Sono ritornato nella libreria che più di tutte rappresenta per me l'essenza della cultura, piccola, accogliente, gestita da un'associazione culturale.
Per arrivare ho dovuto aggirare cantieri impressionanti, cambiare strada e parcheggiare in via Guidotti appena fuori Porta Sant'Isaia, ho ripercorso la famosa strada dove passeggiando con mia moglie ho costeggiato il Roncati, dove preparai la mia tesi sul linguaggio, schizofrenico, e il Laura Bassi, un tempo semplicemente istituto magistrale che noi della Fgci andavamo a picchettare durante gli scioperi perché era scuola prevalentemente femminile e i compagni ci chiedevano un supporto nelle giornate di mobilitazione.
Ricordi di una Bologna che non c'è più se non nella memoria, di una giovinezza scivolata via, e di un presente a volte faticoso, a volte entusiasmante come è la vita per ognuno di noi.
Ho incontrato un pubblico decimato dal caldo e dalle difficoltà stradali, un piccolo manipolo di coraggiosi e alcuni vecchi amici.
Ogni presentazione ha un suo intrinseco valore, quella di ieri appartiene alla sfera del cuore e quindi preziosissima.
Vi lascio con un'immagine sempre dalla stessa libreria ma di qualche anno fa, il ricordo affettuoso di un amico, un giornalista, un professionista serio, che purtroppo non potrà più intervistarmi con le sue domande sempre puntuali e la sua grande simpatia.
Anche per questo certi luoghi rimangono dentro di noi, perché ci ricordano persone che hanno dato un senso al nostro tempo e al nostro scrivere.
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