giovedì 20 giugno 2019

Philip Roth perché scrivere?



Non poteva mancare nella mia libreria un saggio dedicato al grande Philip Roth e lo sto leggendo, quasi centellinando, anche se vi confesso che speravo, senza nessuna anticipazione,  che fosse maggiormente dedicato alle motivazioni che spingono un individuo alla scrittura, invece la prima parte è diffusamente dedicata al suo ruolo di scrittore ebreo nei confronti della comunità ebraica americana, un po' noioso l'argomento per un "gentile" come me, però ci sono alcune chicche che valgono la spesa, come un racconto su un Kafka redivivo che diventa maestro di un Philip Roth bambino e muore anziano e un'intervista al grande Primo Levi con il quale aveva un rapporto di amicizia come si addice a due grandi della letteratura moderna, pochi incontri ma fondamentali.
L'intervista del 1986 o giù di lì è fantastica, sembra di avere Levi nel salotto di casa propria che racconta la sua carriera parallela come dirigente di una fabbrica di vernici, la difficoltà di conciliare le due vite, quella di dirigente di una piccola azienda e quella di scrittore, il sollievo quando finalmente in pensione si ritrovò a coltivare solo la passione creativa, l'importanza che ebbe nella sua vita l'esperienza lavorativa come aggancio alla realtà, e alcuni accenni al suo capolavoro, Se questo è un uomo, con la leggerezza che può emergere solo in un dialogo fra amici.
Sapevo di avere fatto un grande acquisto.
In due incomparabili testimoni del nostro tempo riesco a ritrovare rinnovato il senso di essere qui ora magari coltivando la solitaria passione della scrittura rincorrendo la realtà come se fosse sempre un passo innanzi a me.

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