sabato 9 giugno 2018

i dubbi dello scrittore



Mi rivolgo agli scrittori amati, odiati, invidiati, sfiorati, ogni giorno in rete, talvolta nei luoghi delle presentazioni, i cosiddetti eventi.
Ascolto Miles Davis e mi chiedo se anche lui avesse i miei stessi dubbi.
Il primo dubbio è il senso, sapete quello della canzone di Vasco.
Che senso ha scrivere narrativa creativa, per chi, per che cosa?
Sapete che in 8 anni di pubblicazioni ho avuto pochissimi detrattori? Ho sempre pensato a un solo motivo, perché io non conto nulla, quindi chi potrebbe perdere tempo a demolirmi?
Può avere senso prendersela con Fabio Volo, ce l'ha fatta e alla grande quindi ha migliaia di tifosi e tanti invidiosi come me che ne parlano male.

Perché si scrive?
Non importa cosa si scrive, io scrivo narrativa di genere ma chi mi conosce sa che dentro i miei libercoli ci sono storie buone per tutte le stagioni, ebbene adesso sto ricominciando a scrivere una storia e sono stanco, fiaccato dalla vita vera, quella che se ne frega del mio scrivere.

La vita delle bollette, degli alimenti, delle tasse, delle rate del mutuo.

La vita di chi mi odia e mi considera solo uno stronzo e la parte creativa non sa neppure che abbia un ruolo.

La vita lavorativa che mi impone ritmi, orari, e non fa sconti.

Insomma la vita vera, quella dalla quale fuggo quando scrivo.

Eccomi al bivio.
Perché scrivo?
Forse perché la vita vera è abbastanza sudata e tanto fastidiosa da essere quasi insopportabile.
Quindi ascolto Miles Davis in cuffia, per non disturbare chi non ama il genere, scrivo storie nere, e spero che semplicemente si dimentichino di me almeno quelli che sembrano nati per rompermi i coglioni.

Nessun commento: