Non provo una particolare simpatia per la macchina da guerra che si muove dietro le quinte di Coliandro dagli sceneggiatori ai registi, la loro idea di città e di Polizia è troppo spesso talmente grottesca da fare intuire fra le righe una forte contrapposizione a regole e divise.
Ma Coliandro, il personaggio Coliandro, e la sua incarnazione in Morelli la trovo sempre verde, come certi eroi dei fumetti, eterna nella sua unicità e simpatia, con i suoi enormi difetti, ignoranza congenita e purezza che ne fanno uno dei miei eroi preferiti.
Lo sfondo è ancora Bologna, più marginale che in altre occasioni, mostrando pezzi di periferia fino ad ora meno esplorati, come la Bolognina che io conosco bene.
Quattro storie tanto improbabili quanto esilaranti con diversi inserimenti felici da Giacobazzi a Greg, perché a un invito di Coliandro non è possibile dire di no.
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