lunedì 1 aprile 2013

In treatment



 Non ho visto la serie americana, sarà che non riesco a prenderli troppo sul serio gli americani, Allen compreso, quando parlano di analisi, sarà per il fatto che in America, l'analisi per un certo periodo era scontata, almeno nelle classi più abbienti, tutti andavano dall'analista, un po' come si va dal dentista.

Oggi ho guardato in sequenza i primi 5 episodi in ordine  cronologico di In Treatment, con l'ultima seduta di Castellitto con il proprio super visore.

A me piace Castellitto, come attore intendo, è convincente, mi piacque molto nel film tratto da un romanzo di sua moglie Non ti muovere, mi è piaciuto anche in altri ruoli, ho un vago ricordo di lui psichiatra nel  Il grande cocomero.

Ha questa faccia sofferta e riesce sempre a calarsi in ruoli realistici, concreti.
Mi piacciono anche gli altri attori del cast dall'affascinante anestesista a Giannini etc.

Mi convince il format, mi convince l'idea.
Prima le sedute dove l'analista appare professionale, vero, gli darei 100 euro anch'io a un tipo così, poi mi spiazza l'ultima seduta con il super visore, bravissima anche l'attrice che l'interpreta, Licia Maglietta,  dove l'analista Mari viene allo scoperto, torna ad essere oggetto del trattamento e fa emergere le sue insicurezze, le sue miserie.

Perché è di questo che si parla, di miserie umane, sensi di colpa, desideri inconfessabili, matrimoni esauriti, nevrosi suicide e cosucce così, cose di tutti i giorni, attraverso le quali tutti siamo destinati a passare se siamo esseri più o meno umani.

Attendo le altre puntate spero che la serie regga fino alla fine del trattamento e mi curo un pochino anch'io nelle nevrosi dei protagonisti, chissà che alla fine non diventi più buono.

Su Sky.

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