sabato 22 ottobre 2016

Scrivere, l'importanza dell'ambientazione



Bella l'immagine vero? I miei concittadini potranno riconoscere il luogo della vicenda, sullo sfondo si intuiscono le due torri, e intorno al carro due ali di persone felici per la fine dell'orrore.
Io non lo so cosa respirano gli altri scrittori quando rimirano un'immagine.
Non ho frequentato corsi di scrittura e ormai è tardi per farlo.
Io guardo questa fotografia e divento uno di quei bolognesi, poi entro sotto l'elmetto dell'americano sul carro e già preparo cioccolata e gomma da masticare fantasticando su qualche giovane cittadina entusiasta, poi vago per la strada in bianco e nero e respiro quell'entusiasmo da guerra finita, da liberazione, da speranza, giornate uniche, indimenticabili e quei luoghi sono lì, nel mondo che conosciamo.
Noi scivoliamo accanto alla storia rimasta attaccata ai muri, alle torri, a via Rizzoli, a Piazza Maggiore.
Quando passo dal centro mi capita sempre di fermarmi a pensare almeno un istante a tutta la storia passata da quei luoghi.
Bologna è una piccola città metà provinciale, metà europea, per me è come uno studio televisivo, un set cinematografico, passo da un posto e lo fotografo con una macchina fotografica personalissima, poi rielaboro e dentro ci metto dei personaggi, li faccio muovere, li faccio respirare, perché non esiste una storia che non abbia un palcoscenico e Bologna è piena di luoghi perfetti per una qualsiasi regia.
Scrivere in questo aspetto è simile a una qualsiasi forma creativa, come la fotografia o la pittura.
Non a caso le copertine dei libri devono essere legate alla storia, e le mie storie sono tutte bolognesi.
Fermatevi ogni tanto nel vostro luogo abituale e osservatelo con gli occhi del turista, del bambino, del curioso, e costruiteci una storia intorno, magari ne otterrete un romanzo.
Perché lo faccio?
Non so rispondere, quando non scrivevo lo facevo perché cercavo di dare un senso ai luoghi, alle crepe nei muri, alle macerie, ai graffiti del tempo, forse per dare un senso al mio tempo.
Poi ho iniziato a scrivere e non mi pongo più il problema perché la storia la reinvento io, ogni volta, non è un gioco meraviglioso?

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