Una Bologna borghese e sottoproletaria nel nuovo giallo di Massimo Fagnoni
Il narratore felsineo conferma la propria amara vocazione “morale” in “Vuoti aperdere” (eclissi editrice)
«Un mondo tanto pieno di gadget quanto vuoto d’anime». Lo scrittore bolognese Massimo Fagnoni ribadisce col suo nuovo romanzo la propria attitudine a gettare un amaro sguardo “morale” sulla società odierna. Nel suo precedente giallo, Il silenzio della Bassa. Un’indagine di Galeazzo Trebbi (del quale ci siamo occupati con la recensione L’assassino? La tv spazzatura!), aveva approfondito lo squallore, la vuotezza e l’insita, ipocrita, celata violenza di certe trasmissioni televisive, della società dello spettacolo”, dell’intrusione dei media nelle nostre esistenze.
La vicenda si svolge a Bologna, durante un autunno cupo e grigio e ha al proprio centro il Liceo scientifico “Righi” del capoluogo emiliano, quindi molti personaggi del romanzo sono studenti, coi loro genitori, per lo più appartenenti alla ricca borghesia felsinea. Ed è proprio la casuale scoperta del cadavere di una liceale di tale istituto scolastico, Laura Vannini, a dare l’avvio al ricco tessuto narrativo del libro. Sarà “la strana coppia” costituita dal carabiniere Giuseppe Greco e dall’agente della polizia municipale Marco Belli a ricevere l’incarico di sbrogliare l’intricata matassa. Protagonisti atipici, tutt’altro che perfetti, fragili di fronte al tempo che passa, coinvolti emotivamente. Ovviamente, in relazione, com’è tipico della narrativa di Fagnoni, con un turbinio di altri personaggi, tutti molto realisticamente credibili.
L’osservazione si fa analitica, spietata: «I bolognesi si spostano, vanno a prendere i figli che escono dalle scuole. Sono cortei di grossi fuoristrada lucidi e neri, guidati spesso da casalinghe abbronzate che staccano dalle loro occupazioni del mattino per il recupero dei figli. Fra poco intaseranno strade, bloccheranno il traffico in prossimità degli accessi ai diversi istituti. Lasceranno le loro auto inutili, ingombranti e inquinanti, in doppia fila, perderanno tempo a chiacchierare della prossima settimana bianca, della festa di compleanno, dell’ultima moda. Mamme bolognesi».
Accanto all’attenzione per il dato sociale, Fagnoni conferma la propria particolare sensibilità nei confronti del paesaggio bolognese, urbano e naturale. Piazza Maggiore è descritta quasi espressionisticamente: «La piazza s’è cambiata d’abito per il pomeriggio. È una pista di pattinaggio gigante, dove alcuni anziani bolognesi si vomitano addosso dichiarazioni in dialetto sui mali che affliggono il mondo, è una base d’atterraggio per dischi volanti, è la piazza più rossa del mondo dopo quella di Mosca, è un monumento ai vivi e ai morti di mille stragi. È la “piazza grande” di Lucio Dalla, è la “piazza bella piazza” di Claudio Lolli». Una Bologna tutt’altro che paciosa e allegra: una «terra schiacciata al suolo da un clima depresso».
Le immagini: la copertina del libro e lo stesso Massimo Fagnoni.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno X, n. 115, luglio 2015)
Questa la recensione di Rino Tripodi.
Rino Tripodi vive a Bologna. Insegna Lingua e Letteratura italiana nelle scuole medie superiori ed è giornalista, saggista, scrittore, consulente editoriale. Dirige il mensile telematico di Cultura ed Etica civile Lucida-Mente, La Squilla on-line.
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