giovedì 28 giugno 2018

Dune




Sto rileggendo Dune, mi è capitato alcune volte nella vita, non saprei dire quante, sicuramente ho visto molte più volte The blues brothers o Frankenstein junior.
Ma Dune ha un valore diverso, per me è e rimane il libro, ognuno ha un suo libro e per me quello rappresenta uno dei pochi romanzi che non riesco a mettere in discussione, un po' come la bibbia o il corano per chi ci crede.
Dune è la perfetta coniugazione di diversi generi dal fantastico avventuroso al filosofico spirituale, dentro c'è la tragedia shakespeariana, ma anche il romanzo d'azione, e perché no il nero.
Il primo romanzo rimane in assoluto il migliore e io li possiedo tutti in prima edizione originale.
A Dune è stato dedicato un brutto, bruttissimo film di David Lynch, una miniserie televisiva del 2003 che neppure ricordo e il prossimo anno Denis Villeneuve, il regista di Blade Runner 2049, si cimenterà nella nuova impresa, le chiacchiere parlano di un film in due parti, vedremo.
Di Villeneuve  mi piace questa  passione nella realizzazione di sogni giovanili è davvero invidiabile.
Di Lynch apprezzo solo i segreti di Twin Peaks, la prima stagione.
La seconda la trovo incomprensibile e inguardabile e infatti ho smesso di guardarla dopo la prima puntata e trovo in generale tutta la sua produzione lontana anni luce dai miei gusti, so di scrivere qualcosa di scandaloso per molti puristi che lo vedono come un genio ma chi se  frega.

Ma il post partiva dalla mia rilettura di Dune che ho ripreso in mano in un momento di crisi, mi capita sempre così, Dune è per me un riferimento affettivo, un luogo dove ricollocare i pezzi e una fonte di riconciliazione con il nulla che sono e l'immensità dell'universo, un luogo dove ci sono innumerevoli mondi e possibilità che grazie a dio o anche senza di lui continueranno a esserci dopo di me.


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