giovedì 1 novembre 2018

agli scrittori soprattutto a quelli giovani




Lui si è sparato ed era veramente grande in un periodo storico nel quale gli scrittori erano personaggi mitici più simili agli dei che ai terrestri e conversavano con capi di Stato cubani, piuttosto che con divi hollywoodiani e avevano vite avventurose, bevevano molto e pescavano enormi pesce spada al largo delle coste cubane.
Incontrarli era impossibile, parlare con loro anche, potevi provare a scrivergli una lettera con la stessa speranza di ricevere una risposta che ho io quando invio un manoscritto a Einaudi.
Gli scrittori della mia infanzia erano i Salgari che non ce la facevano a sostenere ritmi di pubblicazione forsennati, i Buzzati che lavoravano nei giornali sportivi, i Rodari, ma anche Calvino che all'Einaudi si occupava di scoprire nuovi talenti e potrei continuare ma mi fermo perché non ci sono più quei personaggi, non c'è più il pubblico attento di quel periodo.
E diciamoci la verità almeno noi che se non siamo 300 giovani e forti, senz'altro siamo davvero pochi.
In Italia si comprano pochi libri, si legge il giusto, e il livello culturale va di pari passo con la decadenza politica e morale.
Non parlo mai di politica, non perché sia sporca e sicuramente è lercia, ma perché è tanto lontana da me quanto la pensione, parlo di superficialità, e non voglio accusare la rete, non è la rete o la tecnologia a rincoglionire, sono i rincoglioniti che si tuffano a pesce nel nulla che in rete circola, distraendosi ulteriormente da qualsiasi temibile attrazione intellettuale.
Leggere qualcosa che sia più lungo di un messaggio di whatsapp o di un like di un qualsiasi social comporta uno sforzo impossibile da sostenere.
Tu giovane o vecchio che decidi di scrivere qualsiasi cosa pensando di diventare il prossimo Camilleri, scrivi perché ti diverte, perché in quel guizzo creativo nel quale speri di avere inventato qualcosa ti senti vivo, scrivi per costruirti una qualsiasi immortalità cartacea, e davvero impara a volare basso.
Io mi limito a guardare quel cielo denso di nuvole in movimento alle spalle di uno dei miei miti e penso che anche lui doveva essere ben tormentato, ricco, povero, alcolista, donnaiolo, forse per tutta la vita arrabbiato e pieno di quel fuoco che alla fine sulla carta fa la differenza.
Insegui quelle nuvole, insegui quel sacro fuoco, e scrivi come se non ci fosse un domani, senza mollare mai il posto fisso, magari un giorno fra 500 anni qualcuno ti scoprirà e finirai in un qualsiasi dizionario virtuale.

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