Uno dei protagonisti, il maresciallo dei carabinieri Greco, nostra vecchia conoscenza, è un personaggio alla Serpico, almeno esteriormente. Dell’altro personaggio forte, Alex, dirò in seguito per determinare invece subito l’ambientazione del romanzo.
L’azione si svolge a Bologna e nel suo immediato hinterland. Che dire ancora di questa Bologna apparentemente allegra e buontempona ma lacerata da profonde ferite esistenziali? Non voglio dire che si riscontrino in Bologna problematiche esclusive, assenti da altre città italiane. Però a Bologna, serena e paciosa nell’immaginario collettivo, i fatti ivi narrati sorprendono e sembrano fuori luogo.
L’autore, in questo racconto, mescola con maestria un forbito linguaggio letterario con espressioni e frasi gergali. Slang di quei piccoli personaggi che brulicano attorno ai protagonisti, immersi in un mondo spesso violento ma anche godereccio dove i profumi e i sapori prevalgono; il mondo dei forni notturni e delle trattorie periferiche presso cui proletari, eversivi, militari, discotecari, facinorosi, convergono per dare piccole soddisfazioni al loro sbiadito quotidiano.

Prima fra tutte: a volte, più che effettuare la traslazione dei pensieri dei protagonisti, si ha l’impressione che l’autore ne faccia una profonda analisi psicologica e forse anche psichiatrica. La seconda considerazione riguarda la buona conoscenza delle arti marziali. La terza, la più importante, è al tempo stesso una conclusione; con questo lavoro l’autore ha spiccato un balzo: partendo dai precedenti scritti che risentono molto della cronaca, è atterrato nel campo del romanzo di largo respiro, nel quale la cronaca è un puro pretesto per raccontare l’uomo, la sua anima e con essa la sua miseria e la sua grandezza.
Ermes Esposito, intellettuale e poeta
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