martedì 28 maggio 2019

Here and now

 

Chissà perché noi italiani non riusciamo a eguagliare gli americani nelle fiction, non è solo questione di soldi, si tratta anche di sceneggiatori che fanno davvero la differenza.
Tralasciando Coliandro che ha sceneggiature debolissime compensate dal carisma del personaggio, dalle situazioni paradossali e dalla bellezza della città, tralasciando Montalbano che ha alle spalle i romanzi del maestro Camilleri, non trovo in Italia pacchetti interessanti dal punto di vista della regia e della sceneggiatura, se si esclude in treatment che però si ispirava a un format addirittura israeliano e aveva una sua potenza legata alla terapia, all'analista.
Here and now (Sky) è una serie americana, 10 puntate che raccontano le vicende di una famiglia borghese americana ricca e illuminata, lui, Tim Robbins docente di filosofia, lei Holly Hunter analista ex terapeuta, e alcuni figli tutti adottati tranne la diciassettenne Kristen, tutti con traumi ereditati dalle vite precedenti, una famiglia multirazziale e progressista.
Ma anche nelle migliori famiglie possono implodere le contraddizioni e Alan Ball (six feet under) è un maestro nell'analisi dei comportamenti umani, riesce a sezionare le situazioni mettendo a nudo i piccoli errori/orrori nei quali anche un illuminato filosofo americano può incorrere.
Sono a metà della serie quindi non mi sbilancio definitivamente se non per dire che tale profondità e analisi dei personaggi li trovo solo in questi prodotti.
Sembra che noi italiani abbiamo deciso ormai da anni di farci surclassare da qualunque creativo riuscendo a produrre fiction di qualità davvero mediocre, e anche il nostro cinema non mi pare stare meglio, come se non fossimo più capaci di analizzare la realtà, come se scavare nelle vite dei personaggi sia diventata impresa quasi impossibile, condannati a vedere prodotti dove la personalità dei protagonisti è quasi sempre sottile ed evanescente.
Unica eccezione che mi viene in mente è Rocco Schiavone, ma siamo ancora a parlare di narrativa che diventa fiction, quindi  bravo lo scrittore, bravo l'attore.
Povera Italietta, condannata alla mediocrità di un medioevo senza fine.

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