lunedì 30 novembre 2015

in treatment 2



Dicevo ieri sera con la mia dolce metà che forse da Giovanni/Castellitto terapeuta mi farei anche aiutare se proprio ne sentissi il bisogno, ma la verità è che per formazione non ci credo nella terapia relazionale, come non credo nella psicanalisi, nella relazione con il terapeuta e nella buona fede di chicchessia e non mi fiderei a raccontare i fatti miei ad uno sconosciuto che inoltre vuole essere pagato profumatamente per il suo servizio.
Ma detto ciò la cosa che davvero mi piace di questa serie giunta alla seconda stagione è la cura con la quale emergono i personaggi, chi mi legge ormai avrà capito quanta importanza abbiano per me tutti i protagonisti di un romanzo, e non è solo un esercizio di stile, ma la mia nevrosi nei confronti delle singole umanità che ognuno si porta dietro fino alla tomba.
Ogni personaggio ha diritto al suo spazio nella finzione come nella realtà, non credete?
In questa fiction, remake di una analoga serie americana, si assiste alla settimana tipo del terapeuta Giovanni Mari, sono 35 sedute e relativo incontro con il suo supervisore a fine settimana e quest'anno nel cast c'è il grande Placido, che interpreta un maniaco del controllo in procinto di andare in pezzi.
Gli attori sono bravi, bravissimo è Castellitto che riveste i panni scomodi di questo umanissimo terapeuta con una vita sbriciolata e una grande forza di volontà che gli permette di svolgere ancora con passione il suo lavoro con i pazienti.
Definizione dei personaggi, intensità e partecipazione, una sceneggiatura profonda, lucida, tagliente, tutti ingredienti importanti per uno come me che ama i dialoghi serrati e le passioni travolgenti.
Una piccola immersione nelle vite degli altri viste  attraverso il buco della serratura di un analista.
Mi piace, e capisco che non possa piacere a tutti, avrà anche dei limiti, ma di fronte al nulla di tanta fiction nostrana è una boccata d'ossigeno.
su sky atlantic

venerdì 27 novembre 2015

la sit com americana da The Middle a Mike & Molly



Oggi ho voglia di rilassarmi, il nuovo romanzo mi sta succhiando le energie e capita sempre così alle nuove uscite, quindi perdo cinque minuti a segnalarvi due serie leggere come bolle di sapone, ma in fin dei conti sempre bene confezionate.
Mike&Molly sono ormai alla sesta stagione in America e qui vengono proposti dal canale Comedy di sky e come potete vedere i due protagonisti sono leggerissimi nella loro consistenza terrena, e sono una rivincita degli obesi nei confronti della commedia dove i protagonisti devono essere slanciati, longilinei, belli e improbabili.
Loro si sono conosciuti dagli obesi anonimi e lui fa il poliziotto lei l'insegnante e si amano alla follia, ma la trama non è necessariamente importante, importante è la leggerezza della sit com, l'intelligenza della sceneggiatura, la simpatia dei personaggi.




The Middle invece è la storia di una famiglia media americana che vive in una piccola cittadina dell'Indiana. La famiglia vive in pieno la crisi economica, e i due genitori si trovano a gestire i tre figli in un delirio esilarante di situazioni improbabili, sicuramente emerge la difficoltà dell'essere genitori nel nostro modello sociale, ma anche qui domina la leggerezza, i tre figli sono spettacolari, e bravissimi attori, il più piccolo con tratti autistici, specialmente quando ripete sottovoce le parole è l'intellettuale di casa, poi c'è la sorella che è tanto bruttina quanto esuberante e talmente ingenua da trasfigurare la realtà circostante, infine il terzo fratello cialtrone, sciatto, fancazzista sempre in mutande per casa, e la commistione di questi tre personaggi adolescenziali e lo sforzo disumano della madre per tenere insieme i pezzi della famiglia e della sua vita diventano in realtà materiale comico irresistibile,  grazie ai dialoghi serrati e alle situazioni grottesche.
Ho abbandonato i grandi fratelli e gli xfactor nostrani, mi provocavano nausea e acidità di stomaco, se devo perdere tempo davanti alla mistificazione della realtà preferisco i professionisti americani.
Su sky fox  comedy

giovedì 26 novembre 2015

Bologna non c'è più recensione di Paolo Vinciguerra











Come accennavo in facebook, ci sono recensioni diverse dalle altre e come scrivevo a proposito di una recensione dell'amico Tripodi, le recensioni autentiche e sentite si percepiscono immediatamente.
Paolo Vinciguerra ha capito perfettamente dove volevo andare a parare e cosa mi riproponevo con il mio ultimo romanzo e in una efficace recensione lo spiega, che sia dovuto a affinità elettive o a un comune sentire della nostra generazione non saprei dire, in ogni caso certe recensioni danno un senso al mio scrivere e quindi anche al mio tempo di vita qui e adesso, grazie.
il blog da cui è tratta la recensione è Atmosfere letterarie



La "colonna" bolognese della Fratelli Frilli Editori, continua a sfornare ottimi e appassionanti romanzi. Questa volta è Massimo Fagnoni, con il suo disincantato investigatore Trebbi, a coinvolgere il lettore in una storia tanto drammatica quanto realmente possibile. Ho mutuato il termine "colonna" da vecchie cronache non a caso: infatti in "Bologna non c'è più" si parla di terrorismo. Ma non è il classico romanzo sull'argomento. E' davvero un qualcosa di diverso. Con una scrittura di grande intensità, Fagnoni è stato capace di rendere appieno l'idea di cosa si potrebbe celare dietro un rigurgito della lotta armata. Quali potrebbero essere le motivazioni, le ragioni e la disperazione, di chi oggi fosse tentato di lasciarsi trascinare in un'altra avventura senza futuro e speranza. E' una storia di emarginazione dalla società di quel ceto medio che non esiste quasi più, incastonata in una storia sulla Bologna della ricca borghesia. O meglio, viceversa. Ed è questo parallelo contrastante che risalta maggiormente nella lettura. Il romanzo, fra le righe, pone ancora oggi tante domande che non hanno mai avuto risposta nella lunga storia del terrorismo italiano. Trebbi, insieme al commissario Guerra, si ritrova coinvolto in questo doppio incarico e ne uscirà ancora più provato. Al di fuori del raccontoesce un ritratto amaro e disperato di un Paese sull'orlo del collasso economico e sociale. Una serie di personaggi totalmente diversi uno dall'altro. Molto significativi, a partire da Pietro Ricci, protagonista quasi assoluto insieme a Cesare, ex poliziotto disilluso. Figura questa davvero spettacolare e commovente, pur in tutta la sua rabbia repressa. Un'analisi che, come dicevo, rimanda ad antichi quesiti: quanto erano manovrati i vecchi terroristi? Davvero ci credevano? Il periodo storico è importante? Gli anni 70' furono contrassegnati da una profonda crisi economico/sociale paragonabile a quella dei giorni nostri e questa senz'altro favorì il fenomeno della lotta armata. Fagnoni ha saputo raccontare senza cadere nello scontato, nel già detto. Perchè è un romanzo di persone. Di stati d'animo, di rabbia e furore, ma anche d'amore. E Trebbi rimane quasi ai margini, confuso in questa moltitudine di personaggi.  Come confusi sono i pensieri di questa gente. Come oggi sono confusi i nostri pensieri e le nostre idee di gente comune. Un grande affresco moderno, di uomini e donne; specialmente queste ultime meravigliosamente descritte e assolute protagoniste. In conclusione un libro da non perdere assolutamente. Far raccontare le persone, saper "raccontare" le persone: questo è il romanzo. Questo è il noir.

mercoledì 25 novembre 2015

#bolognanoncepiu intervista di Quibolognatv




Ecco per voi la tradizionale e sempre perfetta intervista dell'amico Stefano Zanerini di QuiBolognaTv.
Sono 10 minuti ma danno l'idea di cosa voglio raccontare con il mio ultimo romanzo, e ci sono alcune immagini davvero suggestive di Bologna.
Stefano è  un grande professionista, lunga vita alla sua bella televisione sempre in prima linea a Bologna

martedì 24 novembre 2015

Bologna non c'è più articolo di Dario Villasanta


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Copio e incollo l'articolo dell'amico Dario Villasanta in merito alla bella presentazione organizzata da lui e dalla bravissima Giusy Giulianini, il link dal quale l'ho preso è BABETTE BROWN


Massimo Fagnoni: autore locale, realtà nazionale

Bologna-Eventi: l’anteprima dell’ultimo noir di Massimo Fagnoni al Mondadori Megastore di Bologna.
Prendete un’anteprima nazionale di un libro in una prestigiosa libreria del centro, metteteci che l’autore è un rappresentante di spicco della Polizia Locale, aggiungete partecipanti a grappoli fino a gremire la sala, condite con vivaci rappresentanti del comune della città che non mancano di far sentire le loro voci, ed ecco l’evento perfetto: la presentazione dell’ultimo libro di Massimo Fagnoni, ‘Bologna non c’è più’, titolo quanto mai sintomatico di una città che è terrorizzata dall’idea di perdere la propria identità.
Bolognese, fortemente radicato nel tessuto sociale della città grazie (o per colpa) del suo lavoro, Massimo ha scritto un noir di cui dicono un gran bene, competente com’è in prima persona su certi temi sociali. Intanto, ci ha pensato la sala traboccante di spettatori a dargli soddisfazione, una platea attenta e interessata che si è goduta le letture tratte dal romanzo e ha partecipato attivamente alla discusisone, i cui temi, peraltro serissimi, non hanno impedito ai due relatori di stemperare ogni tanto l’atmosfera con battute e sorrisi.
Personalmente, da spettatore, avrei amato potermela godere di più, ma, dico davvero, non riuscivo sempre a conservare il mio posto in piedi nella sala tanto era gremita. Sono riuscito però a cogliere alcune digressioni sulle realtà del territorio, che ovviamente hanno catturato l’attenzione dei presenti, e a chiedere, da forestiero quale sono ancora a Bologna, come mai questa città ispiri ai suoi artisti soprattutto tematiche noir, invece che romantiche cornici d’amore. Ci ha pensato il consigliere comunale Carella, uno dei due relatori della serata, a rispondermi, facendomi notare come i portici bolognesi siano tanto suggestivi quanto inquietanti, tenendo nascosti molti più angoli di quanti ne appaiano. Considero che ha ragione, e l’autore completa il quadro con la sua competenza sul territorio. Massimo Fagnoni forse non sarà ancora conosciuto ai più, in Italia, ma ritenerlo una realtà locale sarebbe un errore: non solo perché i suoi romanzi sono targati Fratelli Frilli Editori, garanzia di qualità (come chi sa chi ha letto Maria Masella, Roberto Carboni, Simone Togneri, Alessandro Reali e tanti altri) e di reperibilità delle sue opere, ma perché tocca argomenti che solo ultimamente nel noir si stanno sdoganando e che non tutti fino a poco tempo fa hanno avuto la competenza, o il coraggio, di raccontare nella loro vera essenza e crudezza, come le patologie psichiatriche in contesti di disagio sociale e l’intervento delle istituzioni in questi delicati contesti. E dice una cosa importantissima, Massimo: “i cittadini spesso  ci vedono solo come ‘divise’, non considerando che siamo anche e soprattutto degli esseri umani, che devono a loro volta considerare le storie, altrettanto umane, che ci capitano di fronte ogni giorno: le loro”.
Il romanzo su Amazon:

lunedì 23 novembre 2015

Bologna non c'è più, intervista di Camilla Ghedini



Ieri 22 novembre 2015 è uscita sul Carlino Bologna la bella intervista di Camilla Ghedini a proposito del mio ultimo romanzo #bolognanoncepiu.
Non c'è molto altro da dire, ringrazio Camilla professionista della comunicazione, a Bologna la persona più attenta alle novità editoriali, oltre ad essere giornalista e scrittrice di successo.

Ringrazio anche l'Editore Carlo Frilli,  sempre in prima linea nella promozione dei suoi autori.

Ricordo che il mio ultimo romanzo potete acquistarlo a 4,99 euro su Amazon in formato Kindle, oppure su IBS in formato EPUB.

domenica 22 novembre 2015

Real Doll



La verità è che a me non interessa sapere perché faccio sesso con chi capita. Lo faccio e basta perché appena uno trova una buona ragione per farle, le cose perdono il loro fascino
Chuck Palahniuk



Non so cosa direbbe Bukowski dell'ultima fatica di Emanuele Cimatti, in arte Vasco Rialzo.
Io personalmente dentro ho trovato alcuni elementi rabbiosi e spietati di Palahniuk e in parte la poesia di Bukowsi.
Lasciate le speranze a casa insieme alla biancheria pulita prima di addentrarvi in questi racconti del mio amico bolognese, lui mi piace perché difficilmente entrerà in concorrenza con me, il suo genere e il mio sono paralleli come i binari di un treno e l'unico denominatore comune è il caos.
Il nero metropolitano ti porta lontano da ogni possibile finale lieto o scontato.
I racconti di Vasco Rialzo ti lasciano dopo la lettura ma rimangono appiccicati, come i residui organici dopo una festa di quelle davvero movimentate. Il linguaggio è estremo, violento, scurrile, diretto, come nella vita in un certo senso, in quella che scivola rabbiosa nelle città del benessere realizzato, dove i rapporti di coppia spesso sono dominati da incomunicabilità, insofferenza, sopraffazione, e menzogne molte menzogne.
Il sesso invece avvicina gli estremi, il sesso buono non mente, annulla i confini, rende luminosa una serata, colma i vuoti esistenziali e può addirittura dare l'illusione dell'appagamento.
Ma il sesso che trasuda da queste pagine non appaga, non dà serenità, non ha la consistenza patinata e falsa dei vari romanzetti con sfumature più o meno colorate e se dovesse diventare un film sarebbe davvero una pellicola per stomaci forti.
L'ultimo racconto, quello che dà il titolo alla raccolta è il più romantico e il più pessimista:
"Ho ordinato una reall doll, sì così si chiamano bambole reali. Perché non sono delle tristi e dozzinali bambole di gomma, che uno gonfia come un materassino e si tromba piangendosi addosso tanto è brutto e squallido...

... Queste sembrano vere così vere che a volte le usano anche per i sevizi fotografici spacciandole per modelle vive e vegete.  Invece sono bambole". 

E se vogliamo proprio trovare un senso in questi racconti davvero interessanti e faticosi lo possiamo trovare nel personaggio dell'ultimo racconto che decide di scegliere una bambola come compagna, stanco dell'universo femminile, e questo racconto surreale non è in realtà ciò che accade a milioni di esseri umani che continuano a vivere insieme mentendo, tradendo, cercando in rete ciò che il compagno o la compagna non riesce più a dargli? Vasco colpisce allo stomaco e lascia senza fiato, questo libro potrà scandalizzarvi ma non potrà lasciarvi indifferenti, ci vuole coraggio per raccontare certe cose, e Vasco ne ha da vendere.

Real Doll
Epika edizioni
152 pagine
15 euro

sabato 21 novembre 2015

Polizia Locale ... il cavaliere inesistente




C'è stato un momento nel quale a Bologna una persona, un'artista, aveva dipinto immagini di agenti in alcuni punti della città, iniziativa creativa ed estemporanea che creò chiacchiere e portò all'eliminazione delle immagini fuorvianti per gli automobilisti.
Noi  siamo  simili a quelle immagini colorate sui muri.
Siamo icone nell'immaginario collettivo, siamo sacrificabili per lo Stato.
Non c'è emergenza, non c'è livello di pericolo, non c'è precauzione da tenere.
Si parla in questi giorni di alzare il livello di allerta, ogni posto pubblico deve adottare misure di prevenzione e controllo.
Ma noi non ci siamo.
Noi siamo come manichini, siamo come disegni murali, buoni per spaventare i piccioni e dopo un poco nemmeno quelli.
Peccato che noi siamo fatti di carne, ossa, famiglie e sentimenti.
Peccato che siamo sparsi su tutto il territorio nazionale da nord a sud.
Peccato che  mentre sei lì in mezzo ad una strada a controllare i veicoli senza protezioni, senza preparazione, senza tutele, senza una legislazione che  riconosca i tuoi compiti, magari si ferma un'auto, con persone armate a bordo, loro non penseranno questi sono vigili, non contano nulla, uno sbadiglio e possiamo proseguire, loro ci spareranno perché indossiamo una divisa, e per questi  pazzi scatenati una divisa vale l'altra.
E qui scatta il paradosso del natale 2015.
E' più facile che un terrorista sancisca la nostra esistenza magari sparandoci piuttosto che lo Stato.
Per lo Stato noi continuiamo a non esistere.
Anche se un asteroide decidesse di cadere sulla terra ponendo fine ai nostri problemi contrattuali noi saremmo sempre quelli che devono spalettare mentre gli altri, quelli importanti, devono correre a salvare il mondo.
Peccato che noi il mondo contribuiamo a salvarlo  tutti i giorni, in mezzo alla gente, in mille modi diversi e tutti registrati in mille annotazioni, mille schede della centrale, sempre in giro per le città a diminuire il danno di una società in rotta di collisione con se stessa, fra incidenti stradali, minori a rischio, spaccio di stupefacenti, reati predatori, trattamenti sanitari obbligatori, sgomberi, viabilità e potrei continuare fino alla noia.
Ma per lo Stato la nostra immagine ha la stessa forza di quella dei manichini dell'Upim, statue di cera buone per stare in mezzo ad un incrocio.
Svegliamoci colleghi, usciamo dalle vetrine illuminate, dai muri dove siamo stati disegnati, dalla nostra atavica paura di disturbare e andiamo a chiedere che ci restituiscano il diritto di difendere le nostre città, che ci permettano di tutelare la nostra incolumità, che ci permettano di fare al meglio il nostro lavoro e se  non serviamo ci facciano davvero sparire, cancellandoci come i graffiti sopra i muri delle città, dandoci almeno un buon motivo per giustificare la nostra inconsistenza.

venerdì 20 novembre 2015

#bolognanoncepiu in versione digitale a 4,99 euro su amazon





Da oggi lo trovate in versione digitale a 4,99 euro qui

a proposito ieri prima presentazione a Bologna, un successone, adrenalina pura per me.





giovedì 19 novembre 2015

intervista della Bottega del Giallo




Per chi non mi conosce come scrittore e ha cinque minuti da perdere consiglio intervista della Bottega del Giallo qui

mercoledì 18 novembre 2015

#bolognanoncepiu ... prima recensione


 Recensione dell'amica Sandra Morara, direttamente dalla pagina di facebook che chiaramente vi passo e ringrazio, come al solito il pubblico femminile ha un'innata capacità di analisi ed entra subito nelle questioni con capacità di sintesi ed efficacia


Ciao, buona giornata e buona lettura anzi, buonissima - che si sa, i Frillini sono cavalli di razza Emoticon smile .
BOLOGNA NON C’È PIÙ – Massimo Fagnoni – F.lli Frilli Editore
Un romanzo scorrevole, convincente, ben strutturato.
Un romanzo che riflette, ti fa riflettere e ti coinvolge.
La rabbia, lo scontento, la frustrazione…
Quella di Pietro, educatore cinquantenne deluso dalla vita e dal suo lavoro.
Quella di chi frequenta il suo seminario sul terrorismo e le Brigate Rosse.
Marco, che lavora al call center. Quella specie di purgatorio che per quattro soldi si mangia le sue giornate e le sue energie.
Anna, la professoressa precaria di otto anni più grande di lui, ma poco importa.
Cesare, da sovraintendente della polizia di stato a guardia giurata. E non è certo il massimo.
Katia, venticinque anni e la scuola alberghiera sognando le crociere, ma intanto è costretta a tenere a bada quel porco del dentista e a infilare le dita dentro tutte quelle bocche orrende e puzzolenti.
Loredana, laureata in legge e la speranza di diventare un giorno Magistrato, ma per guadagnarsi il denaro per il corso di preparazione al concorso, deve preparare le tisane e aggiustare il predellino sotto i piedi del notaio Letizia Rondelli.
Un test.
Un progetto che per essere realizzato ha bisogno di loro.
Un amore tenero e impossibile.
E Galeazzo Trebbi che deve vegliare su un giovane rampollo dell’alta borghesia, ritrovare la figlia scomparsa di una cara amica e fare i conti con un passato che ha segnato la nostra storia.
Che dire, complimenti Massimo!


martedì 17 novembre 2015

#bolognanoncepiu ... i luoghi del romanzo



C’è Vasco Rossi sullo schermo, lo riempie tutto, è un bello schermo,
piatto, tecnologia led, ma Trebbi non sa mica cosa vuole dire. Nella saletta,
diventata il suo ufficio, se ne sta seduto, le gambe indolenzite accavallate
e il caffè a raffreddarsi velocemente nella tazzina giallognola e
il faccione di un Vasco decisamente invecchiato, appesantito, che canta
“... Eh già… io sono ancora qua...”.



GIOVEDÌ 19 NOVEMBRE 2015

ORE 17,30

MONDADORI STORE

VIA D'AZEGLIO 34

#bolognanoncepiu

lunedì 16 novembre 2015

#bolognanoncepiu 19 novembre 2015 ore 17.30 Mondadori Store Via d'Azeglio 34 Bologna



Ho lasciato trascorrere il fine settimana insanguinato ma adesso devo ricominciare a parlare dei miei libri soprattutto per rispetto di chi lavora dietro all'uscita di un romanzo, chi investe sul mio scrivere e che vuole credere in un un progetto.
Per me è una grande passione, ma per un editore è il carburante per continuare ad esistere e magari crescere, quindi lo spettacolo deve andare in scena.

Alcune brevi comunicazioni di servizio:

GIOVEDI' SONO A BOLOGNA, MONDADORI STORE DI VIA D'AZEGLIO 34

ORE 17.30 PRIMA USCITA UFFICIALE DEL MIO NUOVO ROMANZO.

PRESENTA DANIELE CARELLA
LEGGE MARCO PIOVELLA.

Amazon in occasione dell'uscita del secondo capitolo delle indagini bolognesi di Galeazzo Trebbi ripropone in questi giorni Il silenzio della bassa a 1,99 euro formato kindle, qui
Chi non conosce Trebbi con meno di due euro se lo porta a casa, toscanelli compresi, una bazza.

ci vediamo giovedì?
Lo spero.

sabato 14 novembre 2015

born in the usa





Ma se faccio un bilancio, una cosa superficiale, perché io sono un tipo semplice:

Inizio con Topolino e Paperino, quei fumetti che mi riempivano gli occhi e le giornate e il Manuale delle giovani marmotte che è tornato in libreria in questi giorni (Giunti editore) e poi Salgari, molto Salgari con la sua India allucinata ricostruita con un'immaginazione fervida e un bisogno impellente di produrre romanzi, poi Tex, Zagor, e dopo la Marvel con l'uomo ragno, Devil, i Fantastici 4, e la musica tanta musica da Cat Stevens a Bruce Springsteen, dai Doors ai Beatles, e cinema tanto cinema molto americano da John Wayne a Guerre stellari, da Blade Runner a Apocalypse now, e tanti libri da Chandler a Hemingway, e poi tanta Europa da Truffaut a Hitchcock, da Sartre a Simone de Beauvoir, e movimenti di idee, lotte di piazza, morti, terrorismo, strategie della tensione, echi di guerre lontane, e un immaginario prodigioso fra tanto cinema, tanta musica, tanta letteratura, tanti intellettuali,artisti, pensatori, una ricchezza e una bellezza che mi ha accompagnato fino ad oggi.
E infine l'Italia con la sua bellezza genetica, e la commedia degli anni sessanta, il teatro di De Filippo, l'intelligenza graffiante di Gaber, la poesia di De André, il cinema di Fellini, e ho citato solo le prime cose che mi sono venute in mente omettendo un mondo di persone, opere, scritti, musiche, pensatori che in questo momento sono in una parte del mio cervello che  bloccato dall'orrore non riesce a rievocare, perché io sono nato in questo paradiso degli orchi, dove l'individualismo è una religione, l'egoismo una necessità, l'altruismo una facciata e l'interesse una carriera, ma è il mio mondo e ne sono talmente pieno e talmente orgoglioso, perché è per me l'unico mondo possibile dove ci sono le cose che prediligo, e perché fondamentalmente sono nato qui e qui ho intenzione di finire la mia storia.
E nonostante i detrattori, i critici, i moralisti, i puristi, i buonisti io sto con l'Occidente con tutte le sue contraddizioni, con tutte le sue brutture, perché qui Bruce Spingten può cantare Born in usa e urlare la rabbia, denunciare gli errori, e chiunque può dire e lottare per ciò che crede giusto.
La libertà non è solo una bandiera da difendere con la vita, è anche la bellezza della nostra cultura ed è per questa nostra cultura che vale la pena vivere e se proprio sarà necessario morire

venerdì 13 novembre 2015

these final hours



Dodici ore alla fine.
E voi come vorreste trascorrerle le vostre ultime 12 ore di vita del pianeta?
Nel film c'è uno scorcio d'Australia che ci sta bene in un film apocalittico perché non c'è terra più selvaggia e al contempo ospitale nel pianeta.
Il film è veloce, delirante come una canzone dei Doors, e sufficientemente realistico, ricorda vagamente mad max, dentro c'è l'uomo con la sua innata passione per la vita, la morte, la distruzione e l'incapacità di accettare l'ineluttabile, c'è una natura incombente, nessuna spettacolarizzazione e un discreto lavoro sui personaggi principali.
Un filmetto che definirei accettabile nella serie dei film catastrofici, dove con pochi effetti sapienti si riesce a dare un'idea di una possibile fine collettiva.
La bambina del film è di una bellezza davvero commovente ed è anche una discreta attrice.
su sky

giovedì 12 novembre 2015

Fallout 4



E' arrivato infine e io che ho amato il numero 3 non potevo mancare all'appuntamento.
L'unico problema è il tempo del gioco.
Perché il tempo non si può sprecare in questa nostra vita che ha solo una manciata di ore diurne e un'altra scorta di ore notturne durante le quali crollo solitamente e non bastano per gustarsi la meraviglia di questi giochi, un esplosione di fluidità per gli occhi e un'intelligenza colta dietro la sceneggiatura di questa apocalisse in tempo reale. Del gioco mi piace soprattutto l'ambientazione, lo stile direi anni 50 rischiando di sbagliare, un futuro non molto lontano dal nostro con un'evoluzione parallela dove le apparecchiature tecnologiche hanno conservato uno stile vintage che le impreziosisce e anche i personaggi sono bellissimi esteticamente e senza andare a leggere in rete sembra che gli sviluppatori del gioco siano andati a cercare vecchie immagini di uomini e donne del dopoguerra americano.
Il gioco che parla di fallout nucleare, in realtà è molto pacifista, una riflessione video ludica per chi vuole capire la minaccia nucleare e il prologo è a colori e spettacolare, con questi pochi minuti di vita quotidiana che precedono il momento dell'esplosione.
Sono appena all'inizio e adesso dovrò lottare strenuamente fra tre giochi uno più bello dell'altro, il lavoro che mi permette di acquistarli e lo scrivere che fa di me un cantastorie, poi c'è la famiglia che non bisogna mai trascurare, annoiarsi è impossibile l'importante è non farsi assorbire solo da una passione, una bella gara di volontà
Sono arrivato alla conclusione che i ragazzi della Bethesda Game studios sono i miei eroi, ma non voglio dimenticare gli ideatori di the Witcher 3 i polacchi della CD Projekt Red, perché la Bathesda è la mia preferita è americana è in crescita, ma immagino che sia più difficile inventarsi un gioco bello come The Witcher in Polonia, gioco secondo me per certi versi controcorrente e quasi rivoluzionario.
Nel mondo della creatività c'è spazio per tutti? Non ne ho idea, sicuramente bisogna essere bravi a inventare e la qualità alla fine vince sempre. Ci vediamo alla fine del gioco per qualche considerazione non cetto tecnica ma ludica, come sempre.

mercoledì 11 novembre 2015

Bologna non c'è più ... i luoghi del romanzo







per quelli che hanno letto ‪#‎ilsilenziodellabassa‬ e per quelli che leggeranno‪#‎bolognanoncepiu‬ esiste un luogo nel romanzo che è molto importante per il protagonista Galeazzo Trebbi e questo luogo è il centro sociale di Villa Torchi, uno dei tanti punti di aggregazione per i bolognesi non più giovani e non solo. Non so come lo avete immaginato e mi rivolgo ai lettori del Silenzio della bassa, ma ho voluto fotografarlo oggi in una giornata che di autunnale aveva solo i colori. In questo posto sto cercando di organizzare una presentazione perché cosa c'è di meglio che fare incontrare i personaggi di un romanzo con i luoghi dove questo si sviluppa. Se riesco nel'impresa sarete prontamente invitati.

Oggi si parlava di luoghi della narrazione.
Io scrivo di storie bolognesi, emiliane, fra Bologna e Ferrara, o la Toscana, mi piacerebbe a volte spaziare e inventare altri luoghi narrativi ma ammetto di fare fatica ad ambientare storie in luoghi dove non sono mai stato, e non so nemmeno se ne ho voglia vedremo.

domenica 8 novembre 2015

Il Polo bolognese del servizio bibliotecario




Vado sul catalogo del Polo bolognese per vedere se qualche biblioteca ha già ‪#‎bolognanoncepiu‬ e scopro che i miei libri sono in giro per la provincia, ci sono persone sagge che vanno in biblioteca e prenotano un mio romanzo e attraverso lo scambio fra le varie biblioteche i miei libri girano e i miei concittadini possono leggerli gratis, a Imola addirittura le condizioni della copia di ‪#‎cielodagosto‬ non ne consente il prestito e questa cosa mi riempie davvero di soddisfazione perché se è vero che spendere dei soldi per un libro non è da tutti, è anche vero che perdere del tempo per prenotare un libro in biblioteca richiede impegno e curiosità e dà un senso al mio scrivere, mi fa sentire meglio in questa splendida giornata di sole autunnale, mia stagione prediletta, qui il link del polo delle biblioteche se volete potete leggermi gratis: http://sol.unibo.it/SebinaOpac/SebinaYOU.do#12

Un giorno un collega che non ha mai letto un mio romanzo mi ha confidato di invidiarmi, gli ho chiesto perché, lui mi ha risposto che pubblicare un libro significa conquistare una sorta di immortalità, perché anche dopo di me ci sarà qualcosa che vivrà per sempre, un ricordo, un libro appunto nel quale chiunque potrà ritrovare qualcosa di me e potrà fare i suoi commenti, le sue considerazioni, buone o cattive non importa, perché nei pensieri di quella persona io vivrà ancora il mio ricordo.

Non so se mi interessa sopravvivere a me stesso, quando non ci sarò più punto.
Però è un'idea che senza il suo pensiero non avrei mai realizzato.

sabato 7 novembre 2015

e venne il giorno



E se la natura si ribellasse? Altro che le macchine di Terminator, se la Terra e cominciasse a scrollarsi di dosso l'inutile zavorra dell'umanità?
Perché diciamoci la verità, noi siamo un bellissimo esercizio di stile, se davvero dovesse esistere un dio me lo immagino compiaciuto della sua opera, ha creato delle teste pensanti e creative in grado di fare danni a destra e manca seguendo la più bieca interpretazione del libero arbitrio.
In questo film di un regista che amo a tratti M. Night Shyamalan, c'è la sua visione onirica e apocalittica di un mondo che decide di eliminare il suo primo problema, noi.
La bravura di questo creativo del cinema statunitense è quella di sapere creare atmosfere senza effetti speciali, o trucchi di prestigio e i suoi capolavori, Il sesto senso e Unbreakable, ne sono la dimostrazione.
Anche in questo caso,  in tono minore, riesce ad emozionare e divertire, e magari a fare riflettere.
ma che il mondo sta andando a carte e quarantotto voi lo sapevate già, giusto?
Rimane solo il gioco di indovinare come andrà a finire, uno tsunami? Un meteorite? Un terremoto? scopritelo in questo film del 2008.
Gli interpreti, come al solito in questi film catastrofici, sono quasi accessori.
su sky

venerdì 6 novembre 2015

facebook il grande fratello schizofrenico



Poco tempo fa mi scompare un post che avevo scritto intorno a un tragico trattamento sanitario obbligatorio e come al solito condiviso su Facebook, non mi era ancora accaduto.
Qualcuno si è ingegnato per suggerire ai gestori del famoso social che il mio post non era adeguato e vi assicuro se c'è una persona attenta a ciò che mette in rete quello sono io.
 E' bastato ciò a determinare la scomparsa del mio articolo che ho cancellato in seguito a quell'azione decisamente autoritaria determinata dalla volontà di qualcuno che semplicemente non condivideva la mia opinione.

Da ieri è scomparso il profilo di un mio amico e anche editore Carlo Frilli.
Alcuni affezionati lettori mi hanno chiesto se ne sapevo qualcosa.
Facebook ha messo in dubbio l'identità di Carlo su Facebook e gli ha chiesto delle prove che fosse proprio lui, e per non sbagliare lo hanno sospeso, come a scuola dopo una marachella.

Non hanno pensato prima di verificare poi di decidere il da farsi.
Loro non pensano forse, seguono meccanismi rigidi, magari qualche infame ha deciso che Frilli ha troppi amici in rete, uno dei pochi editori che riesce a dialogare con autori e lettori, magari questa cosa dà fastidio, magari è solo un errore di un sistema schizofrenico.

Magari andrà sempre peggio in una rete che fa passare messaggi inneggianti a pedofilia e violenza ma reprime le persone senza una spiegazione, senza un vero motivo.

Chissà cosa accadrà domani, quando qualcuno deciderà di additare al pubblico disprezzo un qualsiasi profilo e senza ombra di dubbio il sistema seguirà l'onda sbattendo qualche capro espiatorio in prima pagina, o forse sta già accadendo?

mercoledì 4 novembre 2015

e ritrovo Bologna all'interporto



Forse non c'è un obiettivo abbastanza grandangolare per riprendere l'interporto di Bentivoglio.
Oggi pomeriggio per la prima volta sono entrato in questa grande area dove arrivano e partono merci da ogni dove immagino.
L'Italia che si  muove. L'Italia che sposta oggetti, da un punto all'altro del paese e che quindi passa anche da questo enorme interporto.
Io ero lì per ritirare uno scatolone con alcune decine di copie del mio ultimo romanzo.
Solitamente il corriere arriva fino a casa, ma questa volta ho deciso di andare io dal corriere, avevo tempo e mi sono ritrovato in un grande capannone con centinaia di colli di tutte le dimensioni, e fra tutti quegli scatoloni c'era anche il mio, e dentro lo scatolone il mio ultimo romanzo
Bologna non c'è più in libreria da lunedì scorso.
Ho firmato una ricevuta, il magazziniere mi ha ringraziato e mi sono ritrovato con quello scatolone in mano con dentro un prodotto mio, creato con le mie mani, un libro, molte copie di un mio libro.
Era un bel pomeriggio di sole per essere i primi di novembre, quasi caldo.
Mi sono fermato alcuni minuti a osservare camion arrivare e partire da quel posto, la massima espressione di ripresa che il paese possa auspicare e mi sono sentito parte di quel meccanismo anch'io.
La differenza sostanziale è che io invento storie che spero piacciano alla gente.
Come un cantante inventa canzoni che spera andranno in giro per le radio.
Il concetto è simile.
Anche la sostanza.
Il mio romanzo è uscito dal mio computer è arrivato nel computer di un editore che ha deciso di investire su di me, sulla mia idea, e insieme abbiamo costruito un prodotto e quel prodotto adesso sta già viaggiando per il paese come le mozzarelle di bufala.
C'è qualcosa di concreto in questa vicenda, e non è vero che è solo passione, che comunque vada sarà un successo, perché dietro al mio romanzo diverse persone hanno investito, ci hanno lavorato, lo hanno trasportato e con questo nuovo senso di responsabilità me ne sono tornato a casa, protetto dal mio lavoro sicuro e dalla consapevolezza che in questa vicenda devo cominciare a crederci davvero se non altro per rispetto a tutte le persone che da una mia idea hanno costruito un prodotto spostandolo per il paese con i camion fino a un grande interporto.
E voi che mi avete letto fino ad ora adesso compratelo questo libro e scoprirete che meritava l'impegno di tutta la gente che c'è dietro.
Io ne sono sicuro.


martedì 3 novembre 2015

Bologna non c'è più



Vi sarà capitato parlando con un concittadino di una qualsiasi città italiana grande o piccola di ascoltare una frase del genere, solitamente chi la pronuncia è anziano, ma non è la regola, anche fra gli adulti in età lavorativa è frequente sentire commenti del genere.
La città non è più quella di una volta, si stava meglio quando si stava peggio e frasi dello stesso tenore.
Il titolo del mio romanzo non deve trarvi in inganno.
E' un brano tratto da uno scambio verbale fra due personaggi del romanzo, ma dietro si cela un mondo e di questo mondo non vi racconterò nulla, dovrete svelarlo voi pagina dopo pagina in un'avventura che parte da una mia personale rivisitazione di una parte fondamentale della nostra storia collettiva.
E' un' romanzo nero, ma non solo.
E' una riflessione sui nostri tempi rabbiosi, sull'incapacità di avere una coscienza collettiva, quella che negli anni settanta e ottanta portava la gente in piazza con numeri oggi inimmaginabili.
E' una mia personale rilettura di come l'odio possa essere incanalato, giustificato, costruito.
E' soprattutto un romanzo e alla fine io sono soprattutto uno che inventa storie, crea personaggi, li cala in una situazione plausibile e cerca di renderli credibili.
Spero che vi divertirà,  vi farà compagnia e  vi costringerà a leggerlo voracemente per cercare di capire come va a finire.
Alla fine è questo il mio obiettivo principale divertirmi mentre invento una storia e compiacermi del divertimento dei lettori.


PRIMA PRESENTAZIONE
MONDADORI MEDIA STORE
VIA D'AZEGLIO 34/A
BOLOGNA
19 NOVEMBRE 2015
ORE 17.30

CONDUCE 
DANIELE CARELLA

LEGGE 
MARCO PIOVELLA

VI ASPETTO 
SCOPRIREMO INSIEME
DOVE SI NASCONDE 
LA NOSTRA CITTÀ
NEL MIO ULTIMO ROMANZO



lunedì 2 novembre 2015

l'amore bugiardo



Non ho letto il libro dal quale è tratto il film, magari ne vale la pena.
L'amore bugiardo è un bel gioco di ruolo, e non è un caso se all'inizio il protagonista gioca con la sorella nel bar a uno di quei vecchi giochi da tavolo che hanno fatto da contorno alla mia giovinezza, quando il gioco non era virtuale, ma si sviluppava intorno a un tavolo con gli amici di sempre, master mind o Risiko, ricordate?
L'amore bugiardo è un gioco delle parti, e un film sulle ossessioni.
E' un film sull'amore, sulla coppia o sulla fine della coppia, quella che molti di noi hanno scelto per affrontare la vita, perché oltre l'amore, oltre l'innamoramento, oltre il tempo c'è la coppia, e meglio se c'è l'amore, meglio se non è bugiardo, meglio se dura per sempre, ma non è forse più realistico il contrario? Non è forse statisticamente provato che l'amore finisce e subentra la noia, la routine, l'odio addirittura e l'insofferenza nei confronti di colui o colei scelti in base ad un desiderio, ad un'idea di amore eterno e perfetto, perché ciò che noi soggettivamente battezziamo così deve essere.
Ebbene questo film è una storia d'amore, ed è una storia sulla fine dell'amore, è un nero, molto americano, molto in sintonia con Seven per certi versi, a proposito del regista David Fincher, ma anche con Alien, perché cosa c'è di più mostruoso di un amore ... bugiardo?