Leggo velocemente il testo della proposta di legge di riforma della Polizia Locale che potete trovare qui e non mi stupisco della capacità tutta italiana di insabbiare qualsiasi tentativo di riforma.
Adesso, in questo preciso momento, possiamo dare la colpa a chiunque dell'ennesimo sgambetto a una riforma che attende dal 1986, ai poteri forti, ai partiti della sinistra, all'ignavia dei partiti della destra, a chi non vuole un'evoluzione della Polizia Locale, ma alla fine ha senso capire chi rema contro?
L'unico dato sensato è che i miei colleghi escono tutti i giorni per strada e rischiano la pelle nello stesso identico modo degli altri, i poliziotti di serie A, i Carabinieri, i colleghi della Penitenziaria, o della Guardia di Finanza, ma a differenza di tutti gli altri hanno meno tutele, meno diritti, stipendi più bassi, sono dipendenti comunali e vanno in pensione a 67 anni o con 43 anni e 10 mesi come tutti i dipendenti comunali.
Questa è l'unica realtà oggettiva, tutto il resto, l'accesso alle banche dati che rimane in ogni caso limitato, la divisa, gli strumenti di tutela personale, l'utilizzo dell'arma di servizio poco contano in un contesto nel quale rimaniamo relegati a un ruolo subordinato.
A me rimane l'amarezza di andare in pensione senza quella riforma che speravo di vedere prima della fine della mia carriera.
Ai colleghi giovani un invito, non arrendetevi, fate valere i vostri diritti, non dimenticatevi che il nostro lavoro copre l'intero territorio nazionale, arriva nei comuni più piccoli e si occupa di tutto, dalla polizia urbana ai trattamenti sanitari obbligatori.
Non hanno bisogno di noi? Facciamogli capire che senza il paese non può farcela.
Massimo Fagnoni Delegato SULPL Bologna