martedì 21 gennaio 2014

The Counselor, il procuratore






Per il compleanno, e non vi dirò quando capita, mi hanno regalato l'ultimo scritto di Cormac McCarthy, The Counselor, dal quale è stato tratto il film che in questi giorni sta dando buoni risultati al botteghino.
Mi hanno regalato il romanzo perché sanno che amo particolarmente l'autore, mio riferimento, mio modello, etc etc.
Il problema è che il romanzo non è un romanzo, ma una sceneggiatura, o la cosa che si avvicina di più a una sceneggiatura di tutti i romanzi che abbia mai letto, è talmente ascitta ed essenziale da dovere essere riempita e interpretata dal lettore, è talmente sceneggiatura che sembra di essere nel film, però manca qualcosa, manca il respiro di un romanzo, mancano le descrizioni chiaramente che in questo autore sono essenziali, e manca lo spessore dei personaggi.
Rimane la  consueta ruvidezza, la crudeltà della realtà solo immaginata, la bellezza di alcuni tratti e il messaggio: ogni azzardo comporta dei risvolti inaspettati, dietro ogni obiettivo che travalichi i confini (anche geografici) della legalità e del buon senso si aprono scenari terrificanti.
Azzeccata la citazione di due protagonisti relativa a Brivido Caldo.
Il film deve essere interessante se non altro per il cast.
Il libro è un'opera incompiuta, operazione  Einaudi davvero incomprensibile, ormai sembra che si butti tutto nel calderone pur di vendere.

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