giovedì 18 luglio 2019

lo scrittore e l'impegno sociale



Leggo in questi giorni tristi per la morte di Camilleri gli interventi di altri che come me scrivono e in qualche modo, come me, pubblicano, quindi per definizione scrittori.
Molti di questi parlano, come già avevano fatto in passato, dell'impegno politico e sociale che deve essere patrimonio dello scrittore che proprio in virtù del suo essere ha un dovere morale, civico, politico, di esprimere una posizione, di schierarsi.

Utilizzo il mio blog che ogni anno registro e nel quale sono davvero libero di esprimermi, visto che nessuno vi obbliga a leggermi, per dire che secondo me, il fatto di essere uno che scrive non mi obbliga necessariamente a prendere una posizione e non lo faccio, non  perché rischierei di perdere il 50 per cento dei miei sparuti lettori, ma semplicemente perché non credo che lo scrittore abbia questo dovere morale.

Il fatto di scrivere romanzi, racconti, non mi colloca su un piano diverso dal mio vicino di casa che è molto bravo a riparare impianti idraulici, o al mio medico che è molto bravo a curarmi, io sono uno che ha la presunzione, la faccia tosta e anche l'arroganza di scrivere storie con la pretesa addirittura di venderle,  se fossi un grande scrittore, come Camilleri, forse potrei anche pensare di usare la mia autorevolezza culturale per dire la mia, ma nel mio caso rischierei solo di coprirmi di ridicolo.
Credo che chi vuole capire come la penso dovrà fare lo sforzo di leggere una mia storia e forse qualche indizio utile lo troverà in quei luoghi.

In conclusione:

Ognuno si senta libero di fare le proprie battaglie come meglio crede, scrivendo proclami in un qualsiasi network, esprimendo imdignazione, piuttosto che solidarietà e sacro furore per la causa che crede di dovere perorare, ma lasci gli altri liberi di rimanere nei propri stracci.

Come dichiarò Eco smuovendo l'ira di tanti non concordi con lui:

I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel.

Io la penso nello stesso modo, cerco di usare i socialmedia per pubblicizzare i miei libri, per raccontare storie, mostrando, al massimo, tramonti siciliani e condividendo la recensione di un film o un libro. A volte racconto la mia battaglia sindacale nell'unico ambito che conosco abbastanza bene, il mio lavoro, il resto, l'impegno politico, la sana passione sociale, la lascio a chi ancora ci crede, ai professionisti della politica e a chi non ha mai nessun dubbio, nessuna incertezza, beati loro.

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