Non c'è speranza, non ci sono i buoni sentimenti, nemmeno i lieto fine obbligatori ma solo la realtà, quella che graffia e fa male, quella che incontri quando hai la sfortuna di dovere recarti da solo o in ambulanza presso un Pronto Soccorso.
Sono 15 puntate da 45 minuti e corrispondono a 15 ore in sequenza della vita di un pronto soccorso americano.
Non è molto diverso da un pronto soccorso italiano, sale affollate e sudate, poco personale, medici e infermieri stressati e stremati che non hanno neanche il tempo di pisciare e dall'altra parte i cittadini feriti, malati, moribondi.
Finalmente torna l'atmosfera di IR medici in prima linea e non è un caso che il protagonista indiscusso sia quel Noah Wyle diventato famoso proprio grazie a IR.
Questa serie spazza via le innumerevoli e stucchevoli stagioni di Grey's Anatomy, l'inconsistenza imbarazzante di Doc, la bruttezza di The Resident, e anche le meglio riuscite, come Chicago Med, non raggiungono l'obiettivo di The Pitt, perché in quelle 15 ore entri davvero in un Pronto Soccorso e l'umanità c'è, pulsa, è evidente ma anche vera, come la pietà e il senso del dovere, quello che non si può permettere di perdere nemmeno un secondo in retorica.
Lì c'è la scrittura che vorrei raggiungere un giorno, senza sconti, senza ipocrisie, vera come la vita.
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