La linea verticale significa rimanere in piedi, rimanere vivi.
Così sulle tracce delle opere di Mattia Torre scomparso prematuramente pochi giorni fa ho cominciato a vedere questa realizzazione Rai in 6 puntate interpretate magistralmente da un Mastandrea in stato di grazia, illuminato da quel tunnel fosforescente che ci aspetta tutti alla fine del viaggio.
Si parla di cancro, si parla di ospedali, si parla di morte.
Argomenti pesanti entrano dentro e fanno male specialmente quando chi è in ospedale è relativamente giovane, ma giovani o non giovani la vita è una sola e come dice il protagonista, un attimo prima sei tutto preso dal tuo quotidiano un attimo dopo ti ritrovi in una delle istituzioni totali più restrittive del mondo, l'ospedale e decidi di starci per curarti, operarti, insomma sfangarla.
E non c'è possibile educazione alla precarietà dell'esistenza, continuiamo a raccontarci che bisogna vivere con più leggerezza, che non dobbiamo farci soverchiare dalle nevrosi quotidiane, ma ci ricordiamo dell'importanza di vivere liberamente solo quando siamo a un passo da essere fottuti.
Guardatevi la Linea verticale se ne avete il coraggio e ringraziate per ogni giorno concesso, per ogni serata fra buon vino, buon sesso e buoni amici, perché la vita è un battito di ali di farfalla a un passo dalla tempesta.
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