domenica 19 gennaio 2014

incontri ravvicinati del terzo tipo



Cosa ci salva? Direte voi ci salva da cosa?
Dal nulla quotidiano, dalla miseria, dal piattume, dalla stanchezza, dai lutti, dalla mancanza di speranza, dalla noia, etc etc.
Cosa ci salva?
La creatività, la voglia di cercare e trovare nuove strade, e le fantastiche ossessioni.
Io mi salvo nella scrittura, e non è operazione scontata, perché scrivere è anche e soprattutto fatica, ma la montagna che scorgo all'orizzonte dei miei pensieri, la conclusione del sogno è il mio obiettivo.
Ed è quella montagna che salva il protagonista Richard Dreyfuss in uno dei capolavori dell'immaginario cinematografico che ho rivisto ieri sera.
Incontri ravvicinati per me è soprattutto questo, la storia di un'ossessione, in questo caso indotta, ma comunque diretta ad alcuni eletti per caso, e quel personaggio che non si arrende, ma insegue il sogno e alla fine parte con gli alieni, potresti essere tu.
Io tifo per lui, durante tutto il film e quella paziente consorte che lo sopporta fino a non sopportarlo più, quando perde il lavoro e caparbiamente continua  ad indagare per capire cosa ci sta a fare quella montagna fissa nei suoi pensieri, dicevo la donna, rappresenta la parte razionale del nostro vivere quotidiano, quella che ci frena, ci dice di non sognare, di non desiderare, di non progettare, di rimanere con i piedi bene ancorati per terra, talmente ancorati da indurti a scavartela da solo la fossa inevitabile per ognuno di noi.
Questo film è un'iniezione di coraggio insensato, di creatività allucinata, di desiderio infantile puro, e a distanza di 37 anni io continuo a perdermi con quell'uomo dietro ai sogni, con quel bambino che scappa dalle braccia della madre, alla ricerca di qualcosa che esiste, e non sono gli alieni, è la parte migliore di noi quella che ignoriamo tutta la vita a volte, perché considerata superflua, la fantasia.

Nessun commento: