giovedì 26 novembre 2015

Bologna non c'è più recensione di Paolo Vinciguerra











Come accennavo in facebook, ci sono recensioni diverse dalle altre e come scrivevo a proposito di una recensione dell'amico Tripodi, le recensioni autentiche e sentite si percepiscono immediatamente.
Paolo Vinciguerra ha capito perfettamente dove volevo andare a parare e cosa mi riproponevo con il mio ultimo romanzo e in una efficace recensione lo spiega, che sia dovuto a affinità elettive o a un comune sentire della nostra generazione non saprei dire, in ogni caso certe recensioni danno un senso al mio scrivere e quindi anche al mio tempo di vita qui e adesso, grazie.
il blog da cui è tratta la recensione è Atmosfere letterarie



La "colonna" bolognese della Fratelli Frilli Editori, continua a sfornare ottimi e appassionanti romanzi. Questa volta è Massimo Fagnoni, con il suo disincantato investigatore Trebbi, a coinvolgere il lettore in una storia tanto drammatica quanto realmente possibile. Ho mutuato il termine "colonna" da vecchie cronache non a caso: infatti in "Bologna non c'è più" si parla di terrorismo. Ma non è il classico romanzo sull'argomento. E' davvero un qualcosa di diverso. Con una scrittura di grande intensità, Fagnoni è stato capace di rendere appieno l'idea di cosa si potrebbe celare dietro un rigurgito della lotta armata. Quali potrebbero essere le motivazioni, le ragioni e la disperazione, di chi oggi fosse tentato di lasciarsi trascinare in un'altra avventura senza futuro e speranza. E' una storia di emarginazione dalla società di quel ceto medio che non esiste quasi più, incastonata in una storia sulla Bologna della ricca borghesia. O meglio, viceversa. Ed è questo parallelo contrastante che risalta maggiormente nella lettura. Il romanzo, fra le righe, pone ancora oggi tante domande che non hanno mai avuto risposta nella lunga storia del terrorismo italiano. Trebbi, insieme al commissario Guerra, si ritrova coinvolto in questo doppio incarico e ne uscirà ancora più provato. Al di fuori del raccontoesce un ritratto amaro e disperato di un Paese sull'orlo del collasso economico e sociale. Una serie di personaggi totalmente diversi uno dall'altro. Molto significativi, a partire da Pietro Ricci, protagonista quasi assoluto insieme a Cesare, ex poliziotto disilluso. Figura questa davvero spettacolare e commovente, pur in tutta la sua rabbia repressa. Un'analisi che, come dicevo, rimanda ad antichi quesiti: quanto erano manovrati i vecchi terroristi? Davvero ci credevano? Il periodo storico è importante? Gli anni 70' furono contrassegnati da una profonda crisi economico/sociale paragonabile a quella dei giorni nostri e questa senz'altro favorì il fenomeno della lotta armata. Fagnoni ha saputo raccontare senza cadere nello scontato, nel già detto. Perchè è un romanzo di persone. Di stati d'animo, di rabbia e furore, ma anche d'amore. E Trebbi rimane quasi ai margini, confuso in questa moltitudine di personaggi.  Come confusi sono i pensieri di questa gente. Come oggi sono confusi i nostri pensieri e le nostre idee di gente comune. Un grande affresco moderno, di uomini e donne; specialmente queste ultime meravigliosamente descritte e assolute protagoniste. In conclusione un libro da non perdere assolutamente. Far raccontare le persone, saper "raccontare" le persone: questo è il romanzo. Questo è il noir.

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