giovedì 10 febbraio 2022

Tre piani


 

Che dire ... sono cresciuto con Moretti, Gaber, Allen, poi potrei citarne altri ma per oggi mi fermo qui.

Ho visto tutti i film di Moretti partendo da io sono un autarchico, non li ho amati tutti ma in ognuno ho trovato un senso, un gesto, un pensiero condivisibile, un'idea.

Nel film Tre piani, tratto dal romanzo di uno scrittore israeliano che non conosco, non ho trovato nulla di tutto ciò, la storia, che si sviluppa su diversi e ravvicinati piani temporali, narra le vicende di alcuni nuclei familiari dello stesso condominio, a Roma direi, ma potrebbe essere ovunque.

L'impatto è duro, storie opache, di umanità sofferente e ottusa, storie tristi di incomunicabilità e disagio che però poco fanno filtrare, non trasmettono  nulla.

Ho trovato il film legnoso, poco armonioso, nonostante un cast interessante, con la brava Margherita Buy, la brava Alba Rohrwacher,  il bravo Adriano Giannini e potrei continuare, ma nonostante tutto questo spiegamento di forze il film non si stacca da terra.

Non ho capito il fine, il messaggio, l'estetica di questo racconto, se non nel finale nel quale sembra aprirsi uno spiraglio di speranza, nella risoluzione di un rapporto madre figlio.

Tra parentesi, io quel figlio mai lo avrei perdonato.

Nota finale per me davvero inquietante, ho trovato molto invecchiato Moretti,  continuo a pensarlo giovane in Caro diario, quando a 44 anni misurava la vita insieme all'amico e regista De Maria, ma purtroppo il tempo passa per tutti, e non sempre nel migliore dei modi.

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