domenica 12 maggio 2019

Un biglietto per il naufragio



Barcellona … Genova, non le conosco, io di Genova conosco Frilli, Lauzi, De André, e alcune canzoni, tipo Genova per noi di Conte, io Genova la immagino attraverso le canzoni, Genova per me è Guido Rossa, e il porto, il pesto, il mare, e da quando leggo Piras, la focaccia.
Un biglietto per il naufragio alla fine è una storia di amore, triste e immortale come la storia d'amore in Casablanca e forse Piras capirà.
In questo romanzo che è jazz e forse anche blues c'è una storia nera, si parla di sfruttamento della prostituzione, ma al di là del tema sociale ci sono le atmosfere, e sono quelle che costituiscono il senso di una storia, ci sono i personaggi, il poliziotto Pagani e la sua insofferenza esistenziale e il suo collaboratore per caso Marino, inseguono fantasmi, ognuno con le sue motivazioni.
Perché sia chiaro, ognuno di noi si muove nel mondo per un motivo, salvare innocenti, togliere prostitute dalla strada, può essere nobile e encomiabile, ma dietro a ogni azione dei nostri eroi c'è un altra molla, imperscrutabile, soggettiva.
Alla fine gli anti eroi di Piras sono reali, perché sono umani.
Non ci sono ideologie nell'azione, ma solo coraggio e sprezzo del pericolo.
Il romanzo funziona, è credibile, smuove sentimenti e ci lega ai protagonisti e a un certo punto compare anche il Burnout, che non è solo una sindrome, ma anche il titolo del mio nuovo romanzo.
Coincidenze?
Forse.
Un biglietto per il naufragio. Fratelli Frilli Editori.

Nessun commento: