sabato 27 luglio 2013

e ora parliamo di Kevin




Ci sono film scomodi, come scomodi possono essere certi libri o discorsi, e non sto parlando di cose necessariamente quotidiane, ma la violenza insensata, la crudeltà gratuita, non fanno ormai parte del nostro modo di vivere?
We Need to Talk About Kevin è un bel film del 2011(immensa la protagonista, Tilda Swinton)che non conoscevo e che ho iniziato a guardare senza troppo fiducia, la sinossi di sky come al solito non riesce a centrare le pellicole più complesse.
E' tratto da un romanzo scritto da una donna e ci avrei scommesso, Lionel Shriver e si pone alcuni interrogativi legati al rapporto madre/figlio e in realtà affronta secondo me un secolare dilemma:
La nostra personalità è frutto dell'educazione che riceviamo, mettendoci dentro ambiente familiare, situazione socio economica, clima, paese e tutto quello che volete, oppure la nostra personalità è già precostituita?

Io  salto tutta la discussione correlata, tallonite permettendo, e arrivo alle mie conclusioni.
Le mie conclusioni sono semplici, da una parte c'è la legge, dall'altra parte la giustizia ed entrambe sono al servizio della collettività.
In questo terribile film, che vi consiglio, un minorenne compie efferati delitti, assolutamente inutili, crudeli, imperdonabili, così come fosse un gioco e non venitemi a dire che non capita nella realtà perché è capitato anche in Italia dove i responsabili di delitti analoghi come ferocia sono già fuori dal carcere grazie al fatto che quando hanno compiuto tali crimini erano minori.
Il film ti sbatte in faccia con durezza un episodio criminale avvenuto al termine di un percorso di crescita di un giovane individuo, parla di amore materno, perdono, forse redenzione.
Io sono convinto in maniera granitica che un assassino rimane tale quando il suo delitto è premeditato, organizzato, e quando è frutto di una mente socio patica conclamata.
Non è questione di perdono ma di impedire che tale individuo possa di nuovo commettere tale atto, quindi si rende necessario emarginarlo coattivamente e definitivamente dal contesto sociale.
Sono troppo repressivo?
Guardatevi il film poi ne parliamo e  quando Kevin diventerà vostro viciono di casa, a conclusione di un paio di anni di comunità terapeutica, venitemi a raccontare che siete contenti della novità e invitatelo a cena, ma non regalategli un arco professionale, quello deve  averlo conservato da qualche parte.

giovedì 25 luglio 2013

Solitario bolognese a Corticella



La rete non è solo virtuale, a volte torna a muoversi  lungo le strade della città e arriva fino alle periferie di Bologna entra in un caffè, nel caso specifico il Blues caffè e nasce, con uno sforzo organizzativo relativo, una bella situazione, come quella di ieri sera a Corticella uno dei quartieri storici di Bologna.
Nella foto in bianco e nero uno dei momenti della serata.
La presentazione ha soprattutto lasciato spazio ai brani, letti come al solito dall'amico Piovella.
Si è parlato di Bologna, di violenza, del nostro lavoro in divisa e di personaggi, quelli che nascono nelle storie che scrivo e che rubo dalla vita vera quella che ogni giorno incontro per strada.
Ho conosciuto nuove persone, ho scoperto lettori dei miei libri che non conoscevo, ho come al solito costruito un pezzetto di esperienza che mi servirà per il futuro prossimo.
Perché faccio tutto ciò?
Non per il denaro, avrei già smesso, forse per l'immortalità come mi suggerisce un collega in divisa.
Forse perché mi piace il giocattolo, dalla mia nicchia solitaria e quasi claustrofobica alle strade della città per scoprire come le storie, quelle sulla carta e quelle raccontate, a volte si incontrano, si intrecciano, i miei personaggi prendono vita, diventano credibili, fanno ridere, fanno rilflettere o semplicemnte funzionano.
Grande magia, non trovate?

martedì 23 luglio 2013

nuova recensione di Lupi neri su Bologna

Ecco la terza recensione di Lupi neri su Bologna e notate bene non conosco nessuno di questi signori, tranne Sedini con il quale ho un rapporto di amicizia a distanza, visto che non ci siamo mai incontrati.
Questa volta posto la bella recensione di Paolo Vinciguerra dalla Liguria e per lui e per altri lettori genovesi una sorpresa: a inizio 2014 il mio primo romanzo pubblicato da una casa editrice genovese. Ma non dico altro per scaramanzia.


MASSIMO FAGNONI " LUPI NERI SU BOLOGNA "di Paolo Vinciguerra ( Killer)


Massimo Fagnoni: Lupi neri su Bologna

Digos e Polizia Municipale. Strano ma interessante connubio in questo romanzo di Massimo Fagnoni. Tre amici per la pelle, tre rappresentanti delle forze dell'ordine, stanno per essere travolti da una incombente minaccia che sta agitando e mettendo pericolosamente alle strette l'intero Paese. A Bologna viene assassinato un poliziotto e la sua immagine, condita da deliranti accuse, compare su di un sito clandestino. Digos e forze dell'ordine indagano. Il nuovo movimento sembra avere per obiettivo i poliziotti che continuano a morire e poi ad apparire sul sitowww.cacciallosbirro.com. Le piazze di tutta Italia sono teatro di innumerevoli e sanguinosi scontri. La situazione sembra sfuggire di mano agli organi preposti alla sicurezza nazionale. Il Sovrintendente Max Re conduce da par suo un'indagine parallela, con metodi non propriamente ortodossi. Una escalation di violenza a stento repressa porterà a conoscere una verità ben diversa. Trovare in un noir anche la Polizia Municipale coinvolta e protagonista è stata una sorpresa e direi una novità. Una parte del loro lavoro che non tanti forse conoscono è il coordinamento importante che la Municipale ha con Polizia e Carabinieri. I tre amici, Re, l'ispettore Angeli e l'agente di polizia locale Belli sono i protagonisti di questo ottimo "Lupi neri su Bologna". Ognuno diametralmente opposto all'altro ma con un forte senso dell'onore che li lega indissolubilmente. Un romanzo che porta alla ribalta l'ordine pubblico, ferito mortalmente dai fatti del G8 di Genova; ed infatti è proprio da Genova che parte questa storia. Coinvolgendo anche frange estreme di tifo calcistico, anarchici, studenti, centri sociali. Un interessante quadro di una situazione sull'orlo della catastrofe, dove solo un piccolo episodio potrebbe scatenare una guerra civile. Perciò si tratta di un romanzo molto attuale, molto ben scritto, crudo in alcune sue parti ma davvero appassionante. Si entra assieme ai protagonisti nel mondo degli infiltrati, degli informatori, dei depistaggi, di uomini dello Stato corrotti, delle indagini svolte fuori dalle regole ma che sembrano portare ai risultati migliori. Un mondo sconosciuto ma molto ben descritto da Fagnoni. Qui, in questo romanzo, non c'è molto spazio per i sentimenti quanto per il senso del dovere, o al massimo per l'amicizia. C'è un Paese da salvare!


Buona lettura

Paolo Vinciguerra (Killer)

Grazie Paolo Vinciguerra

Grazie Paolo 

lunedì 22 luglio 2013

Solitario Bolognese, mercoledì 24, a Corticella



Fra due giorni la prima presentazione di Solitario Bolognese a Corticella in via Bentini 65, quasi ai confini della città sulla strada che porta verso Castel Maggiore, perché Bologna non è solo via dell'Indipendenza, o Piazza Maggiore, Bologna è soprattutto la periferia, con le associazioni, i circoli, culturali, le sezioni del PD, gli orti degli anziani, i giardini sconosciuti che in estate si popolano di cittadini, quelli che non partono per le vacanze, e da anni non escono dalla città.

Bologna è città di anziani e di tante piccole realtà e solitudini, dignitose e per questo poco appariscenti, e allora mercoledì se sei in città sacrifica un'ora del tuo tempo per venire a chiacchierare con me di Bologna, quella periferica, marginale e per questo motivo ancora più viva, ancora più concreta.
Potrai bere un aperitivo e comprare uno dei miei libri oppure non fare nessuna delle due cose e semplicemente cercare di capire cosa spinge uno come te a scrivere e a mettersi in piazza in un pomeriggio d'estate.

Ti aspetto, alle 19, al Blues caffè, mercoledì 24 luglio

giovedì 18 luglio 2013

recensione siciliana per i miei Lupi neri

Sotto una bella recensione dalla Sicilia:


Certe recensioni sono impagabili, per due motivi non ho pagato nulla

 per averla ed è sincera come la sua autrice, quindi ve la propongo come l'ho trovata qui

A Bologna un poliziotto viene ucciso; subito, il suo viso compare, come un macabro trofeo di caccia, nella lugubre galleria di immagini di un sito, www.cacciallosbirro.com. Mentre i colleghi della vittima vengono tempestivamente raggiunti da email minacciose, sul sito campeggiano altri riquadri da riempire: il fantomatico gruppo che si cela dietro l’orribile gesto promette altre morti violente. Mentre le indagini procedono, il clima in città si appesantisce: un violento e imprevedibile movimento eversivo genera il caos nelle piazze e contribuisce ad esasperare gli animi. Parallela all’indagine ufficiale, il sovrintendente Massimiliano Re ne conduce un’altra, ufficiosa e dai metodi poco ortodossi, ma forse più concreta e fruttuosa dell’altra; e mentre le violenze si moltiplicano e gli indizi riconducono in maniera inquietante agli eventi occorsi durante il G8 di Genova, una nube nera sembra voler ricoprire l’intera Italia. Ma chi sarà il responsabile della mattanza? Quali motivazioni lo spingono a cercare di creare disordine? Si riuscirà a mettere un argine alla situazione?
Lupi neri su Bologna è un bel romanzo, difficilmente classificabile in maniera univoca come giallo; è sicuramente un giallo, infatti, ma è venato in maniera decisa da tratti noir, e alcune caratteristiche lo avvicinano alla fantascienza e all’ucronia. I personaggi che lo popolano sono credibili, concreti, realistici e ben costruiti: per questo, spesso risultano agghiaccianti nella brutalità dei loro comportamenti. La descrizione di Bologna, vera protagonista, insieme ai personaggi narrati, del romanzo, è di quelle che fanno venire voglia di visitare la città anche a chi non ne hai mai avuto il desiderio.
Il libro è insolito e coraggioso: affronta tematiche calde come quella del pericolo di derive estremiste nel mondo occidentale con chiarezza e precisione, e tocca argomenti ancora sensibili come i fatti di Genova del 2001 senza scadere nella banalità, ma allargando la discussione in maniera intelligente. Nel testo non mancano brani giustamente inquietanti, ma la scrittura non scade mai in passaggi gratuiti o inutilmente cruenti. Lo stile è brillante e aderente all’intreccio, e calza a pennello con la storia.
Unico neo del romanzo è la difficoltà di reperimento: per i non-bolognesi, infatti, il libro risulta acquistabile quasi solo online.
Maria Di Piazza
Massimo Fagnoni, Lupi neri su Bologna, Minerva Edizioni, collana Gialli Minerva, 2013, pp. 256, euro 15,00.

domenica 14 luglio 2013

Solitario bolognese a Corticella



Come forse è possibile leggere nella locandina sotto:

Il 24 luglio 2013 presenterò il mio primo libro di racconti: Solitario Bolognese, in un quartiere storico, fondamentale nella mia vita, il quartiere Corticella, che in realtà adesso si chiama Navile.
Il caffè Blues, in via Bentini 65,  mi ospiterà, ai confini con la città, in un luogo quasi mitico, in un pomeriggio molto estivo.
Mi presenterà l'amico e collega Alessandro Neri e potrete bere un aperitivo con noi e ascoltare alcuni brani tratti dai miei racconti che leggerà come al solito l'attore e amico Marco Piovella. Vi aspetto



Per chi arriva da luoghi remoti sotto la mappa del luogo.







giovedì 11 luglio 2013

Baricco, Tucidide e l'idea di democrazia




E' una pura coincidenza se oggi nel giorno in cui esplodono le polemiche relative a Berlusconi e Cassazione ho guardato il video di Palladium Lectures dedicato al racconto dello storico Tucidide e della sua interpretazione di una trattativa fra ambasciatori ateniesi e  ambasciatori di una piccola isola del Peloponneso non allineata con Atene e quindi pericolosa per i loro interessi.

Un vero pezzo di teatro quello letto e interpretato da Baricco, con i personaggi tanto lontani storicamente, tanto vicini nel gioco dei diversi ruoli.

Emerge un'idea di democrazia perfettamente assimilata dagli americani, una democrazia esportabile, una democrazia non negoziabile, una democrazia sostanzialmente obbligatoria, come la libertà di cui cantava Gaber.

La piccola isola di Melo si ritrovò a osservare un dispiego di navi e truppe enorme, Baricco parla di 30000 uomini, e due possibilità, o accettare di allearsi con Atene nella guerra del Peloponneso o soccombere.

Da una parte i democratici ateniesi, dall'altra una piccola oligarchia che governava l'isola di Melo da 700 anni.

Alla fine i meli rifiutarono le condizioni ateniesi e vennero spazzati via, ma al di là della cruda verità storica la conclusione che mi ha spiazzato è quella che forse Baricco ha più volte ricordato. Noi proveniamo da quella cultura, da quel modello democratico, dall'idea che chi è più potente detta le regole e vince, giusto o non giusto.

Chi è potente anche se è ingiusto non può essere condannato, non può essere nemmeno sanzionato, e non potete capire se non avete mai dovuto affibbiare una sanzione a qualche vip al volante per un'infrazione al codice della strada.

La democrazia  è soggetta al voto, all'alzata di mano  al dibattito, al dubbio, quello che in un altro caso, citato da Baricco, porta a inviare due navi con due diversi messaggi in un'altra controversia. La prima nave con l'ordine di uccidere tutti gli uomini dell'isola, la seconda con una possibilità di salvezza.

Noi arriviamo da lì e nello specifico, abbiamo tutta la lungimiranza della democrazia, intrisi di garantismo a tutti i costi e cautele costituzionali, ma alla fine di nessun potere nei confronti di nessun alleato, e questo ci distingue dai più democratici americani che sono ancora in grado di imporre la democrazia e non di subirla come accade a noi da quando abbiamo avuto la fortuna di sceglierla.

mercoledì 10 luglio 2013

estate solitaria




Per chi non se ne va da Bologna come me.
Per chi è appena tornato.
Per chi andrà via dopo il 24 luglio 2013
Vi aspetto.
I dettagli a breve su questi schermi.

martedì 9 luglio 2013

posti in piedi in paradiso




Posti in piedi in paradiso è, credo, l'ultima fatica di Verdone che non prediligo né come attore, né come regista, figlio della commedia italiana, legato alla comicità romana, alla comicità di Alberto Sordi, a un modo intelligente, ma per me troppo superficiale di fare ridere.
Rispetto ad altri professionisti della commedia italiana moderna ( la definirei) dagli anni 80 in poi tanto per intenderci, sicuramente Verdone è l'unico comico, e regista, ad avere proposto temi a volte impegnativi con una leggerezza utile a farlo arrivare al grande pubblico senza spaventarlo ma facendolo divertire e riflettere.
A volte ( apro una parentesi) sembra che il pubblico italiano, quello che va al cinema soprattutto a Natale o per le feste comandate, sia un pubblico affaticato dal vivere quotidiano, ignorante e abulico, in grado di sopportare a fatica solo film facili, facilissimi, di puro intrattenimento.

Verdone, a mio avviso,  ha sempre provato a buttare lì qualcosa, a volte ha realizzato un risultato accettabile altre volte meno, ma è solo la mia modestissima opinione.
Questo film parla di una materia che io conosco bene, parla di uomini separati, uomini non più giovani, con destini da suicidio, e molti rimorsi e preoccupazioni sulle spalle.
Un tema quanto mai drammatico in realtà, e ne ho già scritto in passato.
Ritrovarsi a quarant'anni povero, senza una casa, perdendo il diritto di vedere i figli  solo perché il matrimonio è naufragato è un destino a volte peggiore della morte.
E non è vero che è sempre colpa dei padri, ed è vero che a prescindere dalle responsabilità sono i padri/mariti a pagare le spese più onerose in termini economici e affettivi.
Verdone affronta la questione costringendo i tre protagonisti a convivere nello stesso appartamento per potere affrontare le spese quotidiane.
Dentro e a lato la sua commedia tipica, mai volgare, al massimo molto superficiale, che lo caratterizza.
La conclusione del film non è definita o definitiva, non è pessimistica o ottimistica, offre diverse chiavi di lettura, forse ripropone un tema che nelle intenzioni del regista deve essere fonte di riflessione per il pubblico.
Film guardabile in estate, a casa, senza scomodarsi a pagare un biglietto.
Ultima considerazione, qualsiasi triste destino  di tanti uomini ridotti in miseria da
separazioni per loro discriminatorie non giustifica altri uomini/ bestia che invece di accettare con coraggio la fine di una relazione preferiscono uccidere la compagna o ex compagna o riempirla di botte o vessarla con persecuzioni infinite.
Morale, noi maschi non ce la possiamo fare, per uno buono ce ne sono decine impresentabili, e non lo dico io ma le tristi statistiche quotidiane.

lunedì 8 luglio 2013

total recall




Total recall è il  remake di uno dei film che ho visto e rivisto negli anni 90 tratto da un racconto di Philip Dick. La prima versione aveva la regia del grande Paul Verhoeven e il protagonista era un magistrale Arnold Schwarzenegger.
La prima versione anche se datata rimane più interessante, sia perché è stata realizzata 23 anni fa, sia per l'originalità della trama.
Mi è piaciuto anche Colin Farrel con la sua faccia da teppista irlandese, ruvido ed essenziale,  stupito quanto lo spettatore nello scoprire che si sono divertiti a giocare con il suo cervello e soprattutto con i suoi ricordi.
La versione 2012 è ricca di effetti speciali, adrenalinica e senza soste ti prende per mano conducendoti fino a una conclusione che non indulge a retorica o buoni sentimenti.
La chiave di analisi di questo film come del precedente è il nostro cervello, il tentativo dell'uomo di condizionarlo, la nostra difficoltà ad adattarci alla realtà e gli stati di alterazione cognitiva che possono coglierci nel corso della vita.
Non so se Dick abbia tratto ispirazione dalle sue esperienze psicotrope, ma non mi stupirei.
Sono anche convinto che la nostra mente non abbia necessariamente bisogno di sostanze stupefacenti per ritrovarsi in conflitto con sé stessa. Molti miei coetanei, io compreso, arrancano dietro alle nuove tecnologie, facendo confusione fra realtà e finzione.
La comunicazione, i rapporti interpersonali, il concetto stesso di realtà adesso corre su binari diversi rispetto a  pochi anni fa, e se i giovani, cresciuti con facebook, twitter e i telefoni smartphone,  vivono nel loro pianeta in armonia con i nuovi codici di comunicazione, a me spesso capita di avere veri e propri problemi interpretativi della realtà, confondendo le regole, non riconoscendo le false tracce.
Mi dispiace essere sempre più simile a un dinosauro in via d'estinzione?
Non lo so. Rimango però affascinato dalla capacità immaginativa di certa fantascienza, sempre più simile alla nuova realtà, quella dei diversi piani di coscienza, un po'come nel film di Len Wiseman

domenica 7 luglio 2013

blood story




Blood story  in Wikipedia se cliccate avrete le informazioni e scoprirete che il film è un remake di un altro film del 2008, tratto da un romanzo e ambientato in luoghi europei più freddi.
Io in effetti l'avrei intitolato come sopra Let me in come in originale, perché rende meglio l'idea della storia.
Ed è una bella storia, lo definirei un horror minimalista, si svolge in un luogo qualsiasi che nel film è america, ma potrebbe essere anche  veneto o  Svezia.
Si svolge in un qualsiasi sobborgo, ma potrebbe essere una periferia, un po' come accadeva in Come dio comanda.
La storia è di adolescenti che mi intrigano più dei bambini e non pensate male, sto parlando di narrativa.
Non è un caso se il mio prossimo romanzo in uscita con una nuova casa editrice, parliamo del 2014, parlerà appunto di un'adolescente e anche il prossimo romanzo della serie di Greco si svolge a lato di un liceo bolognese (se mai uscirà).
In questo caso parliamo di un dodicenne che vive fra una madre alcolista e depressa, a causa della recente separazione, e una scuola, superficiale, disattenta, spietata, dove il ragazzo subisce le violente angherie di un gruppetto di bulli.
La vita del ragazzino si trascina senza speranze, senza aspettative, nel disagio più profondo che cerca di alleviare ingurgitando dolcetti che compra con i soldi rubati dal portafoglio di una madre tanto inesistente quanto detestabile ( se l'avessi scritto io, l'avrei eliminata fisicamente nel romanzo).

Poi una sera arriva una nuova vicina di casa, una ragazzina inquietante e affascinante e la storia immediatamente prende un'altra strada.
Non vi racconto altro ma vi lascio con due considerazioni.
Il ragazzo chiede a suo padre al quale telefona disperato una cosa tipo, cos'è il male?
Ma lui, remoto e indifferente neanche capisce la domanda.
Siamo sicuri di sapere distinguere fra male e bene?
E non è forse vero che a volte è la strada sbagliata quella che ci salva?
Queste sono le riflessioni che mi ha lasciato il film e mi torna in mente la scena finale di Cane di paglia.
Il matto, un superlativo attore inglese del quale non ricordo il nome, dice a un giovane e stropicciato Dustin Hoffman, non conosco la strada giusta e lui sorridendo risponde, neanche io.

Morale, se siete a pezzi e una eterea presenza vi chiede  let me in, con occhi credibili, fatelo/a entrare magari vi cambierà la vita

venerdì 5 luglio 2013

filippo timi a bookshow




Credo che le puntate, belle, di book show siano terminate e Timi ha concluso questo percorso nella sua Perugia ed è forse il personaggio che mi è piaciuto di più, bravo attore, corraggioso, controcorrente, ha esordito con le poesie di Vladimir Majakovskij, ha parlato della sua città e di aspetti meno interessanti per me legati al dialetto, ed ha concluso con due buoni consigli se un libro non piace mollatelo subito, e rileggete i libri che vi sono piaciuti perché cambiano a seconda dei periodi della nostra vita.
Ha infine elargito un consiglio di lettura Nella solitudine dei campi di cotone del drammaturgo  Koltès Bernard Marie.
Ha letto un brano e mi intriga, lo andrò a cercare, al massimo se non mi piace, come consiglia Timi lo chiudo dopo poche pagine.

lunedì 1 luglio 2013

molto forte incredibilmente vicino







La tragedia delle torri gemelle è in realtà solo una componente di questo bel film tratto da un romanzo che dicono sia molto bello. Ancora una volta il protagonista è un bambino, un bambino strano con evidenti tratti autistici, e una profonda insicurezza o paura del mondo circostante.
Suo padre, un Tom Hanks invecchiato e sempre bravo nel suo ruolo secondario, è il tramite fra il figlio e il mondo circostante, un personaggio da favola, un padre quasi perfetto nella sua capacità di amare questo bambino difficile e spaventato.
La tragedia dell'11 settembre diventa lo spunto per una caccia al tesoro affascinante che il ragazzo intraprende dopo la morte del padre nel tentativo di prolungare il più possibile il legame padre figlio e per allontanare il momento della separazione definitiva.
Sicuramente nel romanzo alcuni aspetti avranno avuto una sottolineatura impossibile da riprodurre in un film, però l'atmosfera del film è quasi magica, con un magistrale e vecchissimo Max Von Sydow, nel ruolo del nonno misterioso e muto che accompagna per un tratto la ricerca del nipote in una New York attuale, dove lo spettro dell'11 settembre assume quasi un connotato pacificatore, avvicinando vittime e sopravvissuti in una nuova prospettiva di vita.
Mi è piaciuto, mi ha commosso, drammatica la parte dove il bambino riascolta gli ultimi sei messaggi lasciati dal padre nella segreteria telefonica.
Se siete giù di morale consiglio di rimandare la visione.
Su Sky.