sabato 28 novembre 2020

la regina degli scacchi


 

Dopo avere visto  Gassmann e Fiorello sono incappato in questa mini serie su Netflix e come al solito la riflessione è spontanea, com'è possibile una differenza qualitativa così abissale fra una produzione americana e una italiana?

L'ultimo caratterista della serie appare come un attore sopraffino e surclassa i nostri attori e nel caso della fiction italo spagnola, anche gli spagnoli.

La sceneggiatura è intelligente, crudele, raffinata, profonda.

I protagonisti incredibili.

L'ambientazione, la fotografia, i colori, la ricostruzione storica dei luoghi fantastica.

Qual è il problema? Il denaro? L'investimento economico di un paese sulla fiction? Una tradizione scolastica dedicata alla formazione degli attori? La grandezza del paese America e quindi una enorme possibilità di attingere a una schiera di professionisti molto più elevata della nostra?

Domande retoriche forse, ma fanno la differenza fra un intrattenimento italico che si regge sulle spalle di pochi attori istrionici che riescono a portare a casa un risultato appena sufficiente e una qualsiasi miniserie che raccontando di una compulsione psicotica di una giovane donna che ha la passione sconsiderata per gli scacchi riesce a raccontare un mondo, le nostre insicurezze, le differenze sociali fra uomo e donna in un' America anni 60, e nello stesso tempo una storia ipnotica e appassionante che può catturare diverse fasce di pubblico.

Su Netflix.

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