martedì 9 gennaio 2018

Genius




Storia vera e  aderente alla realtà dei fatti, il film composto da un cast stellare, narra la storia di amicizia e professionale fra lo scrittore Thomas Wolfe e il suo editor Max Perkins.
Il film è dignitoso senza essere travolgente, ma la cosa che mi ha colpito soprattutto è il racconto del rapporto  fra lo scrittore e il suo editor.
Il rapporto scrittore editor è uno degli aspetti più interessanti nel progetto di costruzione di un libro di narrativa.
Nella mia esperienza ho incontrato diversi modelli di editor tutti al femminile e tutti interessanti.
Il rapporto che si crea con l'editor è importante, intimo, anche se vissuto a distanza, perché l'editor è colui che entra in contatto per primo con il tuo lavoro di scrittore.
Detto ciò mi sono quasi commosso compenetrandomi nella vicenda, provate a immaginare anni 20, essere un giovane scrittore a New York, e vendere 15000 copie in un mese, mentre nella stessa casa editrice ci sono scrittori del calibro di Fitzgerlad e Hemingwai, una casa editrice potente e un momento storico nel quale essere scrittori poteva significare vivere a contatto con i mostri sacri della nostra letteratura.
Il lavoro che i due uomini, lo scrittore e l'editor, tessono per arrivare alla pubblicazione dei due romanzi di Wolfe è impensabile in un periodo storico nel quale l'editing spesso viene sacrificato a causa di esigenze di mercato, un mercato saturo di libri,  pubblicazioni, autori, dove emergere diventa davvero quasi impossibile.
Quello era un periodo magico, dove però si moriva per un qualsiasi accadimento casuale, come accadde al giovane Wolfe scomparso a 38 anni per una tubercolosi celebrale, privando il mondo di un autore davvero interessante.
La scrittura però può rendere immortali, congelando nel tempo il talento della giovinezza.

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