domenica 21 luglio 2024

Le parole che non potrò dirti


 Tu eri la più piccola, cinque anni in meno e il nome di battesimo i miei lo fecero scegliere a me, e io dissi che ti volevo chiamare Grazia come il mio primo amore, una bambina che frequentava il mio stesso asilo, avevo cinque anni, ero già innamorato.

Abbiamo trascorso quasi trent'anni insieme nelle periferia bolognese, nella stessa camera da letto, perché non si poteva fare diverso e per trent'anni io e venticinque tu, abbiamo condiviso amici, vacanze, problemi, inquietudini in quel periodo terribile e bellissimo fra gli anni settanta e ottanta.

Tu eri bellissima e lo sei ancora.

Io ricordo che difendevo, da bravo "femministaiolo" militante, la tua indipendenza e quando tornavi a casa tardi la sera quietavo mio padre che brontolava.

Eri libera e selvaggia come tutti in quel periodo, in una periferia che vedeva i giovani spesso  morire per l'eroina o dedicarsi alla politica.

La nostra fantastica e terribile giovinezza.

Poi me ne sono andato di casa e i trent'anni successivi ci siamo persi per strada, abbiamo litigato cento volte per questioni familiari e cento volte sono tornato sui miei passi perché alla fine ti volevo bene.

L'ultimo litigio pochi mesi fa, ancora una volta per motivi risibili, e l'ultima riconciliazione in ospedale dove sono riuscito a dirti che mi dispiaceva, che ti volevo bene, che eri parte fondamentale della mia vita.

Mi hai sorriso, ci siamo stretti la mano, come dovrebbe accadere fra fratelli che si amano fino alla fine.

E ora che la fine si avvicina non potrò dirti che avrei voluto dedicarti uno dei miei maledetti e adorati romanzi, almeno uno, e poco importa se ti dedicherò il prossimo perché  tu non lo leggerai.

Non potrò rassicurarti sul futuro di nostra madre che per te era principale ragione di vita, potrò solo prendermene cura, come si addice a un buon figlio.

Non potremo condividere più nulla come tanto tu desideravi.

Potrò solo portarti con me e sarai in buona compagnia insieme a tutti coloro che ho amato e che non sono più.

Non condividerò questo post, chi passerà da queste parti potrà leggerlo e pensare ciò che vuole, per me è l'unico modo nel quale riesco in questo momento a onorarti e salutarti, sono le parole che non riuscirei a pronunciare al tuo funerale, perché il dolore mi impedirebbe di parlare, sono il mio modo per esorcizzare la mia sofferenza, perché mentre scrivo sto parlando con te, solo con te, lanciando nella rete, che ormai è il mio principale interlocutore, questo ultimo saluto.

Vorrei scrivere che ci incontreremo insieme a nostro padre e a tutti gli amici che sono dentro di me, ma non credo che esista un luogo migliore oltre questa terra travagliata e devastata dall'uomo.

Se dovesse esistere vienimi a cercare. 

domenica 7 luglio 2024

Gently


Fine anni 60 non c'erano i telefonini, internet, la gente fumava molto e beveva parecchio, almeno gli inglesi di questa bella serie di otto stagioni con due protagonisti George Gently interpretato da un grande attore Martin Shaw e il sergente John Bacchus interpretato dall'altrettanto bravo Lee Ingleby.

Gently è un poliziotto vecchio stampo con un'etica inattaccabile, sempre avanti anche quando il potere cerca di fermarlo.

Gli uccidono la moglie a inizio serie e questo crimine sarà filo conduttore fino all'ultima puntata.

In un Inghilterra spesso periferica, marginale violenta Gently ormaia fine carriera e con una malattia incombente conduce le sue indagini affiancato dal sergente giovane, arrogante e spesso sopra le righe.

Un connubio che fra alti e bassi sarà presente fino all'ultima puntata.

I personaggi sempre bene caratterizzati, le storie credibili e spesso legate alle contraddizioni del periodo, nel quale c'era ancora la pena di morte, abolita nel 65, e il reato di omosessualità, abolito in quegli anni, poi ci sono i pregiudizi nei confronti delle donne e la loro difficile battaglia per la parità.

Non è solo un nero, è un vero romanzo sociale portato sul piccolo schermo con una cura dei dettagli inimmaginabile nelle nostre scalcinate produzioni.

Le produzioni inglesi ci battono ancora una volta, facciamocene una ragione.

Potete vedere le puntate su giallo.



giovedì 4 luglio 2024

I delitti di Bologna a Pieve di Cento


 In una sera buia e tempestosa si è svolta la presentazione del mio ultimo romanzo nella splendida sala della Biblioteca di Pieve di Cento.

L'evento doveva svolgersi in piazza ma per motivi metereologici è stato spostato in biblioteca.

Molta gente, bellissima serata funestata solo da preoccupazioni familiari che ho dovuto accantonare per la serata perché lo spettacolo deve continuare nonostante tutto.

Pieve è una cittadina viva, piena di gente entusiasta e curiosa, davvero un altro luogo che nel tempo sta diventando per me familiare e amico.

Grazie a Daniela la responsabile della biblioteca bravissima nell'organizzazione e nella conduzione dell'evento,

Grazie ad Amedeo per la presentazione all'amico Angelo Zannarini per la simpatia e a tutti i partecipanti.

Alla prossima.

domenica 30 giugno 2024

Un altro ferragosto


 

Non avevo visto Ferie d'agosto e lo sono andato a ripescare su you tube, cosa che vi consiglio di fare prima di guardare il sequel.

Ferie d'agosto film del 1996 che valse a Virzì il David di Donatello come miglior film, visto a distanza di quasi trent'anni riporta a quelle atmosfere del periodo quando al governo si era da poco insediato Berlusconi e la sinistra arrancava in un Italia che ancora ci credeva e votava e in un certo senso vedeva la politica come una possibilità di cambiamento, nel film si affrontavano temi allora appena emergenti come gli extra comunitari, il razzismo, e dall'altra parte i radical chic della sinistra che credevano ancora in una reale alternativa.

Un bel carosello di attori che ritorna nel sequel Un altro ferragosto nel quale Virzì in maniera intelligente e mai scontata mostra l'Italia di oggi, specchio di un' Europa che non ce la fa a stare al passo con i tempi.

La politica è capitolo chiuso, materia per qualche nostalgico morituro, compare nel film una influencer nuovo mostro mediatico ormai diffuso ovunque come un cancro, affiora la pochezza culturale di una massa disomogenea di persone schiacciate da un individualismo edonistico e cinico.

Come diciamo noi vecchi si stava meglio quando si stava peggio.

Brutto dirlo ma si stava meglio nel 96, anche se al governo c'era Berlusconi, e non è solo colpa della Meloni ma soprattutto è colpa nostra che non crediamo più in nulla.

Bravo Virzì, il film è su Sky

sabato 29 giugno 2024

50 km all'ora


 

Mi piace De Luigi, sia come comico che come attore lo seguo da sempre, da quando era interprete insieme alla Hunziker di Love Bugs.

In questo film c'è molto di lui, della sua simpatia e della sua intelligenza, poi c'è molta Emilia e una parte del mio passato remoto.

La trama è semplice, alla morte del genitore malato un sempre carismatico Haber, i due fratelli si ritrovano dopo trent'anni per il funerale.

Fra loro una ruggine determinata da rapporti familiari logorati da rancore e incomprensioni.

Ma i due fratelli uniti nella missione di trasportare le ceneri del genitore sulla tomba della loro madre attraverseranno un bel pezzo di Emilia a bordo di un Ciao e un Garelli (credo).

Il film è tenero, comico, amaro, triste, malinconico, nostalgico.

E in questo giorno per me particolarmente triste è il film giusto, alla fine nella vita rimangono le parole che potevamo dire, i rimpianti per ciò che potevamo realizzare ma abbiamo deciso di cestinare per rancore o rivalsa.

Alla fine siamo soli su questa terra e trafitti da un raggio di sole, e questo film riesce a raccontarlo con leggerezza.

Lo trovate su Prime Video.