martedì 14 novembre 2017

mondiali addio ... la rivincita dei nerds



Ricordo un'estate, non l'anno, ero insieme  alla polizia di stato e la nazionale aveva appena vinto una partita ai mondiali, l'onda lunga dei tifosi festanti arrivò in piazza Verdi dove  eravamo in servizio e per condividere la gioia della vittoria  i tifosi cominciarono allegramente a lanciare bottiglie contro di noi.

Ricordo un'altra estate, non avevo calcolato la partita della nazionale e mi ritrovai in una Feltrinelli a Ferrara io e il giornalista in totale solitudine, a presentare un mio libro.

Il nostro paese  si muove attorno a pochi ma consolidati entusiasmi, uno per tutti il calcio.
Il paese non legge, se non le classifiche calcistiche in schedina.
Arranca in un' Europa che continua a trattarci come  cugini ignoranti e corrotti.
Perde terreno da tutte le parti, nonostante la presunta ripresa, si appresta a diventare uno dei paesi dove si andrà in pensione più tardi, è ferma al palo di un contratto dei dipendenti pubblici datato 2009 e spera in un aumento di 80 euro lordi per il 2018.

Ma l'unico vero motivo di sconforto oggi è l'uscita della nazionale dai mondiali.
Calciatori super pagati, vezzeggiati, coccolati, adorati, hanno deluso il popolino degli stadi gremiti dove continua a imperare la logica razzista di gruppi organizzati che la fanno da padrone dettando le regole di una violenza spesso insensata e omicida nell'indifferenza generale, perché ai tifosi e agli ultras tutto è concesso, come dimenticare l'omicidio dell'Ispettore Filippo Raciti per citare uno dei tanti caduti per mano di frange di tifosi scatenati.

Oggi l'Italia torna a casa, e non assisteremo a caroselli ubriachi nelle città italiane, a strombazzamenti demenziali, a festeggiamenti incomprensibili, le notti di noi italiani non allineati saranno sicuramente più silenziose e piacevoli e magari anche il resto del paese avrà modo di riflettere sui temi davvero importanti e sul fatto che non c'è proprio motivo alcuno di festeggiare, mentre pezzo dopo pezzo continuano a fregarci il futuro.

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