sabato 21 novembre 2015

Polizia Locale ... il cavaliere inesistente




C'è stato un momento nel quale a Bologna una persona, un'artista, aveva dipinto immagini di agenti in alcuni punti della città, iniziativa creativa ed estemporanea che creò chiacchiere e portò all'eliminazione delle immagini fuorvianti per gli automobilisti.
Noi  siamo  simili a quelle immagini colorate sui muri.
Siamo icone nell'immaginario collettivo, siamo sacrificabili per lo Stato.
Non c'è emergenza, non c'è livello di pericolo, non c'è precauzione da tenere.
Si parla in questi giorni di alzare il livello di allerta, ogni posto pubblico deve adottare misure di prevenzione e controllo.
Ma noi non ci siamo.
Noi siamo come manichini, siamo come disegni murali, buoni per spaventare i piccioni e dopo un poco nemmeno quelli.
Peccato che noi siamo fatti di carne, ossa, famiglie e sentimenti.
Peccato che siamo sparsi su tutto il territorio nazionale da nord a sud.
Peccato che  mentre sei lì in mezzo ad una strada a controllare i veicoli senza protezioni, senza preparazione, senza tutele, senza una legislazione che  riconosca i tuoi compiti, magari si ferma un'auto, con persone armate a bordo, loro non penseranno questi sono vigili, non contano nulla, uno sbadiglio e possiamo proseguire, loro ci spareranno perché indossiamo una divisa, e per questi  pazzi scatenati una divisa vale l'altra.
E qui scatta il paradosso del natale 2015.
E' più facile che un terrorista sancisca la nostra esistenza magari sparandoci piuttosto che lo Stato.
Per lo Stato noi continuiamo a non esistere.
Anche se un asteroide decidesse di cadere sulla terra ponendo fine ai nostri problemi contrattuali noi saremmo sempre quelli che devono spalettare mentre gli altri, quelli importanti, devono correre a salvare il mondo.
Peccato che noi il mondo contribuiamo a salvarlo  tutti i giorni, in mezzo alla gente, in mille modi diversi e tutti registrati in mille annotazioni, mille schede della centrale, sempre in giro per le città a diminuire il danno di una società in rotta di collisione con se stessa, fra incidenti stradali, minori a rischio, spaccio di stupefacenti, reati predatori, trattamenti sanitari obbligatori, sgomberi, viabilità e potrei continuare fino alla noia.
Ma per lo Stato la nostra immagine ha la stessa forza di quella dei manichini dell'Upim, statue di cera buone per stare in mezzo ad un incrocio.
Svegliamoci colleghi, usciamo dalle vetrine illuminate, dai muri dove siamo stati disegnati, dalla nostra atavica paura di disturbare e andiamo a chiedere che ci restituiscano il diritto di difendere le nostre città, che ci permettano di tutelare la nostra incolumità, che ci permettano di fare al meglio il nostro lavoro e se  non serviamo ci facciano davvero sparire, cancellandoci come i graffiti sopra i muri delle città, dandoci almeno un buon motivo per giustificare la nostra inconsistenza.

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