa che davvero mi piace di questa serie giunta alla seconda stagione è la cura con la quale emergono i personaggi, chi mi legge ormai avrà capito quanta importanza abbiano per me tutti i protagonisti di un romanzo, e non è solo un esercizio di stile, ma la mia nevrosi nei confronti delle singole umanità che ognuno si porta dietro fino alla tomba.
Ogni personaggio ha diritto al suo spazio nella finzione come nella realtà, non credete?
In questa fiction, remake di una analoga serie americana, si assiste alla settimana tipo del terapeuta Giovanni Mari, sono 35 sedute e relativo incontro con il suo supervisore a fine settimana e quest'anno nel cast c'è il grande Placido, che interpreta un maniaco del controllo in procinto di andare in pezzi.
Gli attori sono bravi, bravissimo è Castellitto che riveste i panni scomodi di questo umanissimo terapeuta con una vita sbriciolata e una grande forza di volontà che gli permette di svolgere ancora con passione il suo lavoro con i pazienti.
Definizione dei personaggi, intensità e partecipazione, una sceneggiatura profonda, lucida, tagliente, tutti ingredienti importanti per uno come me che ama i dialoghi serrati e le passioni travolgenti.
Una piccola immersione nelle vite degli altri viste attraverso il buco della serratura di un analista.
Mi piace, e capisco che non possa piacere a tutti, avrà anche dei limiti, ma di fronte al nulla di tanta fiction nostrana è una boccata d'ossigeno.
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