venerdì 27 dicembre 2013

Vigile urbano o agente della Polizia Locale? La potenza del luogo comune








Poesia di Gianni Rodari
Il vigile urbano
Chi è più forte del vigile urbano? 
Ferma i tram con una mano.
Con un dito, calmo e sereno, 
tiene indietro un autotreno:
cento motori scalpitanti 
li mette a cuccia alzando i guanti.
Sempre in croce in mezzo al baccano:
chi è più paziente del vigile urbano?


Bella la poesia di Rodari, nasceva per i bambini, ed è l'unica cosa che forse può mettere d'accordo tutti, perché per quanto mi sia sforzato in questi anni di spiegare al mondo che il nostro lavoro è cambiato ogni volta che succede qualcosa di clamoroso ecco che tutto si ferma, e la pietra sospinta a fatica fino in cima alla collina rotola nuovamente a valle in un eterno e frustrante gioco di ruoli. 


Rodari  prima di me aveva intuito che il nostro ruolo sociale era importante già in quel semplice compito, semplice nella comprensione sociale non nel suo adempimento.

Noi,  agenti della Polizia Locale siamo lì, in mezzo a un crocevia ormai infernale, dove insieme ai tram, agli autotreni, e ad un traffico sempre più caotico e veloce ci scivolano accanto tutte le contraddizioni del nostro vivere, ed ecco che un mestiere tanto complesso, quanto pericoloso, scompare dalle scene. 

Noi non esistiamo, e in una dolorosa vertenza sindacale a Bologna, come a Roma, o in qualsiasi città o regione nella quale il nostro lavoro, il nostro stipendio e il nostro ruolo vengono messi improvvisamente in discussione ci si ritrova soli.

Mi arrivano voci isolate dal coro che cercano di convincermi che la gente è solidale con noi, ma permettetemi di avere dei dubbi, perché la gente, l'opinione pubblica, è spesso condizionata dai luoghi comuni e cerchiamo per una volta di guardare la realtà in faccia, senza paura. 

Non ho mai pensato in questi fantastici undici anni di fare un mestiere amato, ma ogni giorno di più sento di amarlo. 

Pensate che io facevo un mestiere apparentemente opposto, ero un educatore, mi occupavo di persone in difficoltà fisica e psichica, ma mi sento più utile oggi con una divisa addosso, forse perché in questo buffo paese che finge di essere europeo occuparsi di persone in difficoltà non rappresenta un valore  e si capisce dalle retribuzioni percepite ancora oggi dagli operatori del settore sociale. 

Un solo comune denominatore fra i due mestieri me li fa apprezzare entrambi, la necessità del rispetto della regola. 

Senza regole non puoi instaurare un corretto approccio educativo con un paziente psichico, senza regole non puoi fermare un autotreno. 

Ma le regole in Italia danno fastidio e noi agenti della Polizia Locale, nonostante i morti, e la perdita progressiva di diritti sindacali e di stipendio, rimaniamo sempre la divisa meno amata. 

Non importa cosa facciamo di buono, nei trattamenti sanitari obbligatori, nelle scuole ad educare i vostri figli, negli incidenti stradali dove siamo i primi ad arrivare spesso prima delle ambulanze, nelle piazze delle nostre città piene di telecamere, noi rimaniamo nell'immaginario collettivo la divisa più odiata, quella che merita di essere punita, sanzionata, dileggiata.

La potenza del luogo comune ancora una volta ci definisce vigili urbani a dispetto di una legge che dovrebbe essere cambiata tanto è vecchia e che già ci definiva nel 1986 agenti della Polizia Municipale.

A volte penso a un'Italia diversa, più colta, più matura, più rigorosa, dove a fianco di un garantismo a volte incomprensibile ci sia spazio anche per chi umilmente ogni giorno è pagato poco e male solo per consentire al cittadino normale di vivere in una società governata dalle regole.

Senza le regole che speranza avreste voi cittadini di sopravvivere alla strada, dove ogni giorno si consuma un bollettino di guerra senza precedenti?
So già che solo alcuni leggeranno questo post, e alcuni mi malediranno, altri rideranno, altri addirittura non capiranno, e allora non mi resta che sussurrarvi amici concittadini:

Se il mio post non riuscite a capirlo, rileggetevi la poesia del grande Rodari, lui non era un vigile urbano ma aveva capito l'essenza del nostro mestiere, un mestiere che davvero non possono fare tutti ...per fortuna.


1 commento:

Anonimo ha detto...

fortunatamente c'è ancora qualcuno in grado di illuminare il buio che ci circonda